Interconnessi
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siderato come una prerogativa soggettiva esclusiva dell’attore pubblico (“mamma
provincia”), né, a maggior ragione, potrà avvenire con riferimento a un soggetto
privato (“faccia il privato”), perché esistono funzioni pubbliche necessitate per la
garanzia dei diritti della persona (allo studio, alla salute, a un ambiente salubre,
etc.). Il nuovo welfare dovrà assicurare lo svolgimento della funzione di realizza-
zione dell’interesse pubblico in termini di risultato finale e di qualità dello stesso.
No. Perché non c’è antinomia tra la garanzia dei diritti sociali e sussidiarietà, bensì
un rapporto di interrelazione, in base al quale l’obiettivo – la garanzia dei diritti
sociali e del benessere sociale – viene prima delle modalità idonee a consentire il
suo raggiungimento, che devono comunque essere di integrazione sussidiaria tra
pubblico e privato.
È necessario intersecare ruoli e responsabilità, attivare un circuito di integrazione
fra decisione del potere e consenso dei cittadini. Il nuovo welfare dovrà essere con-
seguentemente definito come un modello diffuso, ma integrato su obiettivi e fina-
lità comuni, come una rete. Il ruolo dei poteri pubblici in ogni caso deve mutare, si
qualifica come responsabilità di risultato.
Occorre forse abbandonare l’idea di un’amministrazione esclusivamente “del” citta-
dino per accoglierne una di amministrazione “per” l’uomo, scoprendosi a contatto
con una creatività propositiva che nasce nel tessuto sociale.
Alberto Faustini
Tuttavia, i maliziosi, forse non sbagliando del tutto, direbbero che Lei è per la riduzione
dell’intervento pubblico nel welfare.
Luca Zeni
Assolutamente. Sussidiarietà non significa arretramento dell’intervento pubbli-
co, ma modo di azione diverso e ulteriore dello stesso, in una modalità che pro-
muove e sostiene l’autonoma capacità di azione dei singoli e delle formazioni
intermedie.
Ricordiamoci che spesso il welfare state distribuisce parti uguali (e limitate) a
tutti. Ma l’uguale distribuzione di beni e servizi ai disuguali (e tutti noi siamo di-
suguali!) comporta un aumento della disuguaglianza, non una sua diminuzione:
è iniquo.
Occorre uno spazio in cui il potere pubblico è a servizio dei cittadini, come soste-
gno delle capacità fondamentali della persona, tra le quali, in primis, la capacità
di esercitare le proprie capacità e di assumersi le proprie responsabilità.
Non è dunque una minaccia, bensì un’opportunità per i cittadini e per il potere
pubblico e, come tale, sarebbe saggio coglierne le potenzialità.
Alberto Faustini
Va ripensato il concetto di benessere sociale?
famiglia
società
società
autonomia
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