I “costruttori”
I “costruttori”
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La politica, che lo si voglia o no, incide sulle nostre vite. Sempre di più abbiamo
bisogno di una politica che si muova non secondo quella che Max Weber chiamava
“l’etica della convinzione”, ovvero secondo principi o ideologie prefissate, bensì di
una politica che si muova secondo “l’etica della responsabilità”: quando si compie
una scelta, occorre considerare e valutare le conseguenze della scelta stessa.
Per questo dobbiamo cercare di agire oggi avendo in mente il Trentino, l’Italia, l’Eu-
ropa, il mondo che vorremmo nel 2020, nel 2030.
Infatti il filo della storia non è lineare. Ci sono fasi – che in passato potevano durare
secoli ma oggi pochi anni – di tranquillità, di transizione, dove chi ricopre funzioni
politiche e amministrative può limitarsi a governare bene.
Ci sono invece fasi di grandi cambiamenti, dove in pochi anni il corso delle cose
cambia radicalmente; in questi momenti la politica e l’amministrazione, a qualsiasi
livello, devono saper fare qualcosa di più che semplicemente ben amministrare l’or-
dinario: occorre capire dove stiamo andando, indicare una direzione.
Recentemente, nel corso di un convegno sull’apprendimento delle lingue stranie-
re nelle scuole dell’infanzia, uno dei relatori raccontava che poche settimane pri-
ma uno dei “suoi ragazzi” lo aveva invitato al proprio matrimonio con una ragazza
finlandese conosciuta in Erasmus, e tra gli invitati c’erano persone di quattordici
nazionalità diverse! E questo è
oggi
. Ma insegnare in via sperimentale nelle scuole
dell’infanzia una lingua straniera significa già essere in ritardo, figuriamoci se dob-
biamo pensare al mondo in cui vivranno i bambini di oggi tra vent’anni!
Il contesto internazionale
Viviamo certamente uno dei momenti di maggiore incertezza, preoccupazione, con-
fusione dal dopoguerra. Lo vive non solo l’Italia, ma l’Europa intera. Lo vive, a dire la
verità, tutto il mondo. Il secolo breve ha lasciato il posto al secolo del caos, se ogni
giorno troviamo in un singolo giornale più informazioni – tutte sovrapposte, senza
lasciarci il tempo per riorganizzarle – di quanto solo un paio di secoli fa un uomo
poteva avere nel corso della sua vita.
Fa specie usare parole e immagini così impegnative, ma dopo anni di dormiveglia, dopo
aver voluto far finta di niente, ci ritroviamo dinnanzi alla realtà: questo è il mondo glo-
bale. Ecco la declinazione più ruvida di quel termine,
globalizzazione
, che per anni è
entrato nelle nostre case come un prodotto commerciale, e come tale è stato trattato,
concepito, digerito. Come una pubblicità, uno slogan, una campagna promozionale.
Oggi, all’alba del terzo millennio, ci rendiamo conto di che cosa esso voglia veramente
dire. La sfida principale che abbiamo dinnanzi è anzitutto questa: passare dall’illusio-
ne a una speranza disincantata, per riprendere in mano le redini di noi stessi.
In questi mesi che ci siamo lasciati alle spalle abbiamo visto accadere parecchie
cose che la nostra generazione – ed anche quella prima di noi – aveva studiato solo
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