I “costruttori”
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Pensiamo a nuove forme di ammortizzatori sociali sul modello dei Paesi scandina-
vi per i giovani precari, così da renderli davvero lavoratori flessibili; pensiamo ad
esempio alla cosiddetta flexicurity proposta da Ichino.
Investiamo in maniera massiccia, profonda, nell’idea di un Trentino modello mon-
diale di sviluppo sostenibile: abbiamo la neve e l’acqua, il sole, il vento, un ambien-
te che vendiamo come incontaminato e che è il motore vero dell’economia.
Mobilità alternativa, case con elevati standard energetici, una migliore qualità
della vita.
Se pensiamo al Trentino di domani, non potrà che essere sempre più identificato
con la sua fisicità, con l’integrità del paesaggio, con la salubrità, con un’economia
che valorizza l’ambiente.
Parlare di turismo, sport, trasporti, agricoltura, zootecnia, energia, significa par-
lare di noi stessi.
La nostra storia, il nostro territorio, la nostra stessa identità sono la vera chiave per
rafforzare la nostra autonomia e guardare con nuova speranza e nuove opportunità
al futuro. Abbiamo davanti delle sfide che non possiamo permetterci di perdere,
ma non tanto perché diventeremmo un po’ meno ricchi dal punto di vista economi-
co, ma perché ci omologheremmo, appiattendoci a modelli che snaturerebbero la
nostra identità.
Apriamo un confronto su alcuni grandi temi:
• affrontiamo la sfida del nuovo turismo alpino di qualità, legandolo alle carat-
teristiche uniche del nostro territorio;
• affrontiamo l’esigenza di dare concretezza ai raggiunti obiettivi di autonomia
gestionale energetica;
• recuperiamo l’orgoglio di sperimentare forme più eque e generose per il so-
stegno alle famiglie, alla natalità e alla sostenibilità generazionale;
• restituiamo vitalità alla vita democratica delle nostre comunità di valle;
• investiamo in una ricerca che abbia come riferimento le migliori realtà inter-
nazionali, e che porti a crescere i territori.
Al centro di tutto, ancora una volta, la famiglia. Alla fine non c’è politica che tenga:
la società funziona se funziona la famiglia. La politica ha soltanto la responsabi-
lità di creare le condizioni perché la famiglia possa vivere con serenità, mettendo
al centro la crescita dei figli.
In definitiva, la sfida che ci stiamo giocando riguarda il futuro della nostra comu-
nità e della nostra autonomia.
Voglio concludere citando la mail di un giovane trentino che mi scrive:
Il Trentino che vorrei lo immagino come quello dei miei nonni, con
più servizi e con una qualità della vita buona dove possiamo man-
giare i prodotti della terra senza avvelenarci, dove l’ospitalità sia
vera e non artefatta, dove le tradizioni sopravvivono anche grazie
agli immigrati, dove mia figlia trovi un’occupazione commisurata ai
suoi studi o alle sue attitudini senza che il papà debba mendicare
favori o raccomandazioni. Un Trentino dove le aziende private vo-
gliano investire perché i servizi sono buoni e si inneschi un mecca-
nismo di incentivazione e di stimolo ma non di welfare aziendale.
Questo è il Trentino che vorrei, forse troppo semplice ma in fondo
la semplicità è anche la caratteristica più marcata di noi trentini.
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