I “costruttori”
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risposta alla “riforma Gelmini” sono il frutto di una situazione stremante, che
non ha lasciato il campo a ideologie e demagogie dannose quanto le mancate
e promesse riforme. Infine ripensiamo il carico fiscale, per riequilibrare davvero
in modo premiante la capacità fiscale a forte discapito delle pratiche di evasio-
ne ed elusione fiscale; nella prima parte del lavoro riportiamo una proposta che
valorizzerebbe la virtuosità territoriale. A detta di molti, non esiste la bacchetta
magica, ma esistono strumenti giuridici non vessatori che consentono di rimet-
tere tutte le imprese su un piano di responsabilità fiscale e pubblica. Io credo
che siano davvero pochi gli imprenditori che vogliano sottrarsi a tutti i costi
dall’imposizione fiscale, ma non è sostenibile che si impieghi sino alla fine di
giugno di ogni anno per produrre quanto poi si dovrà versare al Fisco.
Altro asse di azione per l’economia: rimettere al centro il rispetto delle rego-
le, supportando percorsi virtuosi in primis da parte delle autorità pubbliche.
Il quadro regolativo di un Paese è un fattore competitivo strategico per ogni
decisione di investimento estero che intende collocarsi in Italia. Regole com-
prensibili per cittadini e imprese, chiarezza di indirizzi e responsabilità diffusa
ma chiara: oggi occorre questo cambiamento di impostazione mentale e psico-
logica. Con questo, occorre procedere con forza a una nuova politica dell’im-
migrazione, che chiuda una volta per tutte le frontiere a chi delinque, e le spa-
lanchi alle tante persone che vogliono solo avere una speranza e costruirsi una
famiglia, e occorre procedere a una nuova politica ambientale che consenta
tanta rapidità decisionale negli iter autorizzatori quanta severità di condanna
nel caso di danno ambientale.
Il rapporto tra Nord e Sud (federalismo)
.
A fare da sfondo a tutto quanto detto, si definisce il grande tema del rapporto
tra Nord e Sud d’Italia e del cosiddetto “federalismo”.
Per fare le cose seriamente, occorrerebbe prendere in mano la seconda parte
della Costituzione, anche se non sembrano esserci le premesse politiche per-
ché questo avvenga. Dobbiamo essere categorici: l’altissimo compromesso tra
tutte le forze politiche da cui è nata la nostra carta costituzionale, tra le macerie
della seconda grande guerra, mantiene tutta la sua attualità.
Negli articoli fondamentali ritroviamo una profondità che emerge anche soltan-
to scorrendo i nomi dei padri costituenti.
Allo stesso modo però la geometria istituzionale, disegnata per stemperare
all’interno di un bicameralismo perfetto le fortissime tensioni sociali che at-
traversavano il Paese, oggi presenta molti segni di invecchiamento e fatica a
tenere il passo del dinamismo contemporaneo.
Pensare di affiancare alla Camera un Senato delle Regioni e delle Autonomie
consentirebbe un maggior raccordo tra comunità locali e Stato centrale (oltre
che di abolire una serie di organismi di raccordo non più necessari), spezzando
l’inutile bicameralismo perfetto italiano.
Proseguiamo poi con elementi di saggezza istituzionale, prevedendo da un lato
meccanismi di autonomia legislativa e amministrativa forti in capo alle Regioni,
ma stabilendo regole omogenee e certe per la perequazione e la solidarietà nazio-
nale (meccanismi che paiono molto deboli nella previsione della legge sul federa-
lismo). Il fine di questa riforma dev’essere quello di semplificare il quadro decisio-
nale, non di aggravarlo con ulteriori orpelli e sedi di compensazione di interessi.
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