I “costruttori”
99
Se guardiamo al panorama nazionale, è necessario ricostruire le basi stesse del
meccanismo che lega rappresentanti a rappresentati: la violenza verbale, la dissa-
crazione delle Istituzioni compiuta in questi anni ha bruciato tutto, lasciando sol-
tanto una sterminata aridità. Storicamente è sempre avvenuto così: come possiamo
sentirci protagonisti della nostra vita politica nazionale, se a decidere i membri del
Parlamento della Repubblica italiana non siamo più noi? In Italia è stata formalizza-
ta e strutturata una democrazia dei partiti molto pericolosa.
Ha dunque ragione chi evidenzia che ripartire oggi significhi intervenire sulle più
gravi patologie dell’Italia di oggi; mi limito a elencarne alcune (ma ce ne sarebbero
molte, pensiamo solo alla riforma della giustizia o al sistema dell’informazione) for-
nendo qualche spunto interpretativo:
Il rapporto tra gli elettori e la politica
(legge elettorale in primo luogo).
Penso che in pochi possano difendere l’attuale legge elettorale. Occorre rico-
struire il circuito democratico della rappresentanza e lo si può fare tanto con
un sistema proporzionale con soglie di sbarramento, quanto con un sistema
maggioritario. Scegliamo lo schema più utile all’Italia, non a questo o quello
schieramento, e riprendiamo il sistema elettorale francese o quello tedesco,
adattandoli al nostro sistema. Sono i due sistemi che hanno mostrato di funzio-
nare meglio, di garantire governabilità e rappresentanza. Scegliamo, ma faccia-
mo presto.
La ripresa dell’economia italiana
.
È la vera grande sfida del prossimo decennio. L’Italia, dopo il 2010, o si riprende
e si incammina nuovamente su un percorso di produttività e competitività o non
riuscirà più a garantire alle prossime generazioni il benessere che abbiamo vis-
suto nell’ultimo trentennio del Novecento. La sfida riguarda dunque la capacità
di intraprendere un ciclo virtuoso di cambiamento e di innovazione tecnologica,
che può portare frutti nel medio periodo, senza pretendere che ogni soluzione
sopraggiunga entro pochi mesi. Occorre recuperare quanto di buono v’era nella
c.d. Strategia di Lisbona dell’Unione Europea, investire in ricerca e innovazione,
allentare la presa fiscale e sottoporre lo Stato e gli enti territoriali regionali e
locali a una pesante cura dimagrante che lasci in vita e rafforzi soltanto il welfa-
re state, cancellando organismi ed enti inutili, tagliando senza remore il public
spending improduttivo, i contributi a pioggia che non danno valore aggiunto e
consentono solo la sopravvivenza di cadaveri aziendali senza futuro.
Il welfare state va ripensato attorno alle grandi direttrici del sostegno pubblico
di cui hanno bisogno i cittadini che si trovano in fasi delicate della propria vita:
infanzia, famiglia, formazione, disoccupazione, malattia, disagio sociale, anzia-
nità. Accanto a questo ripensamento, va coinvolta senza ideologismi la capaci-
tà di intervento privata e privato-sociale in un sistema realmente integrato che
sia di supporto e non di annullamento delle persone.
Sempre per il sostegno all’economia del futuro, occorre ripensare il sistema
universitario; seguiamo l’esempio inglese, eleviamo con rigore la selettività
dei primi anni del corso di studi universitario per creare davvero la classe
dirigente del futuro. Mettiamo al centro la chiave di volta del merito a 360
gradi. Chi è realmente bravo va avanti con tutto il supporto necessario; chi
non lo è, sia aiutato a trovare una strategia di ingresso al mondo del lavoro
più vicina alle sue capacità. Le grandi agitazioni nelle Università italiane in
1...,89,90,91,92,93,94,95,96,97,98 100,101,102,103,104,105,106,107,108,109,...112