I “costruttori”
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Oggi dobbiamo pensare a rimettere in moto l’economia e ripensare la presenza pub-
blica nella stessa.
Dobbiamo lavorare per restituire autorevolezza alla Politica. Dobbiamo investire in
ottimismo sul futuro, mettere in campo le migliori energie per creare le condizioni
psicologiche collettive per la ripresa economica e sociale.
Siamo investiti come Politica, del compito e dell’onore intellettuale di fermarci, di
pensare e riflettere, senza metterci troppo tempo e di agire per consolidare condi-
zioni idonee a favorire la ripresa.
è ora e tempo che sia anche la Politica, noi tutti, a prendersi cura di queste temati-
che. Lavoriamo su un tessuto di idee che miri allo sviluppo delle infrastrutture, inte-
se come condizioni di supporto alla crescita e alla ripresa economica, ma non più e
non solo intese come strade o linee di comunicazione fisica, ma come infrastrutture
immateriali: penso agli sforzi per la connessione in rete del Trentino, penso alle
infrastrutture intellettuali, alla ricerca applicata allo sviluppo, allo sviluppo basato
sulle tecnologie pulite.
Pensiamo all’economia del domani, anche per il Trentino. Dobbiamo puntare su
energia, tecnologia, turismo di qualità.
Chiudiamo i rubinetti dell’acqua, un po’ alla volta si intende, nei luoghi dove sappia-
mo che non si sono costruiti argini di competitività. Dirottiamo i flussi delle nostre
risorse verso i grandi bacini del domani: lo stanno facendo – chi più chi meno – tutti
i grandi sistemi occidentali che hanno davvero inteso di voler cogliere dalla crisi eco-
nomica le opportunità di cambiamento strutturale per consolidare il domani. Inve-
stiamo nel settore delle energie alternative, delle produzioni ad alto valore aggiunto,
della ricerca applicata al settore sanitario, del turismo di qualità e del domani.
Creiamo, se ne siamo capaci, un dibattito politico culturale che favorisca e supporti
scelte anche dolorose.
Sappiamo inoltre che le risorse della nostra autonomia saranno destinate a calare:
il federalismo fiscale e l’accordo tra la Provincia di Trento e lo Stato hanno sancito
un percorso che porterà dal 2018 a una riduzione delle risorse oggi stimata in circa
600 milioni di euro all’anno. Questo significa che una politica lungimirante ha il do-
vere di interrogarsi su quale sarà il sistema trentino anche una volta esauriti i soldi
arretrati che lo Stato ci verserà da qui al vicino 2018. Una strada su cui un sistema
può puntare, è cercare una specializzazione in alcuni, pochi settori, per diventare
eccellenza. Ma è una strada rischiosa, forse non adatta al Trentino.
Un sistema con un’economia tanto diversificata e con tante microimprese come il
nostro territorio deve piuttosto puntare alla capacità di fare rete del sistema stesso.
Occorre far evolvere il sistema, più che le singole imprese: questo sarà possibile
grazie ad una straordinaria opportunità che ci sarà data, ovvero la competenza sugli
ammortizzatori sociali, in modo da non creare problemi sociali dovuti all’aumento
della selezione.
Con gradualità ed equilibrio, ma dobbiamo uscire dalla predominanza dell’edilizia e
dall’aiuto “a pioggia” che tiene in piedi le imprese anche se non sono competitive,
per sostenere invece un sistema trentino capace di stare sul mercato mondiale, di
vendere se stesso. Lo possiamo fare se si sosterrà con convinzione la capacità di
impresa e se si valorizzerà il valore aggiunto dato da un territorio unico al mondo
per risorse naturali, ambiente, capacità di essere comunità. In altre parole, dobbia-
mo impiegare le risorse importanti che abbiamo per dare una direzione al Trentino!
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