I “costruttori”
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pericolosa: lasciamo pure stare i discorsi di carattere etico che pure ci sono, ma
è pericolosa per il fatto che non è economicamente sostenibile.
Ecco allora che nei prossimi anni il Trentino è chiamato a fare un salto di qualità
enorme su questo fronte: l’autonomia è più forte se tutti sono più responsabili.
Il Trentino vince se tutti corrono con la medesima convinzione verso il traguar-
do. Come ricordavamo un attimo fa, nella finanziaria 2011 per la prima volta
si inseriscono criteri che recepiscono quanto chiedevamo da tempo, capaci di
legare la contribuzione pubblica maggiormente alla produttività e alla capacità
di investire rispetto al sostegno generalizzato che in definitiva penalizza chi è
capace di fare davvero impresa: è questa la strada che occorre proseguire.
La terza sfida è quella dei servizi di welfare.
La terza sfida per il Trentino è senza dubbio questa: implementare un sistema di
servizi che sappia costruire comunità. Le nuove deleghe in capo all’ente pubbli-
co provinciale, dagli ammortizzatori sociali all’università, impongono un ripen-
samento complessivo del modello di servizi che stiamo erogando. Ed anche in
questo settore, dobbiamo essere in grado di fare delle scelte chiare. Una comu-
nità solidale, che pensa davvero al bene di tutti, deve aiutare chi ne ha bisogno
fornendo servizi e vigilare di più su chi questi servizi non ha titolo per chiederli.
Fornire servizi pubblici di assistenza sanitaria e sociale, di sostegno allo studio,
di agevolazioni economiche, è un potentissimo strumento di mobilità sociale.
Eccolo l’obiettivo da raggiungere: creare un sistema di parità delle opportunità
in base al quale ogni persona può scegliere la propria strada e provare a realiz-
zare le sue aspettative lavorative e familiari al di là dello status di nascita.
Alla fine credo che l’obiettivo più autentico e profondo che dovrebbe avere la
politica sia proprio questo! Permettere che il figlio dell’operaio e quello dell’in-
dustriale possano avere le stesse opportunità, che non siano obbligati dal si-
stema a seguire quanto la loro nascita ha stabilito. Devono contare le motiva-
zioni e le attitudini personali!
Purtroppo l’Italia ha percentuali di mobilità sociale tra le più basse d’Europa,
il percorso è estremamente lungo. Però qualche strumento in più il Trentino
lo ha a disposizione, e in questo senso, verso questo obiettivo, dobbiamo ri-
orientare il nostro sistema di welfare, con una logica nuova, fuori degli schemi.
CONCLUSIONE
La peculiarità più grande del Trentino infatti è sempre stata non tanto la presenza
delle montagne, o un’autonomia ricca di risorse economiche, bensì la presenza di
una classe dirigente diffusa sul territorio, di una comunità capace di autogovernarsi
ad ogni livello. Cooperazione, associazionismo, pompieri, alpini, cori, parrocchie,
comuni, filodrammatiche... il tessuto sociale è sempre stato il vero antidoto all’omo-
logazione con il resto del mondo.
Ma se vogliamo che continui ad esserlo, non possiamo pensare di espropriare i cit-
tadini dal coinvolgimento nelle grandi scelte che dobbiamo compiere. Il Trentino è
sempre stato profondamente democratico, la cultura della delega ne modifichereb-
be profondamente la struttura di fondo.
Il Trentino oggi deve avere una piena consapevolezza del proprio ruolo; siamo terra
di frontiera in un’Europa dove il termine confine non significa più “muro” ma croce-
via, momento di incontro tra popoli, culture, economie.
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