Interconnessi
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mocrazia si svuota di contenuto. Oggi al Trentino serve una politica consapevole,
informata, capace di assumersi la responsabilità di fare sintesi delle posizioni, di
guardare all’interesse generale nel suo complesso.
Alberto Faustini
Dunque?
Luca Zeni
Dunque dobbiamo assolutamente tornare a una politica più consapevole, perché i
problemi che ogni giorno vivono le nostre famiglie dipendono in larga misura dalle
decisioni e dalle scelte – o dalle non scelte – della politica.
E per farlo dobbiamo conoscere il Trentino: il Trentino fatto di agricoltori e insegnanti,
imprenditori e lavoratori, giovani precari e pensionati, ognuno con una storia da rac-
contare, ognuno con il bisogno di essere ascoltato.
Vinceremo la nostra scommessa se impareremo a dissentire senza contrapporci, per-
ché se si è disposti ad ascoltarsi a vicenda, si può prendere dagli altri il meglio. Basta
un po’ di coraggio, già altre volte il Trentino ha saputo cambiare marcia.
Il tutto conduce a una questione di metodo delle decisioni pubbliche, al problema
della politica di oggi che sta fuori dall’arena democratica ma rifugge nella tecnocrazia.
Lungi da me riprendere una litania che talvolta si avverte di qui e di là circa l’incapacità
della politica di incidere davvero sulle grandi scelte dell’oggi, su quelle direttrici che
incidono veramente sulla vita delle persone.
Oggi è fondamentale poter contare su un Esecutivo in grado di decidere e di assu-
mersi la responsabilità di scelte anche impopolari. Tuttavia, questa titolarità non può
essere esercitata prescindendo dalla funzione complementare e bilanciatrice del Con-
siglio provinciale. Nella realtà delle cose, la marcata verticalizzazione dei poteri, ac-
centuata dal ritorno alle urne nel caso di sfiducia al Governatore, ha di fatto attenuato
il ruolo del Consiglio. Il problema, non facile da risolvere, è quindi capire come questo
ribilanciamento possa essere concretamente perseguito.
Ci sono tre dimensioni su cui si dovrebbe intervenire.
Primo. Accentuare ulteriormente la funzione politica di Consiglio e Consiglieri. A farsi
strada dovrebbe essere una sempre maggiore capacità di proposta, adeguatamente
supportata sul piano tecnico oltre che giuridico, e di sintesi degli interessi più generali
a scapito di quelli più minuti.
Secondo. Rinverdire l’orgoglio di essere Consiglieri, non lasciando spazio alle frustra-
zioni, spesso indotte dalla pervasiva centralità dell’Esecutivo. Solo questo può ridare
all’aula la sua centralità: una centralità vocata più all’approfondimento dei contenuti
che all’impatto mediatico, più alla funzione reale di confronto e controllo che all’essere
mero collettore di decisioni prese altrove. E ancora, un’aula aperta agli stimoli dell’Ese-
cutivo,ma anche agli interessi, alle istanze e alle visioni che la comunità esprime, facendo
del Consiglio e dei Consiglieri un portale di accesso alle istituzioni a disposizione di tutti.
Terzo. Promuovere un insieme di azioni coordinate, in grado di affrontare la questione
a più livelli. Da quello del coinvolgimento preventivo, perché il Consiglio deve costi-
tuire per l’Esecutivo un interlocutore permanente e privilegiato. Quindi informare per
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