Interconnessi
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Alberto Faustini
Nei giorni scorsi lei non è stato dai rottamatori di Renzi. Ma forse più d’uno s’aspet-
tava di vederla accanto al giovane sindaco di Firenze per dare una spallata ai vecchi
padri-padroni del Pd. Gesto d’astuzia, il suo? O rottamare non fa per lei?
Luca Zeni
Che nel Partito Democratico italiano ci siano molte cose da migliorare, non lo nego
di certo. Troppo spesso appare governato da logiche vecchie, con capicorrente che
appaiono più preoccupati di conservare rendite di posizione che di rilanciare una
politica riformista per il Paese.
Tuttavia non condivido la linea né del nuovismo né del giovanilismo. Intendiamoci:
credo profondamente nel rinnovamento e ne ho sempre portato la bandiera, ma
rinnovamento significa favorire il liberarsi di nuove energie ed evitare che il ricoprire
per troppo tempo una stessa carica crei delle “incrostazioni”.
Ma non è una questione anagrafica, ci sono persone innovative e “giovani” anche
con i capelli bianchi! E al contempo sono sempre stato convinto che per attuare dav-
vero quei principi di una politica finalmente capace di non basarsi sulle urla e sullo
scontro, chiunque abbia dei ruoli politici dovrebbe proporsi per le idee che ha, non
per gli attacchi che fa al re. Abbiamo bisogno, più che di rottamatori, di costruttori!
Alberto Faustini
Qualche esempio di queste proposte?
Luca Zeni
Gliene cito due, che nella loro semplicità potrebbero avere risvolti importanti a li-
vello nazionale.
Le Regioni hanno la possibilità di approvare delle “leggi-voto”, ovvero delle propo-
ste di legge da inviare al parlamento italiano perché le esamini. È uno strumento
poco utilizzato, ma che potrebbe consentire di far emergere nuove idee, concrete in
quanto già articolate nel dettaglio.
Attraverso la legge-voto ho di recente avanzato la proposta di aprire un settore an-
cora ingessato e senza concorrenza come quello delle farmacie. Se tale chiusura
poteva essere giustificata in passato, oggi non lo è più: il farmacista non è più l’al-
chimista che prepara materialmente le ricette, nella maggior parte dei casi si limita
a vendere un prodotto prescritto da un medico.
Oggi il numero di farmacie è definito per legge in base al numero di abitanti, e un
giovane farmacista non può neanche sognare di aprire una sua attività, se non la
possiede già di famiglia.
Le conseguenze sono prezzi dei farmaci tra i più elevati d’Europa e poca occupazio-
ne con redditi “protetti” elevatissimi.
La proposta avanzata è di aprire il mercato, consentendo a farmacisti o medici di
aprire liberamente una farmacia. La possibilità per i medici – giustificata sia dall’al-
to numero di essi oggi in difficoltà a trovare lavoro e dal fatto che hanno un percorso
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