Prospettive
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ha un’importante ricaduta sociale. E occorre sottolineare che secondo la visuale
cristiana “La legge è fatta per l’uomo, non l’uomo per la legge”. Sono cioè le regole
che devono adattarsi alle persone, non le persone alle regole.
Etica e giustizia sociale in tempo di crisi
Il nostro contesto è innegabilmente quello di una crisi. Crisi economica ma anche
culturale ed etica, che spinge a riflettere, a discernere, a decidere di rinnovare tante
cose. E questo è – seppur in apparenza paradossalmente – un motivo di speranza e
di rinnovato impegno. Lo scrive persino papa Benedetto nella sua ultima enciclica
Caritas in veritate
quando parla della «necessità di un cambiamento di mentalità
che porti ad adottare nuovi stili di vita» (V 51).
La crisi infatti ricorda i pericoli insiti nel perseguire ciò che “conviene” rispetto a ciò
che “è giusto”! La legalità e il senso morale conferiscono all’uomo la fermezza e la
bellezza che procedono dal compiere fedelmente il proprio dovere. Mi sembra che
nell’oggi della crisi una visione e azione etica richieda di tener presenti soprattutto
le seguenti linee di impegno e dunque di speranza:
• una maggiore adesione alla verità/veracità, senza le quali non può sussistere
nulla di solido, a livello personale come sociale;
• una tutela della salute che tenga presenti se stessi ma anche gli altri, secondo
il motto del noto sociologo Zygmunt Bauman: «nell’era del fitness non dimenti-
chiamo la compassione!»;
• una coerente pratica della sobrietà e della sostenibilità, nel senso di quella
“giustizia intergenerazionale” di cui parla anche la
Caritas in veritate
;
• una riscoperta di cortesia, amicizia, rispetto, nonviolenza, generosità, gratuità,
pazienza, come modalità concrete di donare speranza e favorire dialogo e col-
laborazione;
• una tutela convinta della libertà, soprattutto di quella interiore, affinché – come
formula il noto traduttore e pensatore Quirino Principe – nella nostra vita sap-
piamo privilegiare il piano dell’
essere
rispetto a quello dell’
avere
;
• una chiara indicazione di priorità: il malessere sociale infatti si riflette su tutta
la società, non solo sui poveri. Priorità di spesa, sì, ma anche di investimenti in
relazioni umane, ovvero in qualità del vivere;
• una promozione capillare del volontariato, non solo inteso come tappabuchi
ma come via di realizzazione personale e di qualità di vita comunitaria, attua-
zione di quel “tempo sociale” che ciascuno di noi dovrebbe porre tra il tempo
del lavoro e il tempo libero;
• una garanzia della stabilità dei posti di lavoro, perché il precariato imperante
impedisce ai giovani di metter su famiglia e di avere una casa propria e dunque
mina la tenuta di tutta la società.
Sono problemi grossi quelli a cui ho fatto riferimento. Mi conforta un’immagine ri-
cordata nel corso di una conferenza dal noto e compianto maestro sufi Gabriele
Mandel khan. Raccontava l’illustre amico che quando nella giungla scoppiò un de-
vastante incendio, tutti gli animali corsero a mettersi in salvo nella direzione oppo-
sta. Solo il colibrì puntò deciso verso il fiume per prendere una goccia d’acqua da
gettare sul fuoco. Quando alcuni animali lo derisero per il suo gesto, il minuscolo
volatile rispose: «Faccio tutto quello che posso!» Se tutti seguissero l’impegno del
colibrì, ci sarebbero davvero tanti e concreti motivi di speranza.
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