Prospettive
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Oggi dobbiamo capire che la nostra speranza per avere prospettive per i prossi-
mi 100 anni è il turismo. Ma il turismo funziona soltanto dove la terra è lavorata.
Il montanaro è molto più importante dell’arrampicatore, che rappresenta una élite.
Le Dolomiti sono uniche non tanto per le rocce, quanto perché qui si fondono il
terreno lavorato dall’agricoltura, la malga, il bosco. Il bosco è lavorato da sempre,
dal contadino che taglia la legna, e l’uomo ha il diritto di utilizzare il territorio. Oltre i
confini del bosco, sulle cime, è giusto mantenere la completa integrità, e lì ognuno è
responsabile per se stesso. Ma al di sotto, laddove l’uomo è sempre stato presente,
il contadino ha diritto di rimanere.
Fondamentale esperienza è quella del maso chiuso. Non è un modello esportabile
in Italia, ma in Alto Adige è ciò che ha permesso di fare la differenza. Quel modello,
salvato da Maria Teresa d’Austria, e passato indenne dal fascismo, consente di man-
tenere moltissime famiglie e di essere volano per il turismo.
Il turismo deve ruotare intorno al contadino, il quale a sua volta trova nel turismo il
proprio sostentamento. Oggi infatti non è pensabile sopravvivere se si vive a 1500
metri con 10 mucche, a meno che non si riesca a realizzare un agritur. Io stesso vivo
questa esperienza: possiedo tre masi chiusi, che ho acquistato per pochissimo, ho
ristrutturato, ed ora ognuno è gestito da una famiglia che produce carne, frutta,
verdura, latte, e valorizzano questi prodotti vendendoli sul posto.
Se si crea un circuito capace di collegare i masi anche con gli alberghi, si riesce a cre-
are un legame tra il turista, i prodotti locali, la cultura locale. In un mondo globaliz-
zato ci si può distinguere solo valorizzando la cultura locale, dalla cucina, all’archi-
tettura, alle proprie specificità; per questo sarà fondamentale il ruolo di chi lavora
la terra, per abbinare turismo e agricoltura. In tal modo inoltre si preserva e gestisce
il territorio. In tutto questo è fondamentale mantenere il blocco delle seconde case.
Luca Zeni
Di fronte a questo modello però qualcuno sostiene che si concentra sul turismo
estivo, mentre in realtà i maggiori introiti derivanti dal turismo sono prodotti nella
stagione invernale, con lo sci.
Reinhold Messner
Il turismo invernale è una parte molto importante dell’economia, ma dobbiamo sta-
re attenti a come svilupparlo e comunque si deve puntare a riequilibrare le stagioni
facendo crescere il turismo estivo. Già oggi in alcune realtà, come la Val Venosta, il
turismo estivo è prevalente, ed altre zone, penso alla Val Gardena, stanno cercando
di incrementare questa stagione.
Sicuramente non possiamo fare a meno del turismo invernale, non si può vivere solo
sulla stagione estiva, ma dobbiamo stare attenti a non incrementare ulteriormente le
infrastrutture per lo sci, perché creano un inquinamento paesaggistico che penalizza
il turismo. Dobbiamo anche riuscire a ricostruire una cultura lavorativa negli alberghi
e in tutto l’indotto, perché troppo spesso i giovani non intraprendono questi lavori,
che oggi sono infatti in gran parte occupati da lavoratori stagionali stranieri.
Dobbiamo anche sfatare un mito, quello degli impianti sempre più in alto. Salendo
fino sulle cime delle montagne, finiremo con il distruggerle. Molto meglio investire
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