Prospettive
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sono alcuni degli strumenti che sono stati messi a disposizione delle aziende per
consentire loro di reggere l’onda d’urto della crisi. Si tratta di strumenti di “pronto
soccorso”, che il Governo provinciale ha giustamente attivato proprio in questo sen-
so, consentendo al malato di non perdere conoscenza.
Ora però ci troviamo di fronte a uno scenario a detta di alcuni inaspettato (non per
me, anche se non sono contento di questa situazione): la crisi non è finita, sarà an-
cora potenzialmente lunga e il 2011 potrebbe essere l’anno peggiore. In altri termini,
la mia sensazione è che il pronto soccorso abbia esaurito la sua efficacia o, più cor-
rettamente, stia finendo la penicillina e gli scaffali siano se non vuoti, quantomeno
critici. I fondi a disposizione del Governo provinciale non sono certo illimitati. Sinora
sono stati dispensati in modo non selettivo, proprio come terapia d’emergenza, con
l’effetto collaterale che talvolta sono stati tenuti in vita i soggetti più deboli, a sca-
pito dei più sani, che magari, proprio in quanto sani, non hanno beneficiato di aiuti
e si sono trovati il collega debole a fargli concorrenza sul mercato.
Nei prossimi mesi sarà inevitabilmente necessarioprocedere a delle scelte, a individua-
re su quali settori e su quali aziende concentrare quegli aiuti che saranno destinati ad
essere inevitabilmente scarsi e quindi da utilizzare in modo mirato. Certo, l’intervento
a pioggia è sostanzialmente più facile, forse più popolare, ma agisce generalmente sul
sintomo (la difficoltà finanziaria) e non sulle cause, come una sorta di antidolorifico.
Entrando più nello specifico, il settore agricolo è prevalentemente occupato da impre-
se cooperative. In alcuni comparti, come ad esempio il settore frutticolo, non si rileva-
no particolari criticità, anzi. Differente invece il discorso per il settore lattiero - case-
ario e, conseguentemente, quello zootecnico e per il settore vitivinicolo. Scelte dis-
sennate, autoreferenzialità del sistema e delle persone, incapacità di rinnovamento,
con le medesime persone che da decenni occupano i posti chiave, hanno determinato
una situazione di sostanziale fallimento economico finanziario. La stampa locale ha
informato sulla situazione debitoria di alcune cooperative, e la replica si è basata
sulla considerazione che gli attivi coprono abbondantemente i debiti. Probabilmente
ci si trova però di fronte ad attivi (crediti, rimanenze, partecipazioni) il cui valore ef-
fettivo è talvolta sensibilmente inferiore a quello di bilancio, con la conseguenza che
i debiti superano gli attivi. Contemporaneamente la gestione corrente non solo non
genera cassa, ma arriva talvolta a distruggerne, con conseguente cristallizzazione del
debito. La reazione a questa situazione è stata ed è la richiesta di soccorso alla Pro-
vincia, rifiutando di fatto una revisione delle strategie e del sistema, facendo crescere
nel contempo una nuova classe dirigente, magari in grado di conquistare spazio per
merito più che per fedeltà non tanto ad un ideale, ma piuttosto ad un sistema.
Il settore manifatturiero, spesso bistrattato, si presenta certamente diversificato.
I problemi principali sono dati dalla piccola dimensione e dalla presenza di settori
che, oggettivamente, hanno poche o inesistenti prospettive future, a meno che non
si cambi completamente la definizione del settore stesso.
Sulla piccola dimensione delle imprese italiane sono state scritte intere biblioteche.
A livello di mero spunto di riflessione, vedo due possibili linee di intervento: l’utiliz-
zo di fondi pubblici per premiare e sostenere in modo significativo l’aggregazione di
imprese e l’utilizzo delle leve pubbliche per creare reti e sistemi di imprese (anche
prevedendo una compresenza di imprese profit e cooperative) al fine di far crescere
sistemi integrati e filiere. Interessanti, anche se ancora a uno stadio germinale, i
progetti, peraltro avviati, sul porfido e sul legno.
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