Di seguito il mio intervento sul tema del turismo pubblicato sul “Trentino” di oggi, 29 maggio 2014.
Oggi l’assemblea dell’ASAT discuterà delle principali sfide che attendono il turismo, un settore strategico, che rappresenta oltre il 15% del PIL Trentino e diverse migliaia di posti di lavoro.
Molti operatori sono preoccupati della mancanza di una linea politica chiara da parte della Giunta Provinciale e nemmeno una puntuale interrogazione in Consiglio è servita a stimolare l’indicazione di un piano strategico.
è quindi importante, per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Trentino, farsi portavoce delle istanze del territorio, e porsi al tempo stesso alcuni interrogativi.
In primo luogo, la governance. La soluzione di tutti i problemi è tornare a ricostituire una società ad hoc, l’ex Trentino Marketing, scindendola da Trentino Sviluppo? Se si, solitamente prima si costruisce la strategia e poi la scatola e le fonti di finanziamento; prima si individua la malattia e la terapia, poi si somministra la medicina!
In secondo luogo va ridiscusso il budget per la promozione: con le forti riduzioni in atto, la tassa di soggiorno servirebbe solo per recuperare risorse, o invece per ridistribuire e investire diversamente sui territori? Un nodo che non basta sospendere, ma deve essere sciolto.
In terzo luogo, sono da identificare le modalità promozionali, attraverso la cultura, lo sport, ed il cinema. Qual è la linea che intende adottare il Trentino riguardo alle grandi sponsorizzazioni sportive? Naturalmente dipende dalle ricadute, ma serve una strategia chiara: il calcio rappresenta il veicolo promozionale migliore per il turismo trentino? In caso affermativo (ma che deve derivare da studi approfonditi sui flussi turistici, non dalle preferenze personali!), siamo certi, che al di là delle presenze, non sia opportuno puntare su squadre internazionali, da coinvolgere in un lavoro di marketing esteso? In caso contrario, quali alternative di attrattività si propongono?
La promozione e sponsorizzazione di eventi, spesso ripetitivi, potrebbe lasciare spazio e liberare risorse economiche per stringere qualche alleanza con grandi tour operators internazionali in grado di “spostare” e promuovere grandi pacchetti di flussi turistici.
Cosa stiamo facendo come Trentino per veicolare l’immagine turistica del territorio attraverso le nuove piattaforme di comunicazione web e i social media?
Altro discorso significativo è costituito dall’assetto societario del turismo invernale: tutte le piccole e medie stazioni sciistiche del Trentino accumulano ingenti perdite da 2 – 3 anni. In alcuni casi per problemi di scarsa attrattività, in altri per un eccesso di investimenti nel recente passato, in altri casi per la sfortuna di un inverno con meteo avverso. Si è parlato d’imminenti operazioni straordinarie, a supporto di stazioni sciistiche in forte difficoltà finanziaria; si leggono dichiarazioni inerenti nuovi scenari organizzativi, fusioni, investimenti pubblici diretti, ma prima occorre un lavoro serio e una condivisione di strategia con gli operatori turistici, con un confronto aperto e pubblico.
Vi è poi il grande tema della destagionalizzazione: i nostri albergatori oggi desiderano allungare la stagione o semplicemente migliorare le performance della medio-bassa stagione, quando si è aperti comunque ma si stenta a coprire i costi fissi? Oggi, accanto alla razionalizzazione ed al consolidamento del turismo invernale, serve un ripensamento sulle altre stagioni. Ad esempio in Europa ci sono milioni di ciclisti, suddivisi a loro volta in molte nicchie, che aspettano solo di trovare un territorio attraente da sperimentare, come hanno fatto i nostri vicini in SudTirolo con il progetto www.bici-altoadige.it.
Esistono poi il turismo culturale del Mart e del Muse, il turismo delle famiglie ed il turismo del wellness e della salute, ma si ha la sensazione che nessuno stia lavorando a serie alternative ai consueti strumenti di promozione. è necessario allora iniziare ad immaginare e proporre qualcosa di nuovo, per alzare il valore aggiunto del turismo trentino.
Abbiamo circa 100 alberghi con un indebitamento cristallizzato, che non ce la fanno, soprattutto perché il nostro mercato guarda più alla quantità che alla qualità e il prezzo di vendita non consente di rientrare degli investimenti. La qualità è data in parte dalle strutture (hardware), ma soprattutto dal personale (software). Possiamo anche sostenere che siamo i migliori, ma tutto può essere migliorato, ad iniziare dalla cura ai dettagli, per arrivare ad una migliore cultura dell’ospitalità.
Abbiamo una formazione professionale di alto livello, che spesso non riesce a soddisfare le richieste: personale specializzato quale camerieri, cuochi e receptionist, rappresentano il biglietto da visita della più importante attività economica del Trentino. Lavorare nel turismo in Trentino significa quindi essere protagonisti della valorizzazione e dell’immagine di un intero territorio.
Credo che gli operatori del turismo siano pronti ad assumersi la responsabilità di essere corpo unico, consapevoli che devono essere i primi ad avere un progetto unitario e a fare massa critica, evitando così di presentarsi alla spicciolata in Provincia, facendo prevalere la tattica rispetto alla strategia.
Nell’ultimo numero di Turismo e Ospitalità nel Trentino, di ASAT, uscito proprio in questi giorni, i propositi sono chiari: l’innovazione, sia sul prodotto “tangibile” sia come aspetto più soft relativo all’accoglienza, è all’opera nelle strutture trentine. Strutture che hanno saputo reagire spesso con forza alle difficoltà, investendo nell’accoglienza verso le famiglie, in flessibilità e disponibilità verso il cliente, in esplorazioni nel mondo del gusto, della cucina tipica, dei prodotti di alta qualità locale, investendo sul trinomio cultura – ospitalità – turismo.
ASAT e UNAT stanno già lavorando con grande professionalità e coraggio.
Ora è il turno della politica