rIl consigliere del Partito Democratico del Trentino Luca Zeni ha depositato oggi un’interrogazione dettagliata sulla delicata vicenda di Trentino Digitale s.p.a., e sulla condotta della giunta rispetto all’ente.
Da diverse settimane la giunta provinciale ha avviato un duro attacco al Consiglio di amministrazione di Trentino Digitale, senza aver mai delineato una strategia chiara sulla società e con modalità che definire scomposte sarebbe un eufemismo“, ha dichiarato il consigliere Zeni.
Qui non si tratta di linee politiche diverse, o di rapporti tra partiti. Qui parliamo di condotta delle istituzioni, che in questo caso non solo è scorretta, ma fa avanzare il concreto dubbio di essere giuridicamente illecita“, continua il consigliere Zeni.
Nell’interrogazione il consigliere ripercorre i tanti momenti di scorrettezza portati avanti in particolare dall’assessore Spinelli: dall’invio di lettere di dimissioni precompilate ad alcuni consiglieri per far decadere il cda all’insaputa del Presidente, al blocco di dodici assunzioni con le persone in attesa di iniziare a lavorare (per ostacolare il funzionamento della società?); dalla richiesta di inserire la revoca del cda all’ordine del giorno dell’assemblea (ancora per fare pressione verso le dimissioni?), ad un bando per trovare i nuovi componenti rimasto esposto soltanto 4 giorni festivi inclusi, pubblicato prima della revoca; dall’invio di contestazioni al cda pochi minuti prima dell’assemblea e dopo aver messo all’odg la revoca, alla sospensione della revoca dichiarando però di fatto un falso in bilancio, ma al contempo votando “in linea tecnica” il bilancio (concetto estraneo al diritto societario..).
Un elenco lunghissimo di comportamenti che lasciano esterrefatti rispetto al modo di comportarsi delle istituzioni, che potrebbero portare a configurare ipotesi di reato come abuso d’ufficio e turbativa e che richiedono delle risposte che sino ad ora sono state negate.

Quali i motivi dell’accanimento della giunta su Trentino Digitale s.p.a.?

Nelle scorse settimane Trentino Digitale s.p.a. è stata trascinata dalla Giunta provinciale dentro una polemica ed un susseguirsi di comportamenti scorretti e contraddittori da parte di chi rappresenta la Provincia, che crea un evidente danno sia alla Società che all’immagine delle istituzioni dell’Autonomia.

Si è partiti con le dichiarazioni contrastanti dell’assessore Spinelli, che, in incontri pubblici ed a mezzo stampa, ha prima dichiarato che l’informatica pubblica è al capolinea e che occorre avviare un forte processo di privatizzazione, poi l’esatto contrario, ossia la necessità di riportare “all’interno” ancora più funzioni.

Tutto ciò pare senza che l’assessore – od altre persone da lui incaricate – in alcun momento abbia avuto un confronto con il Consiglio di amministrazione per discutere delle prospettive della società o semplicemente per confrontarsi sulle azioni in atto.

Nel mentre, lo stesso assessore Spinelli pare abbia contattato alcuni componenti del CDA, all’insaputa del Presidente dello stesso, senza mai aver in precedenza approfondito alcunché della Società, per sollecitarne le dimissioni, con il fine evidente di sfiduciare in tal modo il Presidente di fatto e il CDA stesso, facendolo decadere. Pare che nei colloqui sia stato mostrato un testo di dimissioni ed addirittura inviata almeno ad un consigliere, dall’indirizzo di posta elettronica dell’assessorato, quindi con un atto ufficiale, una lettera di dimissione con un testo già predisposto, che motivava le dimissioni con un riconoscimento di non competenza dell’organo rispetto alla nuova mission della società. Se ciò corrispondesse al vero, risulterebbe evidente il danno gestionale che intenzionalmente si voleva creare all’ente, con dubbia legittimità giuridica di un simile atto da parte dell’azionista ed esponendo il CDA a probabili ripercussioni e responsabilità a seguito di dimissioni improvvise e immotivate in un momento difficile, caratterizzato dal processo di fusione ancora in atto e da altri temi di cui anche la stampa ha ampiamente riportato notizia.

L’assessore Spinelli, nel non rispondere ad un question time nell’aula del Consiglio provinciale in data 28 maggio, rivendicava il diritto dell’azionista di scegliere il CDA. Dimenticando però che le regole del diritto societario non prevedono tra i diritti del socio quello di sollecitare ad alcuni consiglieri le dimissioni per far cadere l’organo all’insaputa del Presidente della Società.

In ogni caso il CDA, in seguito alle forti pressioni ricevute, preoccupato che il clima ormai deteriorato e l’ostilità manifesta potesse avere delle ricadute dannose sulla Società e sui dipendenti, per iniziativa spontanea del suo Presidente ha proposto formalmente una strada di soluzione alla Provincia: non dimissioni immediate (che comporterebbero responsabilità giuridiche in capo ai componenti del CDA), ma disponibilità ad un accompagnamento verso i nuovi amministratori indicati dalla giunta e dimissioni in autunno. A questo atto generoso e di alto senso di responsabilità da parte del CDA, che dimostra il livello di serietà professionale e di non attaccamento alla poltrona, nonostante lo stile usato dalla Provincia, pare non vi sia stata nemmeno alcuna risposta da parte della Provincia.

Nel frattempo si è creata una situazione che pare volta a creare intenzionalmente disagi e difficoltà nel funzionamento di Trentino Digitale da parte della giunta provinciale. Emblematica in tal senso appare la vicenda delle mancate assunzioni. Negli ultimi anni, a causa in particolare dei pensionamenti, Trentino Digitale ha subito l’uscita di circa 50 dipendenti. In seguito al piano di lavoro presentato, la giunta provinciale ha autorizzato l’assunzione di 12 persone. É stato pubblicato un bando pubblico, si sono svolti i colloqui, secondo procedure di evidenza pubblica ed individuate le persone idonee, ma la Provincia ha posto all’Azienda una sospensiva immotivata e arbitraria, ancora oggi senza alcuna ragione nel mentre nella altre Società partecipate le assunzioni autorizzate siano state confermate ed eseguite.

Di fronte all’esplicita e reiterata richiesta da parte di Trentino Digitale di poter procedere, pare che la Provincia abbia risposto temporeggiando, chiedendo di attendere, senza ulteriori motivazioni. A questa esplicita domanda l’assessore Spinelli non ha risposto nel corso del question time in aula del Consiglio Provinciale di data 28 maggio 2019. Il dubbio che si insinua è che in tal modo si voglia ostacolare il buon funzionamento della Società, costretta da tempo a lavorare sotto organico, magari per poter poi imputare alla stessa qualche responsabilità di funzionamento.

Intanto è stata convocata per giovedì 27 giugno 2019 l’assemblea dei soci di Trentino Digitale s.p.a, e su richiesta dell’assessore Spinelli è stato inserito all’ordine del giorno la revoca del consiglio di amministrazione attraverso una lettera formale, di dominio pubblico che ha ulteriormente creato forti disagi gestionali anche perché nella stessa non era contenuto alcun riferimento alle ragioni di tale revoca ne in qualche modo queste sono state mai comunicate e/o anticipate ad alcuno dei menbri del CDA.

Dopo la convocazione dell’Assemblea, e anche successivamente alla richiesta d’inserire la revoca come punto dell’Odg, la Provincia ha emesso un bando per la ricerca di un nuovo organo amministrativo per la Società composto da 3 membri; tralasciando la pessima figura di aver emesso un bando facendo il copia incolla di uno precedente, per la ricerca di un direttore di una casa di riposo, correggendolo in tutta fretta il giorno dopo, è inevitabile osservare come tale iniziativa prima dell’Assemblea e della preannunciata revoca abbia rappresentato un ulteriore elemento di pressione a cui si aggiungono i più che ragionevoli dubbi sull’efficacia di raccogliere il meglio delle professionalità attraverso un bando pensato e promosso della durata di soli 4 giorni (salvo non si avessero già in mente figure specifiche pre-individuate che tuttavia preferiamo non tenere in considerazione perché sarebbe molto grave)

Pare che soltanto il giorno precedente, 26 giugno 2019, i componenti del Comitato di Indirizzo, abbiano ricevuto un messaggio di convocazione da parte della Provincia per il giorno successivo. Risulta allo scrivente che in precedenza il Comitato di indirizzo non si sia mai riunito, e che non abbia mai inviato alcun documento a Trentino Digitale s.p.a.

La mattina del 27 giugno 2019, pochi minuti prima dell’assemblea dei soci e poco dopo aver incontrato per la prima volta dalla sua nomina il Comitato di indirizzo, la Provincia invia tre lettere al CDA di Trentino Digitale, con la quale svolge delle contestazioni tecniche.

Nel corso dell’assemblea dei soci – come riportato anche da un comunicato stampa della Provincia – la Provincia stessa ha dichiarato di aver rilevato “molteplici informazioni non corrispondenti alla realtà dei fatti circa le azioni realizzate dalla Società sui temi dell’ICT e dell’innovazione, anche rispetto alla coerenza con le direttive della Provincia e le priorità indicate”: di fatto si è formulata la gravissima accusa di falso in bilancio.

Accusa che investe sia il Consiglio di Amministrazione che il collegio sindacale che l’organismo di vigilanza, che non hanno mosso alcun rilievo alla proposta di bilancio.

Nella relazione al bilancio infatti risulta esserci un apposito capitolo ad opera del Collegio Sindacale che conferma la piena regolarità e il rispetto delle direttive provinciali in capo alla Società, citato esplicitamente dal Collegio stesso nell’Assemblea stessa.

Appare invece sorprendente la condotta dell’assemblea stessa da parte della Provincia, socio di maggioranza di TD.

La Provincia ha infatti chiesto che fosse inserito all’odg un atto rilevante come la revoca del CDA – senza aver in precedenza avanzato alcuna contestazione – ma poi non ha proceduto alla revoca stessa, sospendendola. Un comportamento che crea enorme disagio al funzionamento della società, e che fa avanzare il dubbio che, essendo fallito il tentativo di far dimettere il cda – prima agendo su alcuni singoli consiglieri, poi con pressioni al limite del lecito – si sia voluto forzare con la revoca, provando a costruire ex post dei motivi validi a configurare una giusta causa. L’estrema fragilità del “palco accusatorio” costruito ha fatto desistere dall’andare sino in fondo (o forse si sperava che la minaccia della revoca sarebbe stato l’elemento di pressione sufficiente per le dimissioni del cda). Ma una revoca o la si fa o non la si fa, minacciarla e posticiparla significa soltanto mettere in grave difficoltà il funzionamento di una società per azioni con 300 dipendenti.

Altro elemento sorprendente è che in questa situazione la Provincia abbia approvato il bilancio “il linea tecnica”. Sfugge ai giuristi il significato di questa locuzione, perché se si muovono accuse tanto gravi da configurare un falso in bilancio e la revoca del CDA, la logica vorrebbe che quel bilancio non venisse approvato.

Se si decide di approvare, probabilmente significa che non vi sono elementi tali da giustificare una non approvazione e le conseguenze previste dal codice civile. Di certo è che la Provincia il bilancio lo ha approvato, e provare a sollevare un po’ di nebbia con la locuzione “in linea tecnica”, non ha alcun significato giuridico. In alcun caso potrebbe dire infatti la Provincia “poiché le argomentazioni del CDA in ordine alle contestazioni mosse non sono risultate convincenti, procediamo alla revoca e ritiriamo il voto favorevole al bilancio”. Il bilancio è stato approvato. Punto.

Il diritto societario è preciso e risponde a disposizioni normative chiare, non lo si può rendere creativo perché non si riesce a nominare la propria persona di fiducia alla guida di una Società per azioni. E sorprende che ad agire in un modo tanto scomposto vi sia un assessore che dovrebbe avere una formazione tecnica sufficiente per evitare certi svarioni.

Tutto ciò premesso, si chiede di poter interrogare la Giunta provinciale – con la speranza che questa volta sia data risposta ai quesiti posti – per sapere:

1) se corrisponde al vero che l’assessore Spinelli non si è mai confrontato con il Consiglio di amministrazione su quanto viene svolto e sulle possibili azioni future di Trentino Digitale s.p.a.;

2) se corrisponde al vero che sia stato mostrato un testo già pronto e sia stata inviata ad un componente del CDA di TD, dall’indirizzo di posta elettronica dell’assessorato, una lettera di dimissioni già scritta e da sottoscrivere;

3) per quale motivo non è stata data risposta alla proposta del CDA di avviare un percorso condiviso che avrebbe portato alle dimissioni dei componenti in carica nell’autunno 2019;

4) per quale motivo non si consente a Trentino Digitale di procedere con l’assunzione dei giovani che hanno partecipato al bando, superato la selezione, e che sono in attesa di poter incominciare a lavorare;

5) se corrisponde al vero che il comitato di indirizzo è stato convocato per la prima volta la sera del 26 maggio per una riunione il giorno successivo, 27 maggio, e che non risulta alcun documento inviato in precedenza dal comitato di indirizzo a Trentino Digitale;

6) quali siano le contestazioni – tanto gravi da giustificare una revoca del CDA – delle lettere inviate pochi minuti prima dell’assemblea dei soci al CDA di Trentino Digitale e quale la risposta del CDA stesso;

7) per quale motivo si sia pubblicato un bando per raccogliere le candidature di nuovi membri del CDA prima ancora di procedere alla revoca, se è conforme alla disciplina provinciale una pubblicazione per soli 4 giorni (festivi inclusi);

8) se prima di inviare le lettere vi fossero state delle contestazioni formali rispetto all’agire del Consiglio di amministrazione di Trentino Digitale;

9) quale articolo del codice civile o di altro atto normativo dell’ordinamento italiano disciplini l’istituto dell’approvazione del bilancio di una s.p.a. “in linea tecnica”;

10) se vi sia consapevolezza che far inserire all’odg di una s.p.a. la revoca del CDA e poi “sospendere” la stessa, ossia non “revocando la revoca”, ma annunciandone lo spostamento, crea un forte disagio al funzionamento della Società;

11) quali sarebbero gli elementi tali da giustificare una revoca per giusta causa del CDA di Trentino Digitale;

12) se si è consapevoli che procedere ad una revoca per giusta causa senza elementi sufficienti ed in seguito ad una condotta tanto sconsiderata da parte della giunta provinciale, comporterà con ogni probabilità ad una causa per risarcimento danni, oltre che per il pagamento dei compensi dovuti sino a fine mandato, ed a una conseguente contestazione da parte della Corte dei Conti;

13) in caso di risposta affermativa alla domanda precedente, se si sia minacciata la revoca come ulteriore elemento di pressione per indurre le dimissioni del CDA;

14) si è consapevoli che il diritto societario soggiace ad una disciplina rigorosa e che le regole che devono essere rispettate sono diverse da quelle del monopoli;

15) se l’obiettivo della condotta sin qui tenuta sia di mettere la Società nelle condizioni più difficili possibili per poter operare, in modo da creare le motivazioni per cambiare il Consiglio di amministrazione secondo logiche non di buona gestione ma, come in fondo dichiarato fin dall’inizio, solo per avvicendare persone di propria fiducia e nomina, rispetto ad un CDA che a prescindere dai risultati ha solo la colpa di essere stato nominato dalla Giunta precedente.

16) se si è consapevoli che la condotta posta in essere, oltre che caratterizzare un’indubbia scorrettezza istituzionale, potrebbe rappresentare una condotta illecita, configurabile in particolare nei reati di turbativa ed abuso d’ufficio.

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

Distinti saluti.

- avv. Luca Zeni -