L’intervento per “Nero su Bianco, Consiglio provinciale cronache”

Dopo la morte del giovane runner Andrea Papi, il dibattito sul tema orso ha visto riproporsi la polarizzazione che si era sviluppata sin dai tempi di Daniza.

Da un lato una parte del mondo animalista, che pare attribuire più valore alla tutela di un singolo esemplare rispetto alla vita umana; dall’altro lato, specularmente, chi immagina l’ambiente fatto ad esclusivo uso dell’uomo, e giustificherebbe l’estinzione dell’intera specie.

La mia posizione nel corso degli anni è rimasta coerente (e sarebbe interessante ricostruire i dibattiti consiliari di questi anni, per verificare le diverse posizioni): la convivenza tra uomo e grandi carnivori è possibile a condizioni molto chiare. Occorre accettazione sociale, ovvero chi vive in montagna non deve vivere come una minaccia o una limitazione eccessiva la presenza di questi animali, e questo è possibile soltanto se c’è una gestione molto rigorosa da parte della Provincia, sia nella prevenzione sia nella tempestività di intervento in caso di orsi problematici.

Nella scorsa legislatura, con la legge n. 9/2018 – confermata anche dalla Corte Costituzionale – la Provincia autonoma di Trento ha approvato una norma che attribuisce al Presidente della Provincia la competenza ad autorizzare il prelievo, la cattura e l’uccisione dell’orso bruno.

L’attuale Giunta provinciale – pur essendo la legge provinciale 9/2018 direttamente applicabile – ha deciso di adottare, con delibera n. 1091 del 25 giugno 2021, delle linee guida di attuazione della legge stessa. Tale documento, dentro un quadro nel complesso equilibrato, conferma tutti gli strumenti e le procedure di intervento previste nella legge provinciale 9 del 2018, fino alla possibilità dell’abbattimento, in caso di contingibilità e urgenza.

A pagina 17 di quelle stesse linee guida si chiarisce che statisticamente una aggressione ogni sette di orso bruno finisce con la morte della persona coinvolta: in questi anni sono state esattamente 7 le aggressioni, l’ultima quella fatale.

Quindi quella parte della politica che oggi grida indignata e sorpresa di fronte ad una morte così dolorosa per tutta la comunità trentina, provando a cavalcare il malcontento, è in malafede, perché è la stessa che sapeva ed ha scritto ufficialmente che vi sarebbe stato l’incidente mortale, ma non ha attuato il rigore di gestione che serviva: scaricare le colpe su giudici e Stato è scorretto, perché gli strumenti normativi per intervenire ci sono dal 2018, ma chi governa deve assumersi la responsabilità di agire. Di quali azioni stiamo parlando? Le ho indicate chiaramente all’interno di un ordine del giorno approvato trasversalmente dal Consiglio provinciale nel luglio 2021, atto con il quale chiedevo in maniera molto puntuale rigore di gestione, e in particolare:

di rafforzare gli strumenti di prevenzione per gli allevatori; di aumentare l’installazione dei cassonetti antiorso, perché i rifiuti sono uno dei maggiori motivi di avvicinamento degli orsi ai centri abitati, ma ancora non si è terminata l’installazione; di aumentare la comunicazione e la promozione della cultura della montagna, che necessita di un approccio responsabile; di intervenire tempestivamente in caso di orsi problematici, anche con l’abbattimento (cosa che non è avvenuta in diverse occasioni); di rafforzare la struttura del corpo forestale; di chiedere con forza la legalizzazione del bear spray, che ha permesso di abbattere gli incidenti del 95% negli Stati che lo usano.

Infine si impegnava la giunta ad adottare linee guida specifiche per la gestione del lupo, ma ancora nulla è stato fatto. Il lupo si sta diffondendo rapidamente, e senza una gestione rigorosa si abituerà a non temere l’uomo; se non ci si muove in tempo, si verificheranno incidenti pericolosi, che si possono ancora prevenire. Ma serve una politica capace di governare i processi invece di limitarsi a gridare, scaricando su altri le responsabilità e alimentando una tensione sociale nociva per tutta la comunità.

Avv. Luca Zeni