Con nota dd. 30 settembre 2020 il Presidente del Consiglio provinciale comunica a tutti i consiglieri che il Presidente del Mart, on. Vittorio Sgarbi, ha richiesto che “la Presidenza del Consiglio si attivi per evitare che negli atti politici dei singoli consiglieri siano perpetrati attacchi personali o riportate affermazioni lesive del suo operato, e ciò anche al fine di scongiurare future possibili iniziative giudiziarie”. Difficile non rilevare l’ironia della situazione, sia perché l’onorevole Sgarbi è un personaggio pubblico noto sopratutto per esternazioni e toni che non sempre si contraddistinguono per sobrietà, sia perché anche lo stesso Presidente Kaswalder nelle sue funzioni di consigliere ha in passato utilizzato modi che potremmo definire “ruspanti”.
Ma quello che più colpisce nella nota inviata ai consiglieri, sono le argomentazioni addotte. Se un generico invito alla correttezza e al rispetto è sempre politicamente corretto e condivisibile, sostenere che questo sarebbe dovuto per una possibile “responsabilità del Consiglio come istituzione”, paventando quindi, dopo averla negata, una possibile azione censoria da parte dello stesso sugli atti dei consiglieri, risulta affermazione particolarmente grave e rilevante per l’esercizio del mandato consiliare. Anche perché non vengono esplicitate le conseguenze di una “esigenza di tutelare, in via preventiva e prudenziale, la posizione dell’ente, rispetto ai giudizi formulati dai consiglieri e alle notizie riportate nelle premesse agli atti politici”. La nota prosegue concentrandosi sulla “tecnica redazionale”, lamentando interrogazioni troppo lunghe e con allegati da parte dei consiglieri, citando il fatto che in altri Stati esistono limiti di lunghezza per determinati atti politici. Anche in questo caso difficile non rilevare l’ironia: lo stesso giorno nel quale il Presidente del Consiglio decide di violare consapevolmente il Regolamento del Consiglio, non riconoscendo quanto previsto dall’articolo 151 co. 6, in merito alla richiesta dello scrivente consigliere di iscrivere all’ordine del giorno del Consiglio alcune interrogazioni senza risposta, lo stesso Presidente invia una nota di invito alla sintesi, senza che il Regolamento e la consuetudine vietino di presentare atti politici articolati e approfonditi, e citando invece regole di qualche Stato straniero.
Non può che far piacere che il Presidente Kaswalder abbia maturato la decisione di abbandonare un linguaggio non sempre consono alle istituzioni e che inviti tutti a fare lo stesso, ed è ammirevole l’approfondimento giuridico che ha svolto e che lo ha portato a ritenere che la Presidenza del Consiglio possa dover rispondere delle dichiarazioni dei singoli consiglieri, tuttavia sarebbe utile conoscere più nel dettaglio le basi giuridiche delle indicazioni fornite nella nota.
Tutto ciò premesso si interroga il Presidente del Consiglio provinciale per sapere:
- se sia a conoscenza della consolidata giurisprudenza che riconosce ai consiglieri regionali una particolare tutela per le affermazioni riportate e per le funzioni ispettive svolte nell’esercizio del mandato;
- quali Consigli regionali sono stati condannati per le dichiarazioni di singoli consiglieri e con quali motivazioni; si chiede di indicare con precisione gli estremi delle sentenze di condanna;
- se, con riferimento alla richiesta dell’onorevole Sgarbi, il condivisibile invito rivolto dal Presidente Kaswalder ai consiglieri ad un confronto corretto e rispettoso delle altrui posizioni, sia stato esteso anche al presidente del Mart;
- sulla base di quali criteri intenda procedere a censura rispetto ad eventuali allegati o rispetto alla lunghezza delle interrogazioni dei consiglieri.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti.
avv. Luca Zeni