interrogazione

Riprendere prima possibile l’attività clinica. Il caso di ortopedia

L’emergenza legata all’epidemia Covid-19 ha avuto, tra gli altri, l’effetto di mettere in forte crisi tutto il sistema ospedaliero, con rinvii di tutte le visite e le operazioni non urgenti.

Inoltre si sono messi in moto meccanismi molto pericolosi, che ha portato in molti casi alla mancata diagnosi di malattie, con un aumento a livello nazionale dei decessi dovuti a problemi cardiologici, a causa della riduzione delle richieste di visita da parte dei malati. Problemi di carattere etico, oltre che clinico, si sono avuti in oncologia, con ritardi negli interventi operatori.

Anche ortopedia, uno dei settori con i maggiori volumi di attività in provincia di Trento, ha subito limitazioni e problemi.

Ripercorriamo gli ultimi mesi.

Intorno al 10 di marzo 3 ambulatori ortopedici dell’ospedale Santa Chiara venivano chiusi per creare uno spazio covid dedicato presso il Pronto Soccorso, e venivano spostati all’interno di due ambulatori destinati alla ginecologia ed adibiti alle ecografie preparto.

Dal 13 marzo, con un po’ di ritardo rispetto all’epidemia, sono state chiuse le sale operatorie di ortopedia e traumatologia dell’ospedale Santa Chiara, per creare posti in terapia intensiva per i pazienti Covid.

Nonostante le difficoltà logistiche, tra il 13 marzo ed il 12 maggio 2020 risulta che gli interventi di traumatologia effettuati al Santa Chiara siano stati 255 (un numero elevatissimo, soprattutto se confrontato con le altre chirurgie), peraltro effettuati nell’ex sala operatoria di oculistica adibita da tempo allo svolgimento di parti cesarei programmati, non dotata di schermatura anti radiazioni ionizzanti, né di flussi laminari e canoni di sterilità adeguati per lo svolgimento di attività ortopedico traumatologica.

Tra l’altro le operazioni di traumatologia sono state effettuate sia su pazienti covid negativi sia su pazienti positivi, i quali venivano poi trasferiti nel reparto di ortopedia, semplicemente riservando loro delle stanze, senza zona filtro. Pare che gli infermieri si dovessero vestire e svestire dei dispositivi necessari sul corridoio.

Quindi l’U.O. di ortopedia di Trento ha garantito lo svolgimento di tutta l’attività traumatologica della provincia e continua a garantirlo con particolare riferimento a tutti i pazienti grandi anziani Covid positivi e negativi provenienti da tutto il Trentino e dalle Rsa che si sono procurati gravi fratture.

Tutto ciò premesso, interrogo il presidente della Provincia e l’assessore competente per sapere:

1) quale sia stata l’impostazione organizzativa nella fase di emergenza. In particolare se si era previsto che l’ospedale Santa Chiara dovesse essere ospedale Covid free per poter sostenere attività medica e chirurgica nelle varie aree e soprattutto nell’emergenze;

2) quale sia stato il ruolo della rete ospedaliera nella gestione dell’emergenza, quanti siano stati gli interventi in emergenza nei vari ospedali;

3) quale sia stata la pianificazione strategica che avrebbe dovuto garantire il trattamento del paziente oncologico, neurochirurgico, ostetrico, ortopedico, e quanti sono stati gli interventi nei settori indicati che sono stati rinviati a causa dell’emergenze covid;

4) quali sono stati i criteri alla base della pianificazione della gestione della traumatologia, e per quali motivi si è lasciata l’U.O. dell’ospedale Santa Chiara a gestire le emergenze con spazi assolutamente inadeguati;

5) se corrisponda al vero che l’U.O. di ortopedia dell’ospedale Santa Chiara sia stato l’unico reparto chirurgico che ha lavorato durante tutta la fase emergenziale con il blocco totale degli spostamenti;

6) per quale motivo, pur essendo da tempo previsto il pensionamento del direttore dell’U.O. di ortopedia dell’Ospedale Santa Chiara, non si sia programmata per tempo la sostituzione, o con un nuovo modello organizzativo o con un bando per la sostituzione;

7) se nell’organizzazione della rete ospedaliera sia previsto ed in quale misura, un maggior coinvolgimento delle ortopedie dei diversi ospedali della rete nella gestione del paziente politraumatizzato, del trattamento degli anziani gravi, di interventi di chirurgia maggiore;

8) con l’uscita dal lockdown e con la ripresa dell’attività normale dei cittadini e delle imprese, il carico dei traumi è destinato ad un rapido aumento: come si è pianificata la ripresa dell’attività di ortopedia per consentire di rispondere ad un volume di infortuni crescente;

A norma di regolamento, chiedo risposta scritta.

Consigliere Avv. Luca Zeni