professionisti

Di seguito trovate il mio intervento pubblicato sul Corriere del Trentino di oggi riguardante il mondo delle professioni. Buona lettura.

 

L’impatto della crisi e le liberalizzazioni senza strategia hanno cambiato notevolmente anche il mondo delle professioni.

L’IRES, confermando dati dall’Adepp – associazione degli enti previdenziali privati – ha riscontrato come soltanto il 38,6% dei professionisti durante l’ultimo triennio sia riuscito a lavorare in modo continuativo. Nell’arco di cinque anni, il 64% dei professionisti si è trasformato in un lavoratore intermittente e il dato è ancora più grave per le donne, per le quali la maternità è divenuta un problema di tenuta dell’attività professionale. Forti inefficienze ed iniquità si sono create anche per effetto di interventi normativi disordinati o mancati.

In particolare per i giovani professionisti, l’iniquità rispetto al lavoro dipendente è evidente, con riferimento alle tutele in caso di malattia ed infortunio. Quanto al reddito si riscontra la stessa difficoltà, specialmente per le professioni della cultura e spettacolo, dell’informazione, tra gli interpreti e traduttori, gli psicologi.

Le statistiche segnalano un arretramento del reddito anche per ingegneri ed architetti, con situazioni critiche per i più giovani, ed una situazione di allarme per gli psicologi, che hanno un livello medio retributivo di 625 euro al mese. Un po’ meglio i commercialisti, i ragionieri e i consulenti del lavoro, che tuttavia stanno affrontando una fase di forte responsabilità, dovuta alle difficoltà normative ed economiche affrontate dal mondo delle imprese.

Con questa situazione, oltre il 70% dei professionisti ha un problema nell’accesso al credito. Circa un terzo dei professionisti versa i contributi alla gestione separata dell’Inps e quasi un altro 14 per cento non ha alcun contributo pensionistico. Se si sommano queste due componenti, si osserva come per il 48,1% dei professionisti autonomi il futuro previdenziale sia caratterizzato da un elevato grado di incertezza.

Questo mondo chiede oggi al sistema dei pubblici poteri delle tutele in caso di malattia e infortunio, agevolazioni pubbliche alla formazione professionale ed all’avvio dell’attività dei giovani, incentivi alla stabilizzazione contrattuale, sostegno al reddito in caso di disoccupazione, semplificazione degli adempienti amministrativi e facilitazione dell’accesso al credito, anche mediante il meccanismo delle garanzie dei fondi collettivi di rotazione.

Anche nel mondo delle migliaia di professionisti del Trentino questi temi sono sentiti e il vivace programma del Festival delle Professioni 2013 lo conferma.

Il ruolo dell’ente pubblico nei confronti delle professioni va rivisto; vi sono ambiti in cui occorre fare di più e meglio: penso al tema degli incentivi economici per i giovani professionisti che vogliono aprire un ufficio per iniziare a svolgere una professione. La Provincia con l’art. 10 della legge provinciale n. 10/2012 dedicato agli interventi per la qualificazione e l’innovazione delle professioni ha già fatto qualcosa; il bando emesso da Trentino Sviluppo in applicazione di questa nuova norma ha avuto un interessante riscontro, ma è stato un esperimento e scontava un finanziamento complessivo limitato e legava troppo la proposta al carattere dell’imprenditorialità, che spesso non è proprio delle libere professioni. Occorre spingere su quel fronte e rilanciare con un nuovo bando questa strategia di supporto a 360 gradi, investendo un budget significativo.

Un altro aspetto che l’ente pubblico dovrà affrontare è quello della committenza pubblica: occorre superare la filosofia della selezione dei migliori attraverso requisiti di fatturato storico, per sottolineare maggiormente la valutazione della proposta in gara. In altre parole, dovremo valutare meno “ciò che è stato fatto” e valutare con più oggettività “ciò che viene proposto”.

Un ultimo aspetto è dato dalla rappresentanza dei professionisti nel sedi decisionali, che va ulteriormente rafforzata, accanto alle tradizionali categorie economiche e sociali.

Vi sono ambiti in cui, al contrario, l’ente pubblico deve forse sapersi ritrarre: penso al tema previdenziale. Recentemente l’Adepp ha promosso un manifesto per un welfare dei professionisti, in cui auspica che la gestione previdenziale, le casse private, non sia più invasa da norme applicate all’ente pubblico che possono rivelarsi un limite all’efficienza gestionale degli Enti: serve un’azione privatistica ed una vigilanza pubblica, unica sintesi possibile.

L’estensione delle norme pubbliche anche alle Casse privatizzate sposta l’attenzione dalle prestazioni agli adempimenti formali e sottrae risorse ai professionisti, danneggiando questi ultimi in termini di maggiori prestazioni e migliori servizi. Le Casse devono saper interpretare un nuovo ruolo, come suggerisce Adepp, diventando promotrici di investimenti per lo sviluppo del lavoro e la crescita, garantendo gli interessi dei propri iscritti e al contempo invertendo la rotta che oggi rischia di portare alla deriva il patrimonio culturale e professionale dei lavoratori autonomi italiani.

Vi è infine il tema della competitività dei nostri studi professionali e il tema della giusta dimensione per competere. Le libere professioni devono diventare volano per lo sviluppo, riuscire a dare risposte efficienti, aumentando la formazione e privilegiando la creazione di strutture associative multidisciplinari.  Dopo una lunga attesa è stato pubblicato in Gazzetta il DM 8 febbraio 2013, n. 34, che consente ai liberi professionisti di esercitare la professione in forma societaria. Ora si può scegliere tra “società tra professionisti”, costituite secondo i modelli societari regolati dal Codice Civile, e “società multidisciplinari”, costituite per l’esercizio di più attività professionali che devono iscriversi nell’albo previsto per l’attività prevalente.

Il mondo delle libere professioni crea lavoro e indotto, e ancorando a questo nuovo schema un nuovo sistema di incentivazione, rivolto in particolare agli under 40 del mondo delle professioni, l’ente pubblico potrà davvero incentivare la nascita di nuovo reddito dal mondo delle professioni, garantendo al Trentino quel mix di innovazione e professionalità che serve al mondo delle imprese per competere ed all’amministrazione per puntare ad una maggiore qualità dei servizi.

 

Luca Zeni – avvocato

 

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Discussion - One Comment
  1. Andrea Beber

    Oct 17, 2013  at 08:36

    Rispecchia una situazione reale e condivisibile. Aggiungerei un concetto: la PA potrebbe spendere / investire meglio le risorse. Non sempre idee semplici e efficaci vengono accettate / riconosciute / premiate. Purtroppo è frequente che si preferiscano ancora situazioni “consolidate”, anche se più costose e meno efficienti. Fare meglio spendendo meno spesso sarebbe possibile, ma non sempre trova l’interesse da parte del pubblico. Ci sono troppe posizioni forti consilidate e inattaccabili. Servirebbe più selezione, meritocrazia, efficacia e SEMPLIFICAZIONE.

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