Il percorso della nostra autonomia ha visto nel corso degli anni uno spostamento del baricentro dalla Regione alle due Provincie di Trento e Bolzano.

01.06.2012

La Regione ha mantenuto alcune competenze, in particolare su enti locali e previdenza, ma anche su queste spesso l’accordo politico è di gestire in maniera separata le risorse. Tuttavia la struttura, la “Regione apparato”, è rimasta per molti versi con la pesantezza iniziale, e oggi è un dovere reimpostare il tutto. Sotto un paio di interviste, una apparsa sul Trentino e l’altra sul giornale del Consiglio, dove si prova a indicare la via della collaborazione, con strutture leggere e una cooperazione che consenta maggiore efficienza in molti settori;

TERZO STATUTO E FUTURO DELL’AUTONOMIA

  

a)      Su Consiglio Cronache e in generale sulla stampa regionale si è discusso molto sull’opportunità o necessità di lavorare alla stesura di un Terzo Statuto di autonomia dopo quelli del 1948 e del 1972. Secondo Lei il testo in vigore è davvero invecchiato e superato? In quali parti andrebbe aggiornato? Secondo Lei è bene attendere o procedere?

L’autonomia regionale è un processo dinamico, lo Statuto approvato quarant’anni fa è già evoluto nel corso del tempo ma certo oggi una Terza edizione serve perché il mondo attorno a noi va cambiando rapidamente e servono strumenti nuovi per abitarlo.

La parte che necessita di maggiore attenzione è quella riguardante il ruolo della Regione come raccordo tra le due Provincie, con una alleggerimento forte della “Regione apparato”, che dovrà tendere al costo zero.

Paradossalmente le difficoltà politiche ed economiche di questa fase, pur rendono problematico affrontare questo tema, impongono di agire: occorre il coraggio di archiviare definitivamente la stagione della rivendicazione sulle competenze fra Trento e Bolzano, e aprire quello della collaborazione volontaria in un quadro di garanzie condivise.

b)      L’indice è puntato tra l’altro sull’ente regionale, svuotato di competenze e di significato dal Secondo Statuto. Secondo Lei la Regione Autonoma dev’essere mantenuta in vita? Dev’essere cambiato il suo ruolo? Come? Condivide il meccanismo attuale che prevede l’alternanza alla Presidenza della Regione da parte dei due Presidenti delle Province Autonome?

Sempre di più i governi dei territori passeranno per la cooperazione e la collaborazione reciproca, e la cornice regionale diventerà sempre più importante in questo senso. Ma occorre una profonda rivisitazione sia del ruolo sia della struttura. Cooperare in maniera concreta sui temi consentirà di condividere un disegno comune e di rendere più efficienti interi settori: pensiamo a energia, mobilità, sanità, università, previdenza.. E potremo farlo con una struttura che tenda al costo zero, in quanto somma delle due Provincie, oltre che per i Presidenti anche per le giunte e gli organi del Consiglio.

c)      Se si mettesse mano allo Statuto, secondo Lei si dovrebbe anche rivedere ruolo, competenze, poteri del Consiglio provinciale? In che modo e perché?

Oggi il Consiglio provinciale ha competenza su quasi tutte le materie, è un parlamento già riconosciuto a livello di Statuto. Dovremmo piuttosto lavorare per riequilibrare i rapporti tra consiglio e giunta, garantendo efficienza e velocità, ma maggiore capacità di condivisione delle scelte, essendo oggi il baricentro troppo spostato verso l’esecutivo. E’ proprio nei momenti di crisi che le grandi scelte devono essere discusse con trasparenza e trovare condivisione ampia.

d)     Mentre si discute di Statuto, è nato il Gect Euregio Trentino-Alto Adige-Tirolo. Quali contenuti potrebbe e dovrebbe avere secondo Lei questo nuovo ente transfrontaliero?

Il Gect deve essere un luogo di piena collaborazione tra le tre istituzioni e i tre territori che lo compongono. Temi come l’ambiente, i trasporti, ma anche lo sviluppo economico e sociale hanno bisogno in questo periodo di essere “pensati” e gestiti in contesti più ampi della singola provincia. Una collaborazione ad “assetto variabile”, dove in alcuni ambiti si faccia riferimento alla Regione, in altri al GECT, in altri si può guardare verso altre aree contermini come la Provincia di Belluno e tutta l’area dolomitica e, in prospettiva, tutto l’arco alpino.

e)      L’autonomia speciale del Trentino è alle prese con un contesto istituzionale, politico ed economico nazionale estremamente burrascoso. Dal punto di vista istituzionale, Lei come immagina il Trentino tra cinque anni? E tra vent’anni?

Collegandomi alla risposta precedente immagino il Trentino sempre più inserito in un contesto “variabile” e fortemente europeo. Fra lo stato centrale di Roma e le istituzioni di Bruxelles c’è uno spazio mediano, quello delle alleanze regionali, che diventa sempre più decisivo per il governo dei territori.

Per quanto riguarda gli aspetti istituzionali immagino un Trentino capace di garantire un benessere diffuso per i cittadini grazie a istituzioni capaci di muoversi con trasparenza ed efficacia, con un confronto aperto e scelte condivise.

Tra 20 anni l’Europa non potrà che essere più forte politicamente, per essere interlocutore delle altre grandi potenze emergenti, dalla Cina all’India al Brasile alla Russia, ed al suo interno avranno sempre più peso le aree regionali. La Provincia di Trento avrà meno risorse di oggi, ma potrà garantire benessere se avremo saputo aprire porte e finestre grazie a forti investimenti nella formazione, se avremo saputo rilanciare una cultura d’impresa oggi troppo poco presente, se saremo diventati un territorio dove si può parlare ovunque in più lingue diverse. Il percorso da fare è lungo, ma abbiamo le carte in regola per riuscire!

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