basta un siLunedì 11 luglio alle 12 scade il termine per firmare a favore della richiesta di referendum costituzionale sulla proposta di modifica del Titolo V della Costituzione.

INVITO TUTTI A RECARSI PRESSO IL PROPRIO COMUNE (O A CONTATTARMI DIRETTAMENTE) PER FIRMARE!

Il referendum rappresenta la possibilità di segnare un concreto cambio di passo per l’Italia e renderla più semplice, sobria, stabile e giusta. Tra le altre cose, infatti, con la riforma su cui saremo chiamati ad esprimerci tramite succederà che:

  • - Finalmente l’Italia cesserà di essere un’eccezione mondiale, l’unico paese in cui il Parlamento è composto da due camere eguali, che danno e tolgono la fiducia al governo, con gli stessi poteri e più o meno la stessa composizione. Non si tratta solo di ridurre i costi degli apparati politici, ma di accrescere la funzionalità delle istituzioni.
  • - Il Parlamento sarà rafforzato portando nel Senato la rappresentanza delle regioni e dei comuni, che hanno il compito di applicare le leggi. Che essi siano ignorati al momento della loro discussione è causa di ritardi e conflitti. Genera un contenzioso che non ci possiamo più permetterci.
  • - Le leggi non dovranno più pendolare tra la Camera e il Senato, sperando che alla fine si arrivi ad un testo condiviso sin nelle virgole. Con la riforma, salvo pochissime eccezioni, se il Senato ha obiezioni da muovere, spetterà sempre alla Camera la decisione finale.
  • - Il riparto delle funzioni legislative tra Stato e Regioni sarà risistemato, consolidando quanto la Corte costituzionale ha stabilito attraverso tantissime sentenze negli ultimi quindici anni. La riforma costituzionale del 2001 aveva creato molta confusione considerando “concorrenti” anche materie (grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, ecc.) in cui è del tutto irragionevole che, accanto ai “principi” fissati dallo Stato, esistano anche venti leggi regionali diverse. In effetti nessuna Regione ne ha mai emanate e la Corte ha fatto salti mortali per spiegare che la competenza è dello Stato, cosa che la riforma del 2016 sancisce con chiarezza.

 

Ovviamente c’è anche chi la pensa diversamente.

Ma chi  lavora alla  campagna  del “no”, lo sta facendo usando, a mio avviso,  due argomenti scorretti:

  • - tutti contro il governo Renzi. Impedire una riforma così importante per fini elettorali a breve termine sarebbe un grosso danno. Questa riforma merita di essere approfondita nel merito, vista la portata che ha, per il Paese e per la nostra provincia.
  • - nessuno tocchi la Costituzione. Sono personalmente cresciuto con il mito della Costituzione, una carta che è riuscita a contenere principi che sono la base per una società che si possa definire civile, con norme direttamente attuabili e altre che si sono adattate all’interpretazione della Corte costituzionale consentendo di stare al passo coi tempi. Ma una delle prime cose che insegnano a diritto costituzionale, è che la nostra costituzione ha una prima parte che contiene i “principi fondamentali”. Quelli che se modificati in maniera sostanziale, farebbero addirittura venir meno le basi del nostro ordinamento. La riforma su cui saremmo chiamati ad esprimerci con il referendum non interessa questa parte. Interessa, invece, la parte che riguarda l’assetto istituzionale, che è cosa completamente diversa. L’equilibrio trovato nel 1948 dai padri costituenti era il migliore possibile in un Paese appena uscito dalla guerra e caratterizzato da forti componenti ideologiche. Fu un assetto che, insieme alla legge elettorale proporzionale, evitò movimenti extraparlamentari troppo forti e destabilizzanti. Oggi però viviamo in un contesto sociale ed economico molto diverso da quello del dopoguerra. Il Titolo V fu già modificato in maniera sostanziale anche nel 2001; oggi l’esigenza è di avere governi che, sempre all’interno di un sistema di pesi e contrappesi tra poteri, possa adottare decisioni capaci di seguire i mutamenti velocissimi della società, dell’economia, dello scenario internazionale. Sono convinto che sia dovere di tutti noi portare avanti i principi della costituzione, e per farlo dobbiamo avere un assetto istituzionale capace di attuarli in maniera dinamica. Confondere i due livelli sarebbe un grave errore.

 

PER APPROFONDIRE:

Il sito del comitato per il Sì: www.bastaunsi.it

Scarica il manifesto: “Le ragioni del Sì

Partito Democratico del Trentino:  11 – 15 luglio – settimana formativa sul Redferndum Costituzionale