l’Adige 25/05/2017

di Luisa Maria Patruno

 casaIl progetto dei “super-ambulatori”, ovvero l’organizzazione del lavoro in gruppo dei medici di base, la cosiddetta “unità di cura territoriale”, non si fermerà solo perché il sindacato dei medici Cisl chiede uno stop. La Provicia non intende infatti accettare veti. L’assessore provinciale alla salute e welfare, Luca Zeni, è molto netto: “Il paradosso è che abbiamo i territori che ce lo chied

ono, la condivisione di amministratori, cittadini, infermieri nnchè di medici di medicina generale che sono disponibili – e il caso di Pinzolo è eclatante – ma poi ci sono difficoltà nella condivisione sindacae per i passaggi formali. Il confronto sindacale non può trasformarsi in diritto di veto: il progetto va avanti”

Assessore Zeni, sospenderete il progetto pilota della Val Rendena di aggregazione funzionale territoriale dei medici di base in attesa della firma dell’accodo sindacae?

No Confronto sindacale non vuol dire impedire di dare maggior servizi ai cittadini, oltre tutto quando tutte le parti sono concordi e lo vogliono fare.

Non pensa che forse c’è stato un problema di metodo da parte vostra e dell’Azienda nella gestione delle questioni sindacali?

Penso che sarebbe un problema ma sostanziale molto forte se un sindacto potesse bloccare delle riforme attese dai cittadini dopo che è anni che è aperto il tavolo di confronto e assistiamo a un continuo tergiversare a fronte delle proposte organiche cha abbiamo fatto.

Mancano risorse?

No, abbiamo messo sul tavolo risorse notevoli perché riteniamo che da qui passi il futuro dell’assistenza sul territorio. Ma prima si deve dire se si condivide l’impostazione e se la si condivide non si può impedire di partire quando tutti sono d’accordo: Poi, sugli aspetti di dettaglio organizzativi possiamo trovare l’intesa, ma non si può cercare ogni cavillo per bloccare tutto. Comunque, noi avevamo già in programma dei confronti, quindi cerchiamo il dialogo, rispettosi delle prerogative di natura contrattuale, ma chiediamo anche che ci sia rispetto per i cittadini.

Perché è così importante questa riforma?

Perché in gioco c’è la possibilità per i cittadini di accedere a dei servizi oppure no. In Trentino nel corso degli anni si è puntato molto sulla rete ospedaliera potenziando i servizi soprattutto per gli acuti e questo ha portato a una solidità della rete ospedaliera che oggi è riconosciuta da tutti gli studi comparativi, anche se si può sempre migliorare. Ora invece ci troviamo a dover lavorare in modo diverso sul territorio.

Cosa manca?

Sta cambiano velocemente la conformazione demografica della popolazione e le patologie. Noi abbiamo dati sulla cronicità che ci dicono che c’è una percentuale di persone con patologie croniche elevatissima, così come l’invecchiamento della popolazione in continuo aumento. I servizi sul territorio oggi non soddisfano tutti, molti devono arrangiarsi. Quindi vogliamo creare un sistema di medicina e assistenza territoriale che comprenda più cose. C’è il tema del post acuto, che riguarda chi dopo un intervento in ospedale viene dimesso, ma ha ancora bisogno di assistenza e non può tornare a casa, per questo stiamo programmando strutture intermedie che garantiscono un’assistenza meno intensa dell’ospedale. Sono previste, ad esempio, al de Tschiderer e nella nuova struttura di Mezzolombardo. Poi abbiamo previsto la figura del coordinatore dell’integrazione ospedale-territorio, che deve garantire la continuità dei servizi per una persona sia in ospedale che poi a casa.

L’aggregazione funzionale territoriale dei medici di base che ruolo ha?

È un tassello fondamentale di questa visione più ampia. Noi abbiamo un modello di medici di base che è ormai quello di decenni fa. Ma oggi sono cambiate competenze e conoscenze. La possibilità di lavorare in gruppo garantisce più servizi ai cittadini. Primo, perché permette la continuità dalle 8 del mattino alle 20 la sera. Se il medico di fiducia è occupato c’è un altro medico di quel gruppo che condivide la cartella clinica. E poi possono anche specializzarsi competenze particolari nel gruppo, oltre a collaborare con altre professioni come gli infermieri.