interrogazione
Rapporti tra assessorato alla salute e ordini sanitari
Nel corso dell’emergenza Covid-19 abbiamo assistito ad una passaggio sempre più marcato da parte della giunta provinciale da un atteggiamento istituzionale ad uno più politico, attento al consenso.
Nella prima fase dell’emergenza infatti la tensione molto alta ha portato la giunta provinciale a comunicazioni molto nel merito rispetto alle decisioni del momento, le opposizioni consiliari ad evitare ogni critica che potesse in qualche modo far perdere fiducia nell’operato dell’istituzione, e i rappresentanti del mondo della sanità a fornire indicazioni in maniera puntuale.
Nel corso delle settimane è aumentata la consapevolezza collettiva intorno al virus, alle terapie per contrastarlo ed ai modelli organizzativi adottati nei diversi territori (nazionali o stranieri), e sono emersi, accanto agli aspetti positivi, anche alcuni errori di impostazione adottati dalla Provincia.
Entrando quindi nella fase della “ordinarietà dell’emergenza”, accanto ad una crescita della capacità di analisi e di critica, è aumentata la “comunicazione difensiva” della giunta provinciale, che ha incominciato ad esaltare gli aspetti positivi (ad esempio la crescita nel numero dei tamponi, con post che inneggiano ai “record” di tamponi, resa possibile dal coinvolgimento degli enti di ricerca del sistema trentino), con attacchi a chi evidenziava le incongruenze (ad esempio nella comunicazione dei dati sui contagi).
Se da parte dell’opposizione ci si attende una critica costruttiva, che parta dalle cose che non vanno per poter migliorare l’approccio nelle successive fasi, da parte di chi governa ci si attende la capacità di autocritica, accanto all’enfasi sugli aspetti positivi.
Invece stiamo assistendo ad una pagina negativa nel rapporto tra istituzione provinciale e mondo delle professioni sanitarie. Eclatante che tutto il mondo della sanità abbia deciso di scrivere una nota con criticità e suggerimenti, con un’unità non facile per un settore tanto complesso: ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri; ordine delle Professioni Infermieristiche; ordine dei Farmacisti; ordine dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle Professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione; ordine della Professione di Ostetrica; ordine dei Medici veterinari; ordine degli Psicologi; ordine degli Assistenti sociali.
Dall’appello del mondo della sanità emerge tra l’altro che non è mai stato convocato dall’inizio della legislatura, e nemmeno in occasione dell’emergenza Covid-19, il Consiglio dei Sanitari, l’organo deputato per le consultazioni tra Provincia e rappresentanze sanitarie, previsto dalla legge 16/2010.
Non abbiamo letto comunicati o interviste di risposta alla lettera aperta di tutti i rappresentanti delle professioni sanitarie, ma abbiamo invece assistito ad un comunicato ufficiale di attacco al presidente dell’ordine dei medici, reo di aver semplicemente evidenziato alcuni fatti, alcuni errori universalmente riconosciuti compiuti dalla Provincia nella prima fase dell’epidemia, in particolare il ritardo nell’effettuare i tamponi.
Il mantra della giunta, già espresso più volte in conferenza stampa dal presidente Fugatti ed ora ripetuto in un comunicato dall’assessore alla salute, è che l’ordine dei medici (e con esso evidentemente tutto il resto del mondo della sanità e della cittadinanza) non avrebbe il diritto di evidenziare gli errori commessi dalla giunta, perché “bastava lo dicessero prima”. Avrebbero indicato una serie di azioni da compiere in maniera tardiva, e quindi ora non se la prendano con la giunta.
Questa posizione, tutta politica, non tiene minimamente conto dei ruoli che ogni istituzione possiede. La legge istitutiva dell’ordine dei medici è il d.lgs. 13 settembre 1946 n. 223, e prevede tra le funzioni dell’ordine dei medici:
- Compilare e tenere l’albo dell’Ordine e pubblicarlo al principio di ogni anno;
- Vigilare alla conservazione del decoro e dell’indipendenza dell’Ordine;
- Designare i rappresentanti dell’Ordine presso commissioni, enti ed organizzazioni di carattere provinciale o comunale;
- Promuovere e favorire tutte le iniziative intese a facilitare il progresso culturale degli iscritti;
- Dare il proprio concorso alle autorità locali nello studio e nell’attuazione dei provvedimenti che comunque possono interessare l’Ordine dei Medici;
- Esercitare il potere disciplinare nei confronti dei sanitari liberi professionisti iscritti all’albo, salvo, in ogni caso, le altre disposizioni a carattere disciplinare e punitivo contenute nelle leggi e nei regolamenti in vigore;
- interporsi, se richiesto, nelle controversie fra sanitario e sanitario, o fra sanitario e persona o enti a favore dei quali il sanitario abbia prestato o presti la propria opera professionale, per ragioni di spese, di onorari o per altre questioni inerenti all’esercizio professionale, procurando la conciliazione della vertenza e, in caso di riuscito accordo, dando il suo parere sulle controversie stesse.
Non siamo a conoscenza se, dopo 76 anni dall’approvazione del d.lgs 223, la Provincia autonomia di Trento, magari con una delle decine di ordinanze emanate per fare chiarezza sugli obblighi della popolazione nell’emergenza covid-19, abbia modificato le competenze dell’ordine dei medici, ma ad oggi non risulta tra le sue funzioni quella della programmazione sanitaria, compito che la legge provinciale 16 del 2010 attribuisce invece alla giunta provinciale.
Tutti gli epidemiologi, anche ora che è passato qualche mese da quando il mondo ha dovuto riorganizzarsi per fronteggiare l’epidemia, sono concordi su un fatto: le strategie adottate nella primissima fase di diffusione di un virus determinano l’andamento della curva.
Per questo la spiegazione di un contagio particolarmente alto in Trentino in tutta la fase 1 è spiegabile con l’errore strategico iniziale di non mettere in campo prontamente un sistema organizzativo capace di individuare e contenere immediatamente i focolai sul territorio (accanto ad alcune concause: le chiusure tardive delle piste da sci; la discussione forzata sulle chiusure delle rsa ed il loro coordinamento tardivo; la mancanza di DPI per i sanitari..). Soltanto l’insistenza del mondo della sanità ha portato ad un cambio di strategia, con una politica di aumento dei tamponi avviata controvoglia soltanto a fine marzo. Questo è un fatto, e gli ordini professionali non avevano il ruolo di indicare la strada alla Provincia. Sono intervenuti quando hanno visto, pagandolo sulla loro pelle, che la strada imboccata non era quella corretta. E per questo vanno ringraziati, non attaccati.
Tutto ciò premesso, interrogo il presidente della Provincia e l’assessore competente per sapere:
1. a chi compete nella nostra provincia la programmazione sanitaria;
2. se vi siano atti normativi recenti in grado di modificare le disposizioni nazionali, che hanno attribuito una competenza programmatoria agli ordini professionali;
3. se siano a conoscenza che l’andamento di un’epidemia dipende in maniera determinante dalle azioni poste in essere nella primissima fase della stessa, e che gli errori strategici della prima fase impattano in maniera molto alta; per questo, se è sicuramente positivo che a fine maggio il numero dei tamponi sia più alto rispetto ad altri territori, sarebbe stato ancora più importante avere un numero alto di tamponi nel mese di marzo;
4. se l’enfasi con cui si pubblicizza il finalmente alto numero di tamponi porta a riconoscere l’importanza del sistema della ricerca trentina, e quindi a rivedere posizioni passate critiche da parte della Lega salvini e a ristabilire finanziamenti che consentano di sviluppare questo settore strategico;
4. se non si ritenga vantaggioso per il sistema provinciale, riconoscere – accanto agli aspetti positivi – anche gli errori compiuti nella gestione dell’emergenza covid-19, accettando le critiche del mondo della sanità, al fine di migliorare l’azione nella fase 2 e successive, cercando di confrontarsi nel merito rispetto alle considerazioni degli ordini professionali anziché difendersi attaccandoli;
5. per quale motivo non sia ancora stato convocato in questa legislatura il Consiglio dei sanitari, se non si ritenga che la voce di chi in sanità lavora quotidianamente sia particolarmente autorevole da ascoltare al fine di adottare le decisioni più consapevolmente possibile e se si intenda rispondere alla richiesta del mondo della sanità convocando ora il Consiglio dei sanitari;
6. quale sia la posizione della giunta rispetto ai suggerimenti indicati nella lettera aperta del mondo delle professioni sanitarie;
Consigliere Avv. Luca Zeni