Interrogazione n.

QUALI POLITICHE PER IL MERCATO DEL LAVORO?

Se non siamo già dentro una fase emergenziale del mercato del lavoro trentino, ne siamo sicuramente poco distanti. A sostegno di quest’affermazione non ci sono più solo le Organizzazioni sindacali, bensì i dati oggettivi forniti dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro dell’Agenzia del lavoro.

L’economia rallenta e nei primi cinque mesi del corrente anno sono venuti meno oltre 1.500 posti di lavoro. Uno sguardo di raffronto con lo stesso periodo dello scorso anno ci obbliga , purtroppo, a registrare un calo medio dell’occupazione in Trentino pari al 5%, con punte maggiori nel settore manifatturiero, ma comunque con una complessiva flessione diffusa anche in tutti i comparti del terziario.

Evidentemente non tutte le responsabilità cadono in capo alla realtà provinciale. La crisi economica che serpeggia un po’ ovunque in Europa porta con sé ricadute negative sul mercato del lavoro continentale e le incertezze degli investitori pubblici e privati, causate anche da politiche più o meno assennate da parte delle grandi potenze mondiali, contribuiscono ad un generale clima di incertezza e sfiducia che, di certo, non favorisce la ripresa economica. Se a ciò si aggiunge l’ormai costante contrazione delle risorse disponibili per le famiglie, ne risulta una compressione dei consumi che genera, a sua volta, ulteriori impatti negativi sulle produzioni e quindi sugli operatori delle stesse.

Ma se questo è il quadro macroeconomico, ciò non significa che le responsabilità politiche territoriali debbano venir meno. Anzi. 

Le tradizioni dell’autonomia speciale hanno sempre imposto, in simili frangenti, l’adozione di politiche innovative e coraggiose, come insegna la sperimentale e coraggiosa intuizione della Legge provinciale 16 giugno 1983 n. 19, istitutiva dell’Agenzia del Lavoro, in un contesto socioeconomico non molto dissimile da quello attuale. Non si trattava allora solo di avviare un processo di innovazione negli interventi di politica del lavoro, bensì di pensare in termini di sviluppo storico, anziché di contingenza, guardando al futuro percependo, come lo definiva il lessico di Aldo Moro, “l’ansia profonda di liberazione in un raggiunto clima di consenso sociale”.

Ciò che serve insomma non è solo attivare qualche meccanismo a tampone, ma pensare alla prospettiva, guardando alle possibili mutazioni delle economie e dei processi produttivi, anche attraverso la lente scientifica dell’Università, per individuare, infine, modelli nuovi con i quali aggredire le difficoltà prevedendone, laddove possibile, gli effetti almeno di media durata. 

Una nuova politica del lavoro, figlia di una concertazione seria e costante e non di sordità istituzionali, dovrà pur essere messa quindi in campo a breve dalla Giunta provinciale, se la stessa non vuole far soccombere l’intero mercato del lavoro locale, trascinato da fattori esterni ed interni verso un declino preoccupante, in nome di una incomunicabilità con le Organizzazioni sindacali e con tutti gli attori che intervengono nella movimentazione del mercato del lavoro, ivi compresa la pubblica Amministrazione per la quale, fra l’altro, urge un piano concreto di assunzioni e di riequilibrio dell’occupazione a fronte delle molte uscite prodotte anche da spinte normative nazionali recenti e forse non del tutto sostenibili nello scorrere del tempo.

Il compito politico è, in questo settore e senza dubbio, impervio, anche a causa delle rigidità contrappositive con le Organizzazioni del lavoratori innescate nei primi mesi di governo dall’attuale maggioranza e dal costante ricorso a slogan di cambiamento, ai quali raramente hanno fatto seguito atti degni di tale nome, mentre è mancato del tutto, almeno fino ad oggi, il ricorso alle potenzialità dell’autonomia quale motore di rivolgimenti profondi capaci di misurarsi con la complessità e di esprimere coscienza della realtà e delle sue antinomie. L’autonomia infatti comporta, per la sua stessa natura, una situazione speciale e di diversità in capo a chi pretende di farsene titolare e aumenta, in corrispondenza, il carico di responsabilità, di impegno e di applicazione cui la pratica politica si deve continuamente ispirare.

Alla luce di queste considerazioni, si chiede cortesemente alla Giunta provinciale di sapere:

- come la stessa intende affrontare nel breve periodo l’evidenziata crisi del mercato del lavoro provinciale;

- come invece ritiene di dover programmare le proprie politiche di settore nel medio periodo, posto che le oscillazioni dell’economia esporranno sempre più la realtà trentina a rischi e difficoltà;

- se reputa giunto il momento di superare la rigida dialettica dello scontro, fin qui dichiarato e praticato con le Organizzazioni sindacali, aprendo gli spazi a nuove forme di concertazione responsabile;

- se, infine, vorrà finalmente investire sulle potenzialità dell’autonomia, non foss’altro per aggiornare la strumentazione normativa attuale adattandola alle mutate condizioni economiche e sociali ed immaginando inoltre una più vasta integrazione dell’imprenditoria straniera presente ed operante sul nostro territorio nei processi di sviluppo in atto.

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

Distinti saluti

- avv. Luca Zeni -