Interrogazione n.
QUALE SUPPORTO BANCARIO ALLE PICCOLE IMPRESE?
Fra i motori propulsivi dello sviluppo economico di un territorio, soprattutto in una fase di ripresa come quella che stiamo vivendo, l’accesso al credito riveste un ruolo fondamentale, perché spinge l’impresa e favorisce l’innesco di processi economici virtuosi. La questione è talmente storicizzata nel sistema capitalistico anche locale che proprio qui la rete del mutualismo di matrice cattolica ha messo radici, grazie all’intuizione di don Guetti, sostenendo l’economia trentina in anni difficili proprio attraverso una facilitazione concreta nell’accesso a finanziamenti ed investimenti.
Purtroppo, per una complessa serie di ragioni non ultime quelle della globalizzazione, il sistema delle Casse Rurali, che tanto aiuto ha offerto alla nostra imprenditoria, si sta sempre più trasformando, anche in virtù di accorpamenti sempre più grandi, da realtà mutualistica di prossimità a normale struttura bancaria di natura commerciale.
Ne fa testimonianza, ad esempio, la difficoltà oggettiva nell’accedere a sostegni da parte di piccoli imprenditori, di artigiani e di chiunque non possa offrire un pacchetto di garanzie più che solido e, spesso, di portata perfino superiore alla richiesta di finanziamento.
Se il problema è per alcuni versi comprensibile e si inserisce nella necessità di qualsiasi banca di non perdere i fondi erogati a prestito, non può essere qui sottaciuto il nodo della socialità e della prossimità. Le Casse Rurali infatti, fino a poco tempo fa, hanno sempre tenuto conto, nell’erogazione di prestiti e mutui, anche della vicenda delle aziende o degli imprenditori richiedenti; hanno valutato il contesto sociale e le finalità della richiesta di denaro; hanno messo sul piatto della valutazione complessiva una somma di elementi anche diversi dal mero calcolo di affidabilità, basato su un corposo insieme di garanzie. In altre parole hanno svolto una funzione anche sociale, che oggi pare essere venuta meno, con ricadute negative su tutta la piccola imprenditoria locale e non solo.
In questa situazione, compito della politica deve essere quello di facilitare in concreto, oltreché a parole; di favorire l’economia, anziché di frenarla; di aiutare l’imprenditore ad ottenere rapidamente i fondi che gli servono per sviluppare la sua impresa, senza dover perdersi in un mare di richieste di garanzia e/o di fideiussione. Al di là delle altisonanti dichiarazioni mirate solo ad acquisire momentaneo consenso, ciò che serve veramente è una riflessione ampia e condivisa, attorno alle politiche del credito sul territorio provinciale e con particolare riguardo al sistema delle Casse Rurali.
Solo in questo modo si potrà evitare l’impoverimento dell’economia delle periferie; la perdita di “appeal” dell’artigianato; la dismissione di molte professioni, puntando invece al rilancio effettivo ed al sostengo di una nuova imprenditoria, capace di attrattiva e di sviluppo.
Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:
- quali politiche del credito intende promuovere, anche nel contesto del P.N.R.R., per un effettivo rilancio della piccola imprenditorialità del territorio;
- se intende riallacciare il dialogo con le banche del territorio, che rimangono un presidio relazionale forte con le PMI e le famiglie trentine;
- se ed eventualmente come può intervenire per contenere la richiesta di garanzie e/o di fideiussioni che il sistema del credito cooperativo chiede ormai a chiunque prima di erogare prestiti anche non eccessivamente corposi, posto che, per alcune tipologie di concessione, le garanzie offerte dallo Stato e le coperture esibite per le restanti quote dovrebbero essere più che sufficienti; in particolare se si intendono utilizzare maggiormente Confidi che oggi appaiono sottoutilizzati;
- se ritiene di intervenire e secondo quali modalità per equilibrare la disparità evidente di trattamento, nell’applicazione dei tassi di interesse, per richiedenti a reddito fisso e per richiedenti in possesso di redditi da lavoro autonomo e/o a tempo determinato;
-se si intendono utilizzare le risorse pubbliche dove possono fare maggior leva ed in compartecipazione del rischio fra sistema del credito e PAT, non solo con garanzie pubbliche ma con stimoli alla capitalizzazione delle imprese, con finanziamenti all’educazione finanziaria ed altri strumenti capaci di incidere in tale direzione.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti