l’Adige 29 luglio 2018. Di Tommaso Gasperotti

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«È da un anno che  il numero di arrivi e presenze di migranti in Trentino, come nel resto d’ Italia, sta calando drasticamente. Ed è un anno che il sistema d’ accoglienza trentino non registra particolari criticità». Non si sorprende l’ assessore provinciale alla salute e politiche sociali Luca Zeni di fronte al quadro statistico aggiornato dei flussi migratori nella nostra provincia. «Sono dati – sottolinea l’ assessore – che abbiamo sempre avuto ben presenti, a testimoniare che l’ esasperazione mediatica con cui Salvini commenta l’ arrivo di ogni barca al largo delle nostre coste non trova alcun fondamento».

È dal luglio 2017, in seguito agli accordi bilatelari con la Libia e la stretta avviata già dall’ex ministro degli Interni, Marco Minniti, che le presenze di richiedenti asilo in Trentino sono diminuite di molto. Lo confermano i dati, sia quelli messi a disposizione da Cinformi che il trend registrato a livello nazionale. Ed è alla luce di quei dati, precisa Zeni, che stiamo ragionando per gestire nel modo più efficiente e attento possibile l’ accoglienza e l’ integrazione di queste persone. «Questi sono i temi veri. Il resto – evidenzia l’ assessore, tirando in ballo il premier leghista Salvini che di porti chiusi e respingimenti ha fatto il suo mantra – sono sono slogan elettorali e specchietti per allodole buoni solo a fomentare odio e timori infondati».

Anche la distribuzione dei richiedenti asilo nei vari Comuni trentini, fino a qualche mese fa oggetto anche di accese diatribe e insofferenze, sta filando liscia grazie al netto calo di arrivi da un anno a questa parte. Da luglio 2017 non ci sono stati più arrivi da sbarchi. Sono ricominciati questo mese, anche se a ranghi decisamente ridotti. «Una situazione, meno basata sull’ urgenza, che ci permette di gestire l’ accoglienza con maggior  attenzione e serenità, sia nelle strutture che in maniera diffusa nei territori», prosegue Zeni.

Ha sorpreso, in questo senso, il contrordine con cui venerdì pomeriggio il ministero degli Interni ha «spedito» a Torino i trenta profughi che erano arrivati alla residenza Fersina dopo un lunghissimo viaggio. Tra loro anche donne e 13 minori, tutti di origine irachena. «Alla nostra provincia – conclude Zeni – spetta una quota pari allo 0,9% dei richiedenti asilo, secondo la ripartizione proporzionale assegnata dallo Stato alle varie regioni. Le trenta persone arrivate l’ altro giorno a Trento dopo sei giorni di navigazione e venti ore di pullman hanno potuto riposare un po’ mangiare qualcosa prima di ripartire alla volta di Torino. Noi eravamo pronti, come abbiamo sempre fatto. Certo, se il ministero avesse definito prima l’ ulteriore trasferimento a Torino sarebbe  stato meglio per tutti loro».

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