Interrogazione a risposta scritta

Quali azioni per sostenere le funzioni in ambito sociale, culturale, di politiche giovanili e familiari in seguito al commissariamento delle Comunità di valle?

L’attuale compagine politica che governa pro tempore la Provincia autonoma di Trento, non ha mai nascosto le sue critiche al modello istituzionale che prevede, tra Provincia e Comuni, un ente intermedio, la Comunità di valle.

Le comunità, pensate per superare i comprensori, enti amministrativi che avevano perso efficienza e non erano mai decollati realmente, nelle intenzioni del legislatore dovevano essere luoghi di raccordo politico tra comuni, capaci di esprimere una programmazione del territorio e di superare l’eccessiva frammentazione.

Dopo due anni di legislatura tuttavia la maggioranza provinciale si è limitata ad approvare una norma che commissaria le comunità stesse, di fatto confermando i Presidenti in carica, e concentrando su di loro tutte le funzioni, in attesa che la maggioranza stessa riesca ad elaborare una proposta alternativa.

Al di là dell’evidente inadeguatezza di una proposta che si limita a prendere tempo, la scelta di non prorogare tutti gli organi, ma di concentrare tutte le funzioni nelle mani di un unico commissario, sta creando notevoli disagi, con un rallentamento di funzioni importanti e di impatto sui cittadini.

Questo modo di procedere denota una totale mancanza di riconoscimento, da parte della Giunta Provinciale, del ruolo socio-culturale esercitato dalle Comunità di Valle, volto a valorizzare l’apporto costruttivo del territorio e dei suoi rappresentanti in seno agli organi di governo della stessa quali il Consiglio di Comunità ed il Comitato Esecutivo.

Sono state penalizzate soprattutto le comunità dove più si è riusciti a lavorare rafforzando il lavoro di rete, la partecipazione attiva, modalità che sono dei punti di forza irrinunciabili per avere a una visione condivisa relativamente al futuro della valle.

In molte comunità si è lavorato per un coinvolgimento pubblico e privato volto a conseguire il benessere familiare, a favorire il protagonismo dei giovani, a sensibilizzare i cittadini sul valore delle modalità partecipative, a diffondere la consapevolezza che l’autogoverno dei territori è una grande opportunità e uno strumento fondamentale per l’esercizio dell’autonomia.

Spesso gli strumenti e i metodi messi in atto per perseguire questi obiettivi hanno portato a privilegiare soprattutto la dimensione relazionale, comunicativa, propositiva con le persone e con le amministrazioni. Costruire una rete comunitaria, fatta di legami significativi, è il presupposto di qualsiasi azione amministrativa consapevole e per una comunità solida.

Alcune Comunità inoltre hanno avviato processi di riforma importantissimi per il tessuto sociale, con progetti sperimentali ed innovativi. Pensiamo alla costituzione dei DES, o la predisposizione di gare d’appalto che hanno rinforzato il ruolo della rete, nelle politiche giovani. A questo dobbiamo aggiungere le prossime scadenze sulla fornitura dei servizi di assistenza domiciliare. Una partita di circa 60 milioni di euro, che dovrebbe rivolgersi verso l’uso di strumenti innovativi, che permettano la costruzione di modelli di servizi che rispondano alle mutati bisogni sociali. Uno strumento che anche la Corte costituzionale ha ritenuto valido in una recente sentenza, l’utilizzo della co-programmazione e co-progettazione. Strumento che già alcune Comunità hanno provato ha proporre, consapevoli che solo attraverso progetti condivisi con gli stakeholders, sarà possibile portare sul territorio nuove modalità di assistenza.

Purtroppo questo aspetto, con il commissariamento delle Comunità di Valle, è ora ignorato.

Inoltre, a seguito del commissariamento, è venuta a mancare anche la figura dei referenti istituzionali del Piano Giovani di Zona e dei Distretti Famiglia, ruoli che, nei contesti istituzionali in cui è prevista la loro presenza, dovrebbero essere assunti dal Commissario/Presidente.

Molti commissari sono preoccupati perché sono consapevoli che è pericoloso non dare continuità a quanto costruito, perché i legami e le relazioni devono essere vivificati e mantenuti.

Vi è molta incertezza anche sul ruolo dell’Agenzia per la Famiglia in questo momento, e sul destino dei Distretti Famiglia, delle Politiche Giovanili e Familiari (saranno solo assistenziali?) i cui referenti istituzionali, con le amministrative di settembre 2020, sono decaduti.

Analoga incertezza vi è sul ruolo della Consulta della Famiglia, nominata dalla Giunta Provinciale, ma di fatto inattiva.

Tutto questo in un momento storico nel quale sarebbe ancora più necessario un presidio forte, viste le difficoltà sociali per giovani e famiglie dovute alla pandemia.

Tutto ciò premesso, si interroga il Presidente della Provincia e l’Assessore competente per conoscere

  1. Entro quale data si preveda di presentare una proposta di riforma istituzionale che superi l’attuale fase di commissariamento;

  2. Se si è consapevoli delle difficoltà e delle incertezze che in questo momento riguardano le diverse funzioni svolte dalle Comunità di valle, in particolare nell’ambito socio culturale, delle politiche giovanili e familiari, e come si intende gestire questa fase transitoria, che necessiterebbe di un grande presidio;

  3. rispetto al piano giovani di zona, ai distretti famiglia, come si intenda mantenere quanto finora promosso e valorizzato dalle Comunità.

  4. Se sono stati considerati i rischi sociali e di tutela del terzo settore trentino, in prossimità di scadenze importantissime sul piano della fornitura di servizi sociali, consapevoli che i modelli di gara classici non rispondono né agli attuali bisogni dei cittadini, né garantiscono il grande know how delle nostre imprese del terzo settore.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

 Avv. Luca Zeni