
La situazione nel Partito Democratico del Trentino è molto difficile. La sconfitta alle primarie per la Presidenza della Provincia è stata pesantissima, ma il dibattito successivo denota uno scollamento forte tra la classe dirigente e i cittadini. L’assemblea del 28 luglio (due settimane dopo le primarie..) ha mostrato come non sia bastata nemmeno quella sconfitta a far capire che o si cambia o si muore. La proposta del segretario Nicoletti (che aveva annunciato le dimissioni, ma come spesso accade in Italia si annunciano ma non si praticano) è stata al limite del lecito: rimanere segretario formalmente, ma senza compiti operativi, per poter nominare il candidato perdente alle primarie, Olivi, segretario di fatto senza dover rispettare la maggioranza prevista dei 2/3 dell’assemblea per la nomina di un nuovo segretario, che evidentemente non ci sono. Le tante prese di posizione contrarie hanno bloccato questo tentativo, ma rimane l’incredulità per l’incapacità di prendere atto che occorre cambiare subito, senza se e senza ma, la linea politica. Di seguito una traccia dell’intervento che ho svolto ieri in assemblea, e in allegato alcuni articoli di stampa.
29.07.2013
Sono due i sentimenti prevalenti in questo momento. Il primo è di preoccupazione per il Trentino. Ancora una volta rischiamo di cadere semplicemente nella retorica della rivendicazione del buon governo. Non basta più. La crisi sta colpendo forte anche in Trentino, e a poco servono le iniezioni di risorse per mantenere un’occupazione desueta. I cittadini trentini la vivono, ce lo dicono i dati statistici in peggioramento, ce lo dicono i contatti quotidiani. Sta venendo meno la fiducia verso il futuro, e la prima responsabilità di un partito che vuole essere riferimento di governo per questa comunità, è recuperare una credibilità che ormai ha perso. Una preoccupazione alimentata dalla frammentazione del quadro politico. Il centro destra conta su un voto d’opinione che, per quanto piccolo, non può essere eliminato; la componentegrisentiana sta lavorando e saranno molte le liste a sostegno di Progetto Trentino; anche se residuali, i 5 stelle saranno presenti, così come la sinistra. Ecco che la prospettiva di una legislatura con una maggioranza di 18 consiglieri su 35, con gli assessori non più incompatibili che dovranno essere sempre presenti in aula, rischia di fare diventare la prossima una legislatura difficilissima da governare e instabile. Non possiamo permettercelo, non saranno 5 anni di transizione, saranno 5 anni determinanti per il futuro del Trentino. Il secondo sentimento è l’incredulità. Incredulità di fronte a analisi della situazione al limite dell’insulto per gli elettori del Pd. Il candidato sostenuto dal Pd ha perso la partita più importante, una partita che doveva stravincere. 2 elettori su 3 di quelli che di solito vengono alle nostre primarie non sono venuti, e noi cerchiamo scuse nel fatto che il Pd nazionale ha deluso (quando mai negli ultimi anni è stato un grande traino?), sull’impegno di questo o quell’amministratore. La realtà è che c’è uno sfasamento tra il mondo fuori e una classe dirigente che ha tradito lo spirito originario del Pd, che è fatto di apertura e non di accordi di apparato. Tra una società disillusa e un partito che non riesce a rimotivare, a mostrare una visione di futuro, a guardare in avanti. Incredulità dicevo. La mia storia mostra il mio attaccamento all’idea stessa del Pd. Sono stato in prima fila perché la allora Margherita non bloccasse la nascita del Pd in Trentino, e recentemente, credendo di fare il bene del partito, ho fatto un passo indietro di fronte alle forzature che hanno portato a perdere le primarie. Probabilmente ho tradito quello spirito scritto nel nostro stesso statuto, ma in quel momento rinunciare a mobilitare, o a impugnare decisioni contrarie alle nostre regole mi è sembrata la scelta migliore per non indebolire il candidato del pd, perché di una sua vittoria avrebbe beneficiato tutto il Pd, e di conseguenza il Trentino. Ricordo questo perché oggi sono nella posizione inattaccabile di chi ha fatto di tutto per il bene di questo partito. Dopo quella che è stata la più grande sconfitta della pur breve storia del PD trentino, di fronte a una evidenza accecante, ho scelto la strada del silenzio, dando per scontato che chi ci ha condotto a questo risultato favorisse un processo di cambiamento netto, ma dall’interno. E invece, ancora l’incredulità di vedere una dirigenza che ormai scollegata dal suo elettorato, che si incolla alle poltrone, chiusa in un fortino, invece di aprirsi. Lo dico con grande rispetto e cautela, perchè in tanti anni ho sempre parlato di temi, e non di persone. Di solito chi mette la faccia si assume le sue responsabilita e gli altri non infieriscono. invece Incredulità nel vedere che chi aveva l’onore di guidare il Pd, invece di riconoscere le proprie responsabilità, antepone le garanzie personali al ragionamento politico complessivo. Annuncio il mio voto contrario alla proposta di far fare a olivi il segretario di fatto. Anche la questione del voler forzare sul capolista ora più che increduli lascia esterefatti. E non lo dico certo perché voglia rivendicare io quel ruolo, che ho già rifiutato quando si erano aperte le grandi trattative per avere un candidato unico: sono sempre stato l’ultimo della lista, e vi assicuro che non è quello il problema principale per un candidato. Cari amici democratici, oggi siamo chiamati al senso di responsabilità. Che non vuol dire “non litighiamo, che dobbiamo sembrare uniti”, né “troviamo una spartizione che accontenti tutti”, che non è di questo che abbiamo bisogno. Al massimo questo rallenterebbe un po’ il percorso di una nave diretta verso gli scogli, la perdita di consenso sarebbe un po’ minore. Ma oggi abbiamo bisogno di cambiare quella rotta. Senso di responsabilità allora vuol dire dare una prospettiva nuova al Trentino, restituire fiducia ai trentini, recuperare quello spirito di freschezza, innovazione, apertura, che hanno accompagnato la nascita del PD. E vuol dire parlare di Trentino, perché tra le tante concause, il principale motivo della sconfitta alle primarie, è che non si è trasmessa una idea di futuro capace di generare condivisione e aspettative, e non basta certo una generica carta d’intenti. Abbiamo aspettato due settimane perché si maturasse all’interno quello che all’esterno è evidente da molto tempo. Purtroppo sono state le ennesime due settimane sprecate. Chiedo di trovare le persone che possano gestire il partito dando un segnale di cambiamento, siano AGOSTINI, CREPAZ, GILMOZZI, chi vogliamo, ma purché passi l'idea che vogliamo cambiare linea. Diversamente meglio un congresso subito, anche se i tempi sono stretti. Solo così possiamo rilanciare questo partito e lavorare per il Trentino. GrazieOLIVI-ZENI-FERRARI Assemblea PD Invoca Rinnovamento
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