La maggioranza leghista nelle scorse settimane ha annunciato di voler cancellare l’organizzazione dell’Azienda sanitaria prevista in via sperimentale con legge provinciale nel 2017, peraltro senza spiegare i motivi, ed ha presentato un articolo ad hoc nella legge di bilancio.
Non esiste un modello organizzativo perfetto, perché l’organizzazione deve essere adattata a seconda degli obiettivi che si pongono, e il modello approvato nel 2017 aveva lo scopo di favorire più possibile la rete ospedaliera e l’integrazione tra ospedale e territorio, superando le rigidità di un’impostazione “verticale”, basata su distretti e ospedali autonomi. In tal modo si mirava a riconoscere funzioni diverse tra gli ospedali, per garantire la maggior qualità possibile, la possibilità di progettualità e quindi di attrattività per i medici, con percorsi di integrazione per la medicina di territorio. Ha funzionato tutto alla perfezione? Sicuramente no, perché un progetto così ambizioso necessita di essere “sul pezzo” costantemente, e di avere la capacità di sistemare via via le cose che non funzionano, in particolare sapendo che più orizzontalità può portare a delle difficoltà nella “catena di comando”, e quindi occorre trovare i correttivi.
La giunta leghista, dopo aver magnificato il sistema fino almeno a giugno 2020, citando l’ottima capacità di reazione del sistema ospedaliero alla fase 1 dell’epidemia, con l’esplosione della fase 2 – con difficoltà in Trentino dovute soprattutto alla mancata programmazione nei mesi estivi, dalla centrale covid al sistema di tamponamento fino all’assistenza domiciliare – ha pensato bene di tornare all’organizzazione ospedaliera precedente, quella prevista in Trentino nel 2010 dall’allora maggioranza Dellai, con qualcuno che ha addirittura imputato al sistema sanitario “ereditato” nel 2018 le cause delle difficoltà attuali..
Nel corso della discussione del bilancio siamo riusciti a “tamponare” con due provvedimenti, adottati dal Consiglio:
1) un emendamento, che subordina ad una analisi e ad un confronto l’adozione dei provvedimenti di ripristino del sistema organizzativo dell’Apss precedente: “previa elaborazione di un’analisi della sperimentazione prevista dal comma 6 ter dell’articolo 56 della legge provinciale n. 16 del 2010, nelle procedure per le modifiche dell’assetto organizzativo dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari prevista dall’articolo 56, comma 6 quater, della medesima legge provinciale, è sentito il parere della competente commissione consiliare permanente, del consiglio sanitario, delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del comparto sanitario”
2) un ordine del giorno, che riprende lo stesso identico testo di una risoluzione che avevo proposto e che era stata approvata dal Consiglio provinciale il 20 maggio 2020, e che riassume i capisaldi che dovrebbe seguire il nostro sistema sanitario. Da allora la maggioranza ha dichiarato di voler seguire una strada molto diversa, ma si è vista comunque costretta a riapprovare quel testo che aveva approvato soltanto pochi mesi fa. Se lo rispetterà, la riorganizzazione che ha annunciato con qualche slogan la giunta), non dovrebbe creare danni eccessivi.. “Non possiamo più permetterci organizzazioni focalizzate sul “contenitore”, siano essi ospedali piuttosto che distretti. Occorre invece concentrare la nostra azione sui processi e i contenuti della nostra assistenza. I luoghi fisici dove vengono erogate le prestazioni restano basilari, ma vanno ripensati in una logica di trasversalità, equità ed accessibilità alla nostra rete dei servizi“
In allegato il testo completo approvato dal consiglio: