bonaccini

L’intervista di Luisa Patruno sull’Adige:

 

E’ positivo per il consigliere provinciale del Pd, Luca Zeni, che ora si apra una fase congressuale per il partito sia a livello nazionale che provinciale: “Ma non per dire se vogliamo allearci con Calenda o Conte ma per definire cosa vogliamo essere”.

E Zeni la sia idea di Partito democratico la vede ben rappresentata da Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, che figura tra i nomi dei possibili candidati alla segreteria nazionale. E anche a livello locale ritiene sia necessario un rinnovamento della segreteria.

Consigliere Zeni, Giorgio Tonini ha detto che la linea politica seguita dalla segretaria Lucia Maestri per le politiche è stata quella giusta e quindi non si deve cambiare. Condivide?

Diciamo che io la penso un po’ diversamente.

Meglio rinnovare la segreteria anche in Trentino? Perchè?

Secondo me va allargato il ragionamento a quello che è accaduto a livello nazionale perché tutto è collegato. Vedo che si propongono ricette, ma il risultato è un mix di fattori: la questione identitaria di appartenenza, le leadership nazionali, la conoscenza del candidato locale e del programma, ma quello che alla fine prevale è il messaggio simbolico che passa, ovvero come si fa sentire il cittadino in sintonia.

Il Pd non riesce ad essere in sintonia con i cittadini?

Ha perso questa capacità non avendo risolto i problemi legati alle diseguaglianze. E’ positivo che Prodi e poi Letta abbiano detto che il Congresso si fa per ragionare su chi siamo. Tra le figure che si stanno proponendo io apprezzo Bonaccini, che viene da una storia di sinistra ma è un governatore tipo “Zaia di sinistra”, nel senso che riesce a coniugare una serietà di governo con la capacità di intercettare i problemi che è molto larga. La coalizione sarà il passo successivo dopo aver chiarito cosa vogliamo essere. Nessuno vuole non allearsi.

Potrebbe candidarsi Lei come segretario in Trentino? 

Un attimo, vediamo. Ne dobbiamo ancora parlare, ma al di là dei nomi penso che il Pd debba ripensarsi anche qui, non possiamo sottrarci a questo ragionamento.

In Trentino l’Alleanza democratica per l’autonomia ha funzionato. E’ la formula vincente?

Il centrodestra è passato da 122.000 a 115.000 voti, quindi ne ha persi 7.000. Il centrosinistra, sommando anche il Patt che c’era nel 2018 aumenta di 27.000 voti. Il Patt è rimasto identico, aumentato di 500 voti e il Pd identico, aumentato di 850 voti sulla città e c’è stato un aumento molto importante dei verdi.  Rispetto al nazionale, direi che il centrosinistra autonomista nel suo complesso ha recuperato, quindi penso che una certa valutazione negativa del governo provinciale ci sia stata. Tra la Camera e il Senato però abbiamo perso voti, quindi non so se si può dire che l’Alleanza sia sufficiente.

Quindi sulle provinciali come vi dovreste presentare?

Per prima cosa dobbiamo sapere che la partita è pienamente giocabile per il trend migliore rispetto al 2018, in più ci sono le tante tensioni nel centrodestra, visto che si è spostato il baricentro. Ma certamente va ricostruita un’alleanza larga e anche il mondo autonomista dovrà fare la sua scelta tra una destra a traino Fratelli d’Italia o un centrosinistra che ha dimostrato di poter lavorare in un certo modo. Per noi un altro problema è la dicotomia tra valli e città su cui dobbiamo lavorare.

Per il candidato presidente resta dell’idea che siano utili le primarie di coalizione?

Bisogna fare un ragionamento insieme, ma meno si ha paura dei cittadini e meglio è. Sono favorevole a una consultazione a meno che non si trovi una convergenza su un leader riconosciuto.

Il sindaco di Arco Alessandro Betta del Pd, come l’estate scorsa Donatella Conzatti, ha detto di essere disponibile a fare le primarie. Pensa che il sindaco Betta sia un buon candidato presidente?

Sicuramente è un ottimo amministratore e molto dinamico, è una delle migliori risorse del Pd ed è pienamente titolato ad essere tra le migliori proposte in campo. molto apprezzabile anche che non si nasconda e voglia coinvolgere i cittadini nella scelta.

Ma a chi dice che non si vince con un nome del Pd, come dimostra Pietro Patton, cosa risponde?

Patton ha incarnato molto bene il progetto, ma penso che il risultato, con i voti arrivati soprattutto dalla città, ci dice che avrebbe potuto vincere anche con un nome del Pd.