L’ordine del giorno presentato in Consiglio provinciale nel corso della discussione sul ddl contenente misure di sostegno per la crisi dovuta a covid

Proposta di ordine del giorno

Meno deroghe e più semplificazione

Uno dei temi più discussi nel dibattito politico e nel confronto tra cittadini, imprese ed ente pubblico è quello della semplificazione amministrativa.

Nel nostro Paese gli atti normativi e le procedure – il cui obiettivo ricordiamoci è contrapporsi e porre una barriera ai rischi di abusi, speculazione, corruzione – così come inseriri nell’attuale modello organizzativo della PA, possono produrre un onere elevato di complessità per cittadini ed imprese.

Tale onere , sempre e solo nell’attuale modello organizzativo generale della PA si traduce spesso in un vero e proprio costo, in termini di energie, spreco della forza lavoro delle risorse umane e soprattutto, dal punto di vista dell’utenza civica, in un allungamento di tempi, con ricadute negative sul sistema. Tutto questo, confondendo norme e procedure con le modalità attraverso cui la PA le applica e organizza, vengono definiti in senso negativo “peso della burocrazia”.

Anche la provincia di Trento non è esente dal rischio di una eccessiva e mal percepita “burocrazia”, essendo parte di un sistema normativo molto dettagliato, attuato spesso con il rigore di una tradizione asburgica.

Il tema è risalente negli anni, e nel nostro Paese è stato affrontato in maniera sistematica negli anni ‘90 dalla legge 241/90 (che ha riconosciuto in particolare il ruolo partecipativo del cittadino nel processo di formazione del provvedimento), passando per la c.d. legge Bassanini, e giunto nel riconoscimento più recente della fissazione di un termine di consumazione del potere di autotutela decisoria, e del valore dell’affidamento del cittadino sulla stabilità dei titoli abilitativi e del canone della certezza dei rapporti giuridici prodotti da decisioni amministrative.

Nel tempo si sono introdotti numerosi istituti con l’obiettivo di snellire l’azione amministrativa, esonerando il cittadino da oneri non giustificati, ad esempio il silenzio-assenso, la SCIA, la conferenza dei servizi, l’autocertificazione. Nella stessa direzione le iniziative di digitalizzazione dell’attività amministrativi.

Tuttavia questi istituti non sono stati sufficienti da soli a risolvere il problema, anche perchè parallelamente alla formazione di nuovi istituti non è seguito, di pari passo e coerenza, una diversa concezione del modello organizzativo e della cultura del servizio all’interno della PA; non ultimo, abbiamo assistito purtroppo, in differenti occasioni al sovrapporsi di normative spesso non coordinate e non chiare, che hanno determinato in molti casi il permanere dell’incertezza sul regime amministrativo delle singole attività, sulla stabilità dei titoli abilitativi, sui tempi di definizione delle procedure.

Questa situazione, e le pressioni costanti che arrivano dall’esterno, hanno portato la giunta provinciale ad affrontare il tema della “semplificazione” all’interno del ddl 27 aprile 2020 n. 55 “Ulteriori misure di sostegno per le famiglie, i lavoratori e i settori economici connese all’emergenza epidemiologica da COVID-19 e conseguente variazione al bilancio di previsione dell aProvincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2020-2022”.

Occorre tuttavia distinguere nei processi amministrativi in maniera molto chiara la “semplificazione” dalla “deroga”. La semplificazione affronta il piano delle procedure e dei processi, al fine di rendere più trasparente ed efficace la pubblica amministrazione. E dovrebbe affrontare il tema di fondo, per ogni funzione, se e in quale misura il rilievo degli interessi generali implicati dalla procedura giustifichino il controllo pubblico delle attività cui accede.

Il ddl 55 ricorre in maniera sistematica ed esasperata alla deroga, motivando con ragioni di urgenza legate alle difficoltà del sistema economiche conseguenti all’epidemia in corso, in modo da ridurre i tempi delle decisioni amministrative bypassandole. Questo sistema, tuttavia non strutturale, che si può comprendere per le difficoltà della crisi congiunturale, è sicuramente la strada più semplice, ma anche la meno tutelante sia per il cittadino che per la collettività. Perché non vengono ripensati i processi e rese più veloci le procedure, o ridimensionate dopo attente analisi le procedure soltanto formali e mantenute quelle di garanzia, ma semplicemente tutto viene sospeso in nome della velocità. In tal modo il singolo, cittadino o impresa, non ha la tutela di un procedimento che certifichi la correttezza della sua posizione, mentre la collettività vede diminuire la tutela di interessi pubblici posti alla base dei procedimenti. Gli esempi più citati possono essere riferiti alla tutela dell’ambiente, alla tutela della legalità, alla garanzia dell’imparzialità della pa, per non citare l’anticorruzione e la trasparenza.

Parlare di ripensamento dei processi, prima ancora che delle procedure, costituisce anche un atto di rispetto verso la professionalità e la competenza degli uffici, che andrebbero consultati di più e ingaggiati nei processi di semplificazione verso la collettività, prima ancora che scavalcati da provvedimenti di deroga che implicitamente considerano la macchina amministrativa come prima colpevole di un’applicazione ottusa delle norme.

Tutto ciò premesso, il Consiglio impegna la Giunta a:

  1. garantire in tutti i percorsi di deroga previsti nel ddl 55 la massima trasparenza, anche con comunicazioni ulteriori rispetto a quelle minime previste per legge, di scelte e criteri individuati;

  2. a predisporre entro 60 giorni dall’approvazione del ddl 55 un piano che preveda:

a) una ricognizione di tutte le funzioni pubblicistiche che incidono sulle attività dei cittadini e delle imprese;

b) a valutare, per ogni funzione, in che misura il rilievo degli interessi generali implicati dalla procedura giustifichino il controllo pubblico delle attività cui accede;

c) individuare, alla luce degli esiti del punto b), se e quali funzioni possano essere eliminate in quanto ridondanti e non necessarie per la tutela di interessi generali;

d) per le funzioni che devono rimanere in capo alla pubblica amministrazione, elaborare una proposta di riduzione di procedimenti non necessari (ad esempio pareri, assensi, valutazioni, nulla osta che condizionano l’atto autorizzatorio conclusivo)

  1. trasferire gli esiti della ricognizione effettuata in una proposta riorganizzativa da presentare alla competente commissione consiliare.

cons. Luca Zeni