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Nei giorni scorsi si è aperta un importante discussione rispetto alle elezioni provinciali previste per l’autunno 2023.

Le mie riflessioni nell’intervista di Luisa Patruno sul quotidiano L’Adige

 

ZENI: CONGRESSO E PRIMARIE PER IL PD

Serve un cambio di passo, non un partito rinunciatario

“Il consigliere provinciale sollecita un percorso in vista delle provinciali del 2023 che porti all’evoluzione in forza politica che sia territoriale oltre che nazionale”

“Per noi la partecipazione è un valore fondante, è la regola. E sarebbe anche l’occasione per vivacizzare e anticipare la campagna elettorale. Non dobbiamo avere paura”

 

“Il PD del Trentino in vista del 2023 è a un bivio: deve decidere se accontentarsi di partecipare a una nuova coalizione con il ruolo di partito urbano e nazionale, a fianco delle forze locali; oppure presentarsi come “Partito Trentino Democratico”, che ha l’ambizione di proporre una visione complessiva, coraggiosa, territoriale e nazionale, capace di ricreare il senso di comunità demolito da una Lega, che ha alimentato lo scontro tra valli e città, tra lavoro e impresa, tra pubblico e privato”.

Il consigliere provinciale del Pd, Luca Zeni, interviene nel dibattito che si è aperto nel Partito Democratico su come arrivare pronti alle elezioni provinciali dell’anno prossimo. In sindaco di Arco Alessandro Betta, e l’assessora di Trento, Mariachiara Franzoia, hanno sollecitato il partito a promuovere il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini anche attraverso le primarie per la scelta del candidato presidente e con il congresso anticipato – il mandato della segretaria Lucia Maestri scade a febbraio – per tornare a discutere di politica. E Zeni condivide la necessità di uno scatto di reni affinché il Pd non si limiti a un ruolo subalterno e rinunciatario nella costruzione di una coalizione che voglia avere qualche speranza di vincere.

Consigliere Zeni, PAtt e Campobase si propongono di costituire l’asse territoriale cardine di una nuova coalizione, che in un secondo momento verrebbe allargata ai partiti nazionali, come il Pd. Lei non condivide questo schema? Perché?

Con le scelte della giunta Fugatti vediamo un Trentino che si sta indirizzando un po’ stancamente verso il modello veneto, lo vediamo nella sanità, nel sociale, nel ruolo della pubblica amministrazione e nel mondo del lavoro. E lo stesso impianto dell’autonomia viene messo in discussione, sia dal punto di vista istituzionale che comunitario, di identità trentina, alimentando lo scontro tra gruppi. Per questo servono due pilastri: dobbiamo essere dentro i processi di cambiamento a livello globale, ma anche valorizzare le specificità del territorio per creare le condizioni di uno sviluppo consapevole. La politica deve rispecchiare questa impostazione: non può essere solo localista né guardare solo ai massimi sistemi. Secondo me sarebbe sbagliato politicamente lo schema che attribuisce a qualcuno il collegamento con il il territorio e ad altri quello con il nazionale. Altrimenti così il Pd confermerebbe quella percezione di essere solo il partito delle città e nazionale e non di tutto il Trentino.

Il Pd trentino come dovrebbe cercare di proporsi come partito territoriale?

Per fare un percorso di innovazione che porti a una evoluzione in Partito trentino democratico, serve una vera e larga partecipazione. Il Pd, peraltro, nasce sul coinvolgimento attivo dei cittadini.

Per questo pensa che si debbano anticipare le primarie per il congresso?

Certo, serve un confronto vero, una vera partecipazione. Oggi il congresso è previsto a marzo 2023, ma il rischio è che sia tardivo. Per questo anche alcuni nostri amministratori hanno proposto di anticiparlo, magari in autunno. Penso che la stessa segreteria sia consapevole che serva un cambio di passo per far evolvere il Pd in un Pd dei territori, come aveva teorizzato lo stesso Enrico Letta nelle primarie nazionali del 2007. Potremmo essere modello per il nazionale e favorirebbe la sintonia anche con le forze politiche che si definiscono territoriali.

Condivide la necessità delle primarie per la scelta del candidato presidente?

Per il PD la partecipazione è il valore fondante. Quindi non si discute sul sistema. è la regola, poi naturalmente solo all’esito di un percorso, nel momento in cui ci fosse una larghissima condivisione su un nome si potrebbe fare una scelta diversa. Nel frattempo dobbiamo cercare di persuadere gli altri sulla bontà della partecipazione. A Bologna e Roma le primarie sono state preziose per vivacizzare e avviare al campagna elettorale permettendoci di tornare a discutere con i cittadini. Sarebbe importante soprattutto ora che non siamo al governo e abbiamo di fronte una partita giocabile ma non facile. Non dobbiamo avere paura di aprirci.

 

In allegato le precedenti interviste, in ordine cronologico, di Maestri, Betta e Franzoia