Presentato oggi il Rapporto Immigrazione 2016 curato da CINFORMI

Un valore aggiunto del Rapporto Immigrazione del Cinformi, che da anni fotografa la presenza dei “nuovi cittadini” sul territorio provinciale, è l’impegno dei curatori nell’andare oltre il quadro

rapporto immigrazione

meramente numerico fornendo strumenti di lettura dei dati e chiavi interpretative rispetto alla dimensione puramente statistica.

Il Rapporto offre quindi un’analisi non solo quantitativa ma anche qualitativa, proponendo pertanto spunti e indicazioni utili alla dimensione amministrativa come a quella sociale, a chi ha la responsabilità di governare il fenomeno migratorio come a chi lo vive nelle relazioni quotidiane. Una quotidianità che è direttamente influenzata, in termini di percezione, da artefatti di matrice ideologica e fotografie distorte della presenza dei migranti nel contesto locale e nazionale. Di qui l’importanza di offrire alla comunità uno strumento di conoscenza capace di trasmettere la reale immagine dell’immigrazione. In tal senso, anche i dati di questa edizione del Rapporto “ridimensionano” il fenomeno rispetto alla percezione di una sorta di “invasione”, con particolare riferimento al tema dei richiedenti protezione internazionale.

L’assoluta rilevanza del tema dell’asilo sul piano umano, sociale e – in chiave geopolitica – internazionale non si accompagna, sul piano delle presenze, ad un “allarme sociale”. Tuttavia questo è il messaggio che, spesso in chiave strumentale, arriva da più fonti alla comunità e che gli stessi cittadini, più o meno consapevolmente, veicolano nella piazza virtuale dei social e nella piazza reale delle grandi città come dei piccoli paesi. È un messaggio scientificamente fuorviante che talvolta spinge i cittadini, allarmati da un infondato “pericolo invasione”, ad ignorare la dimensione umana del fenomeno asilo e il dramma di chi chiede aiuto. È interessante notare come, invece, la componente “asilo” sia assolutamente minoritaria rispetto alla generalità dei migranti presenti in Trentino e in Italia, a dimostrazione di come una percezione basata sul “sentito dire” possa canalizzare, allarmare e fomentare l’opinione pubblica in un dibattito segnato da un’emotività che genera il “nemico perfetto”, in questo caso i migranti forzati. Con questa consapevolezza, il Rapporto anche quest’anno è caratterizzato da una lucida macrovisione dell’immigrazione in Trentino, fenomeno di cui il tema dell’asilo è certamente una componente importante ma non maggioritaria. Ancorché l’attenzione dei più sia orientata ai richiedenti protezione internazionale, lo studio ci spinge responsabilmente a guardare, in termini di analisi e di risposta, anche ai circa 48mila migranti che rappresentano ormai una componente strutturale del “sistema Trentino”.

Accanto al percorso di costante radicamento sul territorio dei migranti di lunga permanenza, i dati puntualmente raccolti e analizzati dai curatori confermano il fondamentale apporto dei nuovi cittadini all’economia locale nei più diversi settori produttivi, nonostante si registrino una crescente precarietà occupazionale e, per il secondo anno consecutivo, un calo dei residenti.

Famiglie e migranti forzati sono quindi le due dimensioni “asimmetriche” – dal punto di vista statistico e umanitario – che abbiamo di fronte. Come Trentino governiamo, per quanto ci compete, l’uno e l’altro aspetto del fenomeno migratorio. Avvertiamo tuttavia, nella nostra dimensione locale, l’esigenza di una visione più ampia, sovranazionale: una regia europea in materia di immigrazione – comprendendo naturalmente il tema dell’asilo – capace di rispondere alle dinamiche geopolitiche che determinano i flussi migratori, garantire equità fra gli Stati membri in termini di accoglienza e capace soprattutto di offrire sicurezza a chi, oggi, fugge dalla morte mettendo a rischio la propria vita.

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