In Regione si sta discutendo della legge di riforma dei comuni, ed in particolare dei limiti di mandati per sindaci e assessori comunali. Le posizioni di partenza erano molto lontane, con la SVP che chiedeva di togliere ogni limitazione temporale per sindaci e assessori, ed il Partito Democratico che invece riteneva dovessero esserci limitazioni certe soprattutto per i sindaci. Si è trovata una mediazione che consente alla SVP di aumentare i mandati consecuti per gli assessori, e al Pd di stabilire per la prima volta il principio che i sindaci possono fare soltanto 3 mandati, consecutivi o meno, e poi basta, mentre oggi non ci sono limiti.

Qualcuno sostiene che la “democrazia” si esaurisce nella volontà del popolo, cioè nel principio di maggioranza.

E’ una concezione pericolosa, che nega di fatto la possibilità di regole che limitino la possibilità di abuso nell’esercizio del potere, a tutela dei diritti e della dignità della persona e delle minoranze.

A livello nazionale si sta cercando di scardinare il fondamento stesso dello Stato di diritto, proclamando che un “potere”, quello eletto dal popolo, possiede una maggiore legittimazione rispetto alle altre istituzioni, previste dalla Costituzione a garanzia di quel sistema di “pesi e contrappesi” posti a tutela da possibili abusi.

Ad un livello profondamento diverso, ma anche il dibattito sul limite dei mandati per chi ricopre incarichi pubblici, politici o amministrativi, riguarda il funzionamento della democrazia.

Se una persona ricopre ruoli che consentono un forte accentramento di potere per troppo tempo, per quanto illuminata possa essere, si creano inevitabilmente distorsioni e rendite di posizione, e viene impedito il liberarsi di nuove energie.

Questo è valso negli oltre due secoli della democrazia americana, questo vale oggi per il Presidente della Provincia.

Dopo la riforma dell’ordinamento dei comuni entrata in vigore nel 1995, anche i sindaci dei tanti comuni del Trentino possiedono gli strumenti per incidere notevolmente nell’amminstrazione locale: governabilità, si chiamava questa esigenza. Oggi qualcuno lamenta uno svuotamento del ruolo dei consigli comunali, ed una concentrazione eccessiva di potere nella figura del sindaco.

Non entro nel merito se sarebbe opportuno o meno rivedere la distribuzione delle competenze, ritenendo che dovrebbe essere la comunità di valle a consentire un riassetto del sistema, se questo ente sarà in grado di realizzare le tante aspettative.

Evidenzio però che in questa situazione è da considerare importante un limite temporale per chi ricopre il ruolo di sindaco (molto più che quello di assessore, che è un semplice componente di un organo collegiale, scelto dal sindaco). Oggi, di fatto, non esiste.

Questo deve essere il punto di partenza del ragionamento, poichè nel diritto le parole hanno un significato.

La legge in vigore prevede un limite di 3 mandati “consecuti” per sindaci e assessori: questo significa che non esiste alcun limite, purchè ci siano dei “cambi di ruolo” temporanei. Si possono così fare 3 mandati da sindaco, poi uno da assessore, poi altri 3 mandati da sindaco e così via.

Per questo credo sia decisamente migliorativa la proposta di prevedere un limite di sei mandati complessivi nell’esecutivo, di cui massimo tre come sindaco. Certo, si aumenta il limite di mandati consecutivi possibili per gli assessori, ma si impedisce la “presa in giro” di una continua riproposizione a sindaco, dopo un mandato da assessore.

Per venire al lato pratico, oggi in Trentino ci sono 59 sindaci e circa 100 assessori che hanno fatto tre mandati. Con la legge in vigore non potranno essere nuovamente riconfermati gli assessori (ma potranno candidare come sindaco o consigliere), ma se guardiamo solo un pò più in là del nostro naso, tra 5 anni tutti i 59 sindaci potranno riproporsi per altri 3 mandati!

Con la modifica proposta quelle 59 comunità dovranno scegliere di rinnovare la propria classe dirigente, non potranno limitarsi ad accettare fugaci intermezzi.

Certo, uno stile conosciuto in altri ordinamenti, renderebbe inutili previsioni di tale tipo, ma nel nostro Paese sembra difficile accettare che l’impegno in politica sia solo per un periodo e non a vita.

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