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L’EREDITA’ DI KESSLER E LA NUOVA URBANISTICA

Nelle scorse settimane si è ampiamente ricordato il trentesimo anniversario della scomparsa di Bruno Kessler, uno dei massimi protagonisti della migliore stagione dell’autonomia speciale.

In suo ricordo quindi si sono richiamate le intuizioni di allora – e sulle quali abbiamo fondato parte dello sviluppo territoriale di oggi – in un coro di rimpianti e di riconoscimenti, dal quale non sono stati estranei gli avversari di quegli anni e del presente.

In questo momento di memoria collettiva, quasi nessuno ha però sottolineato l’attualità della lezione kessleriana relativamente all’indispensabilità di una pianificazione territoriale, intesa anche come gestione ambientale e come calibratura di una presenza umana non troppo invasiva e fondata su alcuni parametri essenziali, posti sotto la regia provinciale: dove e come edificare; dove e come insediare aree produttive e dove e come investire sull’infrastrutturazione a fini turistici.

Si tratta di uno dei punti nodali del primo Piano Urbanistico Provinciale, strumento assolutamente sperimentale in quegli anni, che fece da apripista alla stessa scienza urbanistica italiana, ma il cui disegno, dopo i primi entusiasmi, visse di alterne fortune.

Infatti, le singole Amministrazioni comunali succedutesi nei decenni e spinte comunque da interessi locali e spesso di parte, hanno aperto ad edificazioni senza molti limiti, svuotando in tal modo i centri storici dei paesi di montagna ed alimentando invece il sorgere di abitazioni e di aree artigianali ed industriali nelle zone limitrofe ai centri abitati, con effetti decisamente opposti alle indicazioni di quella programmazione urbanistica voluta da Kessler e da quanti ne raccolsero poi l’eredità politica e amministrativa.

In virtù delle scelte fatte negli ultimi cinquant’anni circa, abbiamo così assistito, soprattutto in alcune realtà di valle, al progressivo dilatarsi dei singoli paesi, fino ad ottenere quasi un lungo ed ininterrotto abitato, fatto di seconde case, di strutture produttive e di una urbanizzazione lasciata spesso al caso, anziché ricondotta ad un pensiero unitario e ad una razionale logica pianificatoria. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, con esiti esattamente opposti rispetto alla grande intuizione di Kessler.

L’attuale Giunta provinciale, nell’esibire la parola d’ordine delle periferie, non sembra però affatto intenzionata ad affrontare i nodi di una nuova programmazione urbanistica del territorio, anche in relazione alle mutate esigenze dello sviluppo e della tutela ambientale ed anzi pare priva di una propria declinazione su questi temi, politicamente centrali per tutta la realtà provinciale.

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

  • a quali linee programmatiche fa riferimento la Giunta provinciale nel settore urbanistico e per il perseguimento di quali obiettivi;

  • se la stessa non ritenga opportuno, posta la centralità politica attribuita alle periferie, dare avvio ad una complessiva revisione dell’attuale impianto urbanistico provinciale, coinvolgendo in tale azione le comunità e tutti i soggetti protagonisti del territorio in una grande “operazione – ascolto” delle esigenze generali e particolari;

  • se, infine, non intende porre ulteriori freni all’utilizzo del territorio a fini residenziali, incentivando invece ulteriormente la riqualificazione dell’esistente.

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

Distinti saluti.

avv. Luca Zeni