intervista rusc

La sconcertante intervista del direttore generale del Dipartimento salute della Provincia Ruscitti ci lascia preoccupati oltre che increduli.
L’ammissione di un fallimento. Il Trentino, nelle difficoltà, è abituato a rimboccarsi le maniche, guardando alle migliori esperienze, non ad alzare bandiera bianca.
Oggi si DEVE fare subito quello che non si è fatto prima: arrivare a 5000 tamponi, potenziare la centrale covid in modo da non dover scaricare anche le certificazioni e il tracciamento ai medici di base, potenziare l’assistenza domiciliare.
La sfida vera per il sistema sanitario oggi è gestire l’epidemia senza ridurre il resto dei servizi sanitari, garantendo assistenza a tutti i malati.

 

COMUNICATO GRUPPO CONSILIARE PD:

L’intervista rilasciata oggi al quotidiano Trentino dal dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali preoccupa e lascia interdetti rispetto ad una molteplicità di affermazioni.

Il dott. Ruscitti dichiara che soltanto ora, quando si sono resi conto dell’aumento dei contagi, hanno accettato la disponibilità del CIBIO per incrementare i tamponi e i test salivari, investendo un milione di euro e chiosando: “speriamo di partire tra un mese”. Ma non era forse meglio partire prima? Occorreva aspettare di entrare nella fase 2 per organizzarsi? Non è bastata l’esperienza della scorsa primavera per capire l’importanza del fare sistema e di valorizzare il contributo di tutti i soggetti attivi sul nostro territorio?

Dichiara poi che è ormai inutile aumentare il numero di tamponi, come invece chiede tutto il mondo della sanità, perché il contagio si è diffuso, ed è meglio “convincere le persone a stare distanziate”. Dichiarazioni che lasciano esterrefatti visto che la comparazione mostra che altri territori, anche attraverso un alto numero di tamponi, riescono a contenere di più e meglio l’epidemia. E infatti poco dopo si contraddice lui stesso, sostenendo che i test salivari, probabilmente meno impegnativi dal punto di vista organizzativo rispetto ai tamponi, sarebbero molto utili. I tamponi no ma i test salivari si? Ci sfugge in tutta onestà il motivo per cui l’autonomia trentina non possa organizzare un sistema capace di fare sia 5000 tamponi al giorno che anche i test salivari; e ancora di più ci sfugge il motivo per cui ciò non sarebbe utile ai fini del contenimento dell’emergenza. Sembra più che altro, giunti a questo punto, che si voglia provare a giustificare l’incapacità di organizzare un sistema adeguato.

Preoccupa infine che, avendo ormai per negligenza fatto ingolfare il sistema, si voglia ancora una volta scaricare lavoro e responsabilità sui medici di medicina generale. In questo momento i medici di base e i pediatri devono sopportare un carico di lavoro enorme, in condizioni non facili. È stato loro chiesto di svolgere direttamente anche una parte di tamponi, ed ora si vorrebbe caricarli ulteriormente con certificati e tracciamenti che dovrebbe invece fare la centrale Covid, adeguatamente potenziata.

All’assenza dell’Assessora alla sanità Segnana siamo ormai abituati da quasi due anni, ma questa mancanza di serietà e di adeguatezza organizzativa ce la saremmo francamente risparmiata. In ballo c’è la sicurezza e la salute dei trentini, ma questo alla Giunta provinciale pare troppo spesso sfuggire.