L’interrogazione seguente riguarda l’approccio molto invasivo dell’assessore alla conoscenza (senza i), non soltanto in materia di istruzione, ma anche nelle procedure concorsuali per ruoli tecnici nell’ambito della cultura. Diciamo che il rispetto delle istituzioni imporrebbe uno stile meno sbragato.
Interrogazione
“DELL’ASSESSORATO ALL’INGERENZA”
Forse l’efficientismo sbrigativo – e vagamente autoritario – dell’attuale Assessore alla Cultura ed Istruzione della Provincia autonoma di Trento imporrebbe un cambio della denominazione dell’Assessorato presieduto da tanta baldanza, trasformando l’attuale denominazione in quella più aderente alla realtà di “Assessorato all’Ingerenza”, posto che il suo titolare non si lascia sfuggire occasione alcuna per esercitare quest’invadente caratteristica della sua azione politica.
Infatti, prima di dar vita al nuovo istituto giuridico dell’ “approfondimento tecnico”, nuovo perché a tutt’oggi non risulta che gli Assessori provinciali abbiano quelle facoltà ispettive attribuite invece ai Ministeri, l’assessore pare distinguersi per una non comune capacità di ingerirsi, appunto, in compiti e decisioni di altrui pertinenza, come ben insegna la recente posizione censoria assunta in materia di libertà d’insegnamento con l’attivazione del citato strumento dell’ “approfondimento tecnico”, del quale francamente sfuggono contorni e sostanza amministrativa.
Ma nelle scorse settimane, pur senza clamore mediatico, pare che l’Assessore abbia esercitato qualche personale forma di pressione, nella delicata questione afferente il concorso per la nomina del dirigente del Centro Servizi culturali “S. Chiara” di Trento, ente pubblico a prevalente carattere provinciale.
I contorni della vicenda sembrano assai vasti e complessi.
Come certamente noto, alla scadenza naturale del mandato del precedente dirigente ed in ossequio ai disposti normativi vigenti, il Consiglio d’Amministrazione dell’ente, stando a quanto apparso sulla stampa, provvedeva ad indire una regolare selezione pubblica, alla quale presero parte alcuni candidati che presentavano i requisiti minimi richiesti per la partecipazione stessa. La conclusione dell’iter selettivo portava poii all’individuazione di un vincitore, avverso la nomina del quale altro candidato presentava un esposto, nelle opportune sedi giudiziarie, per vizi di forma, esposto che veniva infine accolto, disponendo il Giudice che l’ente avesse a provvedere a nuova selezione, dopo l’annullamento del precedente bando.
Elaborato quindi un nuovo bando di concorso – che prevedeva fra l’altro la nomina anche di una apposita Commissione tecnica avente il compito di fornire al Consiglio d’Amministrazione una valutazione, appunto tecnica, sui titoli presentati dai candidati – venivano valutati dalla suddetta Commissione tecnica i “curriculum vitae ed studiorum” presentati dai nuovi candidati per una prima scrematura, dalla quale emersero, infine, due nominativi ritenuti idonei a tutti gli effetti per la valutazione finale e definitiva da parte del Consiglio d’Amministrazione, organo deputato per legge alla decisione e convocato in proposito in data 18 dicembre 2018.
Fin qui lo svolgimento dei fatti occorsi, ma da tale data in poi alcuni passaggi risultano piuttosto nebulosi, non tanto sul normale iter di nomina, quanto piuttosto per certe evidenti, quanto incomprensibili, ingerenze dirette e personali dell’Assessore di merito.
Infatti, il giorno antecedente la seduta del Consiglio d’Amministrazione sembra che il Presidente dell’ente culturale abbia ricevuto un’inattesa telefonata da parte dell’Assessore provinciale, con la quale quest’ultimo pare aver chiesto espressamente – ed a procedura concorsuale ancora in corso – di sospendere ogni procedura e di procrastinare, per almeno quattro – cinque mesi, la nomina del direttore, senza peraltro indicare le ragioni di un simile ed inusuale intervento, né, tanto meno, eventuali indicazioni per altre e diverse soluzioni.
A fronte di una così strana e pesante ingerenza nell’autonomia funzionale di un ente pubblico, risulta che il Presidente del medesimo abbia giudicato subito difficilmente accettabile la richiesta dell’Assessore, riservandosi però di sottoporre, almeno per conoscenza, la questione al Consiglio d’Amministrazione convocato per il giorno seguente, al contempo insistendo con l’Assessore per conoscere le ragioni di una simile particolare istanza, posto che l’operatività dell’ente, già messa a dura prova dal lungo periodo di “vacatio” trascorso fin qui, dipende proprio dalla fondamentale figura del direttore dell’ente stesso. La conversazione fra i due soggetti istituzionali, nel suo dipanarsi, pare, per quanto dato sapere, divenire via via sempre più surreale, con l’Assessore che non rivela nulla dei suoi intendimenti ed il Presidente del Centro “S. Chiara” che, giustamente, chiede ragione di atteggiamenti decisamente irrituali.
Il giorno seguente pare che la vicenda sia stata sottoposta alla discussione del Consiglio d’Amministrazione il quale, unanimemente e senza valide ragioni per altrimenti decidere, respinge la richiesta informale dell’Assessore, che viene informato all’istante della decisione assunta. Davanti al reiterarsi, anche in quella sede, della richiesta di procrastinazione che l’Assessore di nuovo formula, il Presidente dell’ente culturale rimette ogni decisione a duna nuova seduta del Consiglio d’Amministrazione, seduta che viene convocata per la data del 20 dicembre successivo.
In quest’ ultima seduta, risulta che il Consiglio d’Amministrazione, preso atto delle ripetute istanze dell’Assessore per un rinvio “sine die” della nomina e parimenti però all’oscuro di eventuali motivi tecnici e/o giuridici ostativi alla nomina medesima, ritenne suo dovere procedere, nel solco degli obblighi di legge, nominando ufficialmente il nuovo direttore del Centro Servizi culturali “S. Chiara”, individuato secondo rigide procedure di selezione basate sul principio di competenza e di merito. Infine, pare che il Consiglio d’Amministrazione stesso abbia prospettato l’estrema soluzione delle proprie dimissioni collettive, qualora l’Assessore si fosse ulteriormente opposto a tale nomina.
Fortunatamente, l’intera vicenda pervenne a soluzione esaurendosi nel formale atto di nomina succitato, anche se ancora del tutto incomprensibili appaiono i motivi di una simile ingerenza dell’Assessore dentro materie di esclusiva competenza del Consiglio d’Amministrazione dell’ente.
Tutto ciò premesso, si chiede cortesemente di poter interrogare la Giunta provinciale per sapere:
1) se la ricostruzione dei fatti suesposti corrisponda al vero;
2) in caso di risposta affermativa, per quali ragioni l’Assessore di merito ha inteso esercitare simili pressioni sul Presidente e, suo tramite, sul Consiglio d’Amministrazione del Centro Servizi culturali “S. Chiara”;
3) se il Presidente della Giunta provinciale non ritenga tali atteggiamenti di un suo Assessore lesivi delle sfere di autonomia dei singoli enti a partecipazione provinciale;
4) quale sia, in concreto, la procedura amministrativa posta a fondamento del nuovo istituto giuridico dell’ “approfondimento tecnico”, tanto caro all’Assessore alla Cultura ed Istruzione e come lo stesso istituto si esplichi e con quali effetti giuridici.
A norma di regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti.
- avv. Luca Zeni -