Interrogazione
IL NODO DELLA GIUSTIZIA IN REGIONE: COSA FARE?
Dopo l’ennesimo scontro dialettico fra i vertici amministrativi della Giustizia trentina e la Giunta regionale è giunto il tempo di verificare non solo lo stato dell’arte, ma anche la capacità della governo regionale di assumersi la responsabilità di scelte perseguite nel segno di una piena autonomia e, nel contempo, la volontà dell’intera classe politica e delle Istituzioni locali di dar corso seriamente ad una delega voluta, richiesta ed ottenuta anche con molti sforzi, valutando in modo concreto tutta la vasta gamma di implicazioni che dietro quella delega si celano.
Qui non si tratta affatto di compiacere qualcuno a danno di altri o di sostenere uno schieramento politico piuttosto di un altro. Qui si tratta di garantire a tutti i cittadini ed alle imprese della nostra regione un “servizio – Giustizia” degno di tale nome, dignitoso per l’utenza e parimenti per chi vi opera, capace di mantenersi su standard qualitativi europei e testimone del valore dell’autonomia e del decentramento amministrativo, anziché del suo fallimento. Una giustizia che funziona bene è garanzia di tutela dei diritti e facilita il corretto svolgimento delle attività economiche.
I problemi sul tavolo sono di assoluto rilievo e, per essere risolti non comporterebbero impatti economici pesanti per le casse regionali; si tratta infatti di:
1. coprire i posti vacanti in pianta organica con assunzioni a tempo indeterminato e che abbiano adeguata preparazione tecnica, per arrivare a coprire un numero di posti tale da portare la “sofferenza” alla soglia della scopertura fisiologica fissata dal Ministero a livello nazionale nella percentuale di circa il 20%, mentre oggi, nella nostra regione, siamo oltre il 43%, quindi più del doppio. Occorre quindi avviare concorsi, assumendo poi il più alto numero possibile di dipendenti e se si riuscisse, in tal modo, a superare il limiti minimo del 20% prima citato, si potrebbe dimostrare facilmente le opportunità offerte dalla delega in questione;
2. va da sé che per ottenere risultati minimi come quelli qui richiamati, è indifferibile affidarsi alla cultura della programmazione, che francamente non sembra essere oggi uno dei punti di eccellenza di questo governo regionale, per conoscere e mettere a confronto piante organiche e loro necessità nel tempo, vagliando con largo anticipo le quote di pensionamenti e di assunzioni in sostituzione, anche prevedendo concorsi pubblici con cadenza almeno biennale. Va tenuto conto infatti che si parla di personale amministrativo che necessita di percorsi di formazione e di “accompagnamento” adeguati, necessitando di personale altamente specializzato;
3. servono figure professionali specifiche e non generiche. E’ infatti palese l’inutilità di bandire, ad esempio, concorsi per assistenti giudiziari, quando invece servono cancellieri esperti e funzionari ed allo stesso modo è del tutto insufficiente coprire i posti vacanti assegnando agli stessi alcuni funzionari dell’Amministrazione regionale che pur hanno ruoli e responsabilità, ma nessuna competenza e preparazione giuridica specifica;
4. nel frattempo va previsto, con priorità assoluta, il rinnovo dei contratti a tempo determinato del personale già in servizio, almeno fino all’arrivo degli assunti con i concorsi di cui sopra ed anche prevedendo, laddove possibile, un ulteriore periodo minimo di transizione con relativo “passaggio delle consegne” e delle esperienze fra subentranti e subentrati;
5. è poi opportuno prevedere la possibilità di attingere alla “graduatoria permanente per il solo titolo di impiegato”, al fine di reclutare quel personale a tempo determinato, nel profilo professionale di “agente A” evidenziato sul link della Regione autonoma Trentino Alto Adige, che serve per assolvere mansioni semplici e meramente esecutive;
6. un serio piano di interventi deve prevedere anche l’assunzione, attraverso le molte formule innovative proposte dalle politiche del lavoro come i contratti di formazione, l’apprendistato e le borse di studio, di giovani neolaureati, in modo tale da avvicinarli al complesso mondo della Giustizia ed affiancarli ai dipendenti già in servizio, con l’obiettivo di creare future classi amministrative per il “servizio Giustizia” regionale;
7. a tale proposito si possono attivare anche accordi con l’Amministrazione centrale dello Stato sia per attingere alle loro graduatorie dove possibile, sia per formare gli operatori della Giustizia attraverso percorsi specifici ed a loro dedicati.
Qui insomma si è provato a riassumere, quale contributo costruttivo alla soluzione dei problemi in atto, alcune piste di lavoro, nella consapevolezza che solo la volontà politica può e deve affrontare i nodi aperti, senza tentennamenti ed incertezze che procrastinano le questioni dilatandole ulteriormente ed amplificandone la portata fino a giungere al collasso del sistema.
La Giunta regionale – e con essa tutto il Consiglio per le sue competenze – è oggi chiamata ad uno sforzo che, soprattutto sul territorio della Provincia autonoma di Trento, non può più essere rinviato o disatteso, non foss’altro per non dover denunciare l’immobilismo e l’incapacità di un sistema autonomistico come il nostro, fino ad oggi indicato fra i più avanzati e che proprio su simili tematiche deve dispiegare tutto il proprio potenziale di efficienza e tempestività.
Tutto ciò premesso si interroga la Giunta provinciale per sapere:
- per quali ragioni si è giunti a questa insostenibile situazione, denunciata anche nei giorni scorsi dalla stampa locale e principalmente in Trentino;
- a che punto sono i rapporti con la Sezione regionale dell’Associazione Nazionale Magistrati, interlocutore primo dell’Amministrazione regionale, su tali questioni e quali priorità si sono stabilite per affrontare l’ordine dei problemi posti;
- se vi è la consapevolezza che su questo nodo viene a misurarsi politicamente ed amministrativamente la capacità dell’autonomia regionale di rispondere alle esigenze della cittadinanza in tema di Giustizia e di essere ancora all’altezza della sua storia e del suo sviluppo futuro;
- cosa è stato fino ad oggi programmato e cosa si è realizzato concretamente, rispetto alle richieste del “sistema Giustizia” regionale di adozione di misure strutturali e risolutive;
- se si ritiene di poter considerare come base di lavoro la somma dei suggerimenti richiamati in premessa e con quali tempi eventuali.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti.
Consigliere regionale
avv. Luca Zeni