La velocità con cui nelle ultime settimane è cambiato il quadro politico nazionale lascerebbe sbalordito un osservatore che fosse partito per un viaggio all’estero e che fosse rimasto per due settimane senza leggere i giornali: partito con un governo Letta apparentemente saldo, pur se pungolato dal Pd del neo segretario Renzi, sarebbe tornato assistendo alla gelida stretta di mano tra i due per il passaggio di consegne.
Dirò come la penso: non è stato un bel momento, quello della “deposizione” di Letta, né sotto il profilo umano né sotto il profilo politico; pare poco comprensibile cambiare il Presidente del Consiglio con un membro dello stesso partito, mantenendo di fatto la stessa maggioranza parlamentare “anomala”.
A giustificazione della scelta, c’è sicuramente la scarsa dinamicità del governo in questi mesi, ed è innegabile che la dialettica tra un governo ingessato ed un PD rivitalizzato dalla vittoria di Renzi alle primarie e lanciato a forte velocità nelle proposte di cambiamento per il Paese, rischiava di creare un cortocircuito.
Lo confesso, penso che Renzi abbia compiuto una scelta molto rischiosa, pur comprendendo il timore di rimanere impantanato nel ruolo di segretario incapace di incidere davvero nelle scelte del governo.
Tuttavia le mie perplessità si fermano e devono fermarsi qui. Non è stato bello il metodo e personalmente rimango convinto che in una democrazia degna di questo nome dovrebbero essere i cittadini a scegliere chi li governa (e non mi si dica che la nostra è una costituzione parlamentare e non lo prevede: la consuetudine degli ultimi 20 anni ha assecondato la richiesta di scelta diretta dei cittadini, e la costituzione formale dovrebbe essere adeguata di conseguenza!).
Però l’emergenza che ancora sta vivendo il Paese, ci porta a pregare che il governo Renzi abbia davvero una marcia in più, e riesca a realizzare in poco tempo le riforme annunciate su lavoro, istituzioni, fisco, amministrazione. Non so se ci riuscirà, o se si dovrà presto tornare al voto con un Renzi candidato premier che chiederà fiducia perché la maggioranza eterogenea che si trova a guidare non lo ha seguito.
Penso però che tutti coloro che hanno un minimo di responsabilità, dentro e fuori il parlamento, dovrebbero sperare che l’impresa riesca, per il bene del Paese.