Con il Referendum Costituzionale di domenica prossima (04 dicembre) abbiamo l’occasione di contribuire a rendere più efficienti, e quindi più vicine alle esigenze del Paese, le Istituzioni italianevota si.
A mio avviso sono tre gli elementi principali che vanno in questo senso:
1. il superamento del bicameralismo perfetto;
2. il riequilibrio tra competenze statali e regionali;
3. la salvaguardia del cuore della Costituzione.

Il superamento del bicameralismo perfetto:
L’attuale impostazione parlamentare in cui le due camere sono chiamate a svolgere le stesse funzioni abbisogna di essere rivista. Si tratta di un’anomalia tutta italiana che a contatto con le sollecitazioni imposte dal moderno contesto sociale, economico e culturale, evidenzia la sua macchinosità, instabilità e lentezza. Condizioni che non possiamo più permetterci.

Un esempio simbolico ma efficace in questa prospettiva è rappresentato dalla Legge contro la Tortura, o meglio dalla futura legge…
Nel marzo 2014 il Senato aveva, infatti approvato una proposta di legge sul tema.
Nell’aprile del 2015 la Camera l’ha approvata a sua volta con modifiche. Ad oggi però siamo ancora l’unico paese europeo che non prevede il reato di tortura perché da allora il Senato ha ripreso a discuterne.

Al posto dell’attuale doppione la riforma propone un organo di raccordo tra lo Stato e i governi regionali e locali che possa anche esprimersi su qualsiasi proposta di legge su cui però la Camera elettiva avrà l’onere di assumere le decisioni finali.

Il riequilibrio tra competenze statali e regionali:

Nel 2001, con la cosiddetta riforma del Titolo V, venivano assegnate alle Regioni competenze e autonomia decisionale su aspetti rilevanti ed essenziali della vita dei cittadini e delle comunità.

Personalmente ritengo che l’autonomia dei territori sia il migliore assetto ideale per il funzionamento delle istituzioni. Tuttavia l’autonomia -come insegna il nostro stesso Trentino con la sua storia secolare- è un valore che affinché attecchisca e porti buoni frutti, dev’essere coltivato e costruito, non certo calato astrattamente dall’alto in aree geograficamente e culturalmente eterogenee. Di fatto la cosiddetta “devolution” in alcune aree del paese ha comportato l’esplosione della spesa pubblica e in alcuni casi anche l’erosione dei diritti di base dei cittadini

La declinazione della sanità (al di là della definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza e di quanto riguarda la cosiddetta Sicurezza Sanitaria) in sistemi regionali ne è forse l’esempio più evidente.

Nell’ultimo anno e mezzo ho avuto modo di confrontarmi sul funzionamento dei Sistemi Sanitari Regionali e constatare come in alcune realtà la situazione sia a dir poco compromessa: anni per poter accedere a farmaci innovativi; pronto soccorsi al collasso nei quali i pazienti sono costretti ad aspettare giornate intere prima di essere presi in carico; una crescente fetta di popolazione (in alcuni casi il 10%) che rinuncia alle cure per motivi economici.

Di fronte a situazioni di questo tipo credo sia doveroso da parte delle Stato approntare i correttivi necessari affinché a tutti i cittadini vengano garantite le stesse possibilità d’accesso e di tutela ai propri 

diritti. Salvo poter riattribuire molte competenze a quelle regioni con i conti in ordine e che abbiano dimostrato capacità nella gestione dell’autonomia, un po’ come succede per il Trentino attraverso le cosiddette norme di attuazione.

Peraltro –cosa da non sottovalutare- per le autonomie speciali come la nostra, il metodo pattizio viene rafforzato ulteriormente e l’Autonomia “blindata”.
Oggi, infatti, il nostro Statuto di Autonomia può essere modificato dal parlamento secondo le disposizioni valide per le modifiche alla Costituzione.
Con la riforma invece, si inserisce per la prima volta in Costituzione il “Principio dell’Intesa”. Significa che per modificare lo Statuto di Autonomia sarà necessario un accordo tra Stato e Provincia.
Ecco perché tutte le Regioni a statuto speciale, e i partiti autonomisti compresa la Südtiroler Volkspartei, sostengono convintamente il Sì.

La salvaguardia del “Cuore della Costituzione”.
Spesso si sente affermare che la Costituzione Italiana è una delle più belle al mondo.
Ne sono convinto anch’io. L’enunciazione dei principi fondamentali dello Stato Italiano e dei diritti e doveri dei cittadini -il Cuore stesso della Costituzione- conserva ancor oggi intatta la sua portata e la sua rilevanza fondamentale. La riforma, infatti non la tocca in alcun modo. Lo stesso vale per gli articoli che attengono ai poteri attribuiti al Presidente d

el Consiglio.

La riforma ci sollecita invece sulla modalità d’interpretare e promuovere politicamente il concetto di democrazia. Personalmente ritengo che in un epoca come la nostra caratterizzata da inquietudini e tensioni vada salvaguardata la capacità di tutelare e garantire i diritti dei cittadini e ciò passa inevitabilmente attraverso la possibilità di contare su istituzioni stabili ed efficienti.

Oltre a questo:

La Riforma  introduce i referendum propositivi e di indirizzo, il principio di parità di genere nella rappresentanza politica ed un quorum più basso per l’approvazione dei referendum abrogativi (se si raccolgono almeno 800 000 firme). Tutti strumenti attraverso i quali i cittadini avranno più voce in capitolo.

La Riforma dà la possibilità al Paese di avere un Governo stabile, grazie all’abolizione della doppia fiducia, un unicum al mondo che ha portato ad avere 63 governi in 70 anni, uno ogni anno e mezzo. Con la riforma, solo la Camera darà la fiducia al Governo;

In conclusione: 

quesito referendario

se come cittadini il 04 dicembre sceglieremo il Sì, avremmo scelto di creare le condizioni per avere istituzioni più efficienti, veloci e semplici, quindi concretamente più vicine ai cittadini, ai loro diritti ed alle loro esigenze.

Leggi tutte le motivazioni a favore del SI contenute nel manifesto firmato da 252 professori universitari.

 

Scarica il documento 7 buone ragioni per il Sì. Il documento redatto dalle forze politiche trentine a sostegno del Sì.

Scarica il testo della Costituzione a confronto con quello previsto dalla Riforma

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Nilde Iotti - “Basta con questo assurdo bicameralismo perfetto, basta con mille parlamentari – quanti ne ha la Cina, ma loro sono un miliardo e trecento milioni -, andiamo verso un federalismo istituzionalizzato trasformando il Senato in Camera delle regioni e dei poteri locali”.

Sono convinto della necessità di questa riforma da oltre trent’anni, in cui il problema non trovava soluzione a fronte di necessità sempre più incalzanti” – Giorgio Napolitano

«Al referendum costituzionale voterò sì, non dobbiamo bloccare l’Italia» – Reinhold Messner

Renzo Piano - “Al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale voterò sì. Se il Senato diventa più piccolo, meno ridondante, se costa meno, è cosa buona”.

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