Riporto una interrogazione riguardante l’uso delle dolomiti come “le montagne di Venezia”. Segnalo un refuso sulle percentuali, perché una “quota” di Dolomiti è presente anche in Friuli Venezia-Giulia, ma non è certo quello in cuore (politico) della questione. Personalmente credo che si potrebbero immaginare sinergie tra Dolomiti e Venezia – ne parlava già molti anni fa Messner – ma dovrebbe essere il frutto di un percorso progettuale congiunto, o ne risulta una distorsione e un danno per il aree non venete interessate.
Interrogazione n.
NOTIZIE DAL REGNO DEL DOGE ZAIA
Puntuale e quasi ciclico ritorna a dar visibile segno di sé, l’atteggiamento piuttosto arrogante e padronale della “Serenissima Repubblica di Venezia” a trazione leghista, la quale, infischiandosene senza riguardo alcuno per l’ufficialità sancita dall’ UNESCO nell’identificare le Dolomiti come “patrimonio dell’umanità” attraverso un apposito logo che raccoglie anche valenze ulteriori rispetto a quelle meramente commerciali, definisce “motu proprio” appunto le Dolomiti come “The mountain of Venice” (“Le montagne di Venezia”), prefigurando in ciò una esclusiva appartenenza di quel comprensorio geografico all’incontrastato regno del doge Zaia.
E tutto questo risulta vieppiù evidente dalle dichiarazioni dell’Assessore al Turismo veneto, il quale sostiene pubblicamente (“L’Adige” 11 febbraio 2019 pag. 15) l’importanza di comunicare ai turisti di tutto il mondo che, vicino a Venezia, ci sono montagne splendide e quindi il Veneto non è solo Venezia ma anche le Dolomiti. Poco importa poi se solo il 46% delle montagne riconosciute dall’UNESCO sono in territorio veneto, mentre il restante 54% è ricompreso nelle geografie della Regione autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol e quindi in quelle delle due Province autonome di Trento e Bolzano; quello che conta è il marketing territoriale e meglio ancora se pagato con i soldi altrui, ovvero quelli di Trento e Bolzano attraverso la pianificazione dell’Eurac.
Insomma, oltre al danno, anche la beffa, secondo la miglior tradizione carnevalesca veneziana.
Per l’ennesima volta si palesa così il tentativo veneto di impossessarsi della nostra realtà, quasi questa fosse un feudo della Serenissima da gestire a piacere e con il complice e servile silenzio di Trento, tranne qualche frase di circostanza di alcuni esponenti della Giunta provinciale mossi dalle sollecitazioni della loro stessa maggioranza. E se a Venezia nessuno si è preso la briga almeno di alzare il telefono, a Trento è stupefacente lo smarrimento che emerge dalle incerte dichiarazioni del governo provinciale ed il fragoroso mutismo di quelle forze politiche che maggiormente si richiamano alla difesa dell’autonomia, delle sue prerogative e della Minoranza ladina di Fassa, territorio immediatamente interessato alla questione.
In questo magma, spicca inoltre l’assoluta oscurità dentro la quale si muove il nostro Assessore al Turismo che si limita a dire alla stampa locale: “Chiederemo di questa novità nelle prossime settimane”, palesando in tal modo di non sapere nulla di ciò che sta accadendo e rinviando un chiarimento urgente e necessario a quando il messaggio di marketing veneto avrà raggiunto il suo scopo. Allora non servirà più parlarne. Basterà prendere atto dell’ennesimo sgarbo istituzionale e constatare con quale considerazione il doge Zaia tratta i suoi improvvisati vassalli trentini, in attesa di asfaltare le loro terre con la Valdastico e di regnare quindi direttamente su Trento.
Tutto ciò premesso, si chiede cortesemente di poter interrogare la Giunta provinciale per sapere:
- stante la situazione descritta in premessa, cosa si intende fare, fin da subito, per tutelare il marketing territoriale stabilito dall’UNESCO e quindi per difendere l’immagine dei nostri territori dolomitici;
- se non è il caso di diffidare la Regione Veneto da un utilizzo così disinvolto di un marchio che è patrimonio comune con Trento e Bolzano;
- se esistono strategie per affrontare la situazione venutasi a creare, in tema di politiche di promozione turistica dell’area dolomitica, posto che l’idea di lavorare insieme fra tutte le aree interessate è ormai clamorosamente naufragata nell’arroganza veneta e nella concezione padronale che sta a monte di simili ponderate scelte.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti.
- avv. Luca Zeni -