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Interrogazione 

DIVERSIFICAZIONE PRODUTTIVA E SCELTE STRATEGICHE

Il dibattito circa la validità o meno dell’orientamento produttivo monocolturale nell’agricoltura di montagna – orientamento che ha caratterizzato e tutt’ora segna ogni aspetto della filiera agricola nelle valli del Noce – ha posto in evidenza, nel corso del tempo, pregi e limiti. Negli ultimi anni alcune analisi mettono in guardia proprio dai rischi.

Va quindi apprezzato lo sforzo di immaginare con anticipo scenari nuovi, che pare muovere le recenti riflessioni pubbliche di alcuni produttori vitivinicoli e frutticoli, in termini di diversificazione delle produzioni agroalimentari, soprattutto in alcune specifiche aree produttive del territorio.

Se è indubbio che l’offerta melicola gode ancora di un suo ragguardevole mercato, come testimoniano i più recenti dati della C.C.I.A.A. di Trento, è giusto e necessario spingere lo sguardo oltre la siepe del quotidiano e del consolidato. Immaginare il futuro significa anche ipotizzare soluzioni adatte ad evitare che un improvviso contraccolpo del mercato possa ricadere in modo devastante sulla monoproduzione, appunto offrendo alternative valide sia in termini qualitativi, come di resa economica per le aziende.

Già negli ultimi anni si sono dovuti affrontare problemi non secondari, come quelli delle concorrenze produttive dei Paesi dell’Europa orientale, di alcune fitopatologie pericolose come il “colpo di fuoco batterico” e del delicatissimo tema sull’uso dei pesticidi che può indurre nuove diffidenze nel consumatore. Anche per tali motivi oggi il settore frutticolo in genere – ed in particolar modo quello delle mele – appare esposto ad alcuni rischi, ivi compreso il diverso andamento atmosferico nelle varie stagioni che rischia di compromettere spesso l’insieme della produzione agricola provinciale. Se a ciò poi si aggiunge un certo grado di abitudinarietà fra una parte dei produttori, più attenti a volte a mantenere intatto il livello produttivo raggiunto che non ad occuparsi del domani anche nello strategico settore dell’utilizzo dei fitofarmaci, allora ciò che emerge è un quadro che, pur nella sua attuale floridezza, presenta talune potenzialità di difficoltà nel medio periodo, anche per gli ancora sconosciuti effetti della pandemia in atto sull’andamento economico generale.

Davanti a questi scenari, la proposta di aprire qualche sguardo su produzioni, come quella vitivinicola, di sicuro impatto diversificante, meno gravose sotto il profilo ambientale, parimenti remunerative in termini aziendali e più funzionali a logiche di sistema territoriale integrato, risulta quindi di tutto interesse, non solo sul versante tecnico, ma anche sul piano delle politiche agricole della Provincia autonoma.

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

- quali sono gli attuali orientamenti della stessa in proposito;

- se su tali ipotesi esistono o meno studi di fattibilità tecnica ed economica (analisi del suolo e delle varietà più indicate, tempi di realizzazione, ipotesi di quantitativi di produzione ecc) elaborati dalla Fondazione “E. Mach” e/o da altri soggetti deputati;

- quali eventuali strumenti di sostegno pubblico, allo stato dei fatti, potrebbero essere messi in campo per favorire un processo come quello qui richiamato;

- quale impatto potrebbe avere una scelta di questo tipo sulla produzione vitivinicola complessiva dell’agricoltura trentina;

- quali varietà potrebbero essere individuate come più indicate a favorire un processo di diversificazione produttiva di tale natura.

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

Distinti saluti

avv. Luca Zeni