Interrogazione
ECONOMIA BOSCHIVA IN TEMPO DI CORONAVIRUS
Purtroppo, nel grande mare della pandemia che sta colpendo tutto il mondo, si trova anche il Trentino, con un numero alto di decessi e di contagiati, rispetto alla popolazione del territorio.
Come noto, dal 22 marzo scorso fra le molte misure restrittive messe in campo per arginare la diffusione dell’epidemia, c’è anche quella relativa alla sospensione di ogni attività produttiva, industriale e commerciale non giudicata indispensabile, ai sensi del D.P.C.M. 22 MARZO 2020. Anche le imprese di utilizzazione forestale del Trentino, impegnate nel recupero degli schianti causati dalla tempesta “Vaia”, hanno quindi smesso di lavorare, anche se risulta che tale divieto non riguardi proprio tutte le imprese del settore.
Vi sono infatti, a quanto risulta all’interrogante, alcune ditte, peraltro non molte, che hanno fin qui continuato e continuano tutt’ora a lavorare, creando, in tal modo, una sorta di imprese boschive di serie A, cioè le poche che continuano a lavorare e imprese boschive di serie B, ovvero le molte costrette alla chiusura. Ma com’è venuta a crearsi una situazione del genere? In modo, in realtà, abbastanza semplice perché le ditte specializzate nella fabbricazione di imballaggi in legno ed i produttori di cippato per uso energetico sono state dichiarate “attività essenziali” dall’allegato 1 del citato D.P.C.M..
Sulla base di quel disposto normativo, alcune ditte boschive, con l’avvallo dei produttori di imballaggi di legno e di cippato, hanno chiesto ed ottenuto dal Commissario del Governo per la provincia di Trento il permesso per la prosecuzione delle loro attività, in quanto le stesse risultano funzionali ad assicurare la continuità delle rispettive filiere. Va da sé che questa situazione sta creando un crescente disagio fra le tante imprese boschive del territorio, costrette a cessare la propria attività e che si sentono ovviamente discriminate.
Certamente la cessazione delle attività forestali ha una sua ragion d’essere, considerato che il lavoro di recupero degli schianti è un’attività pericolosa e nell’attuale frangente non è proprio il caso di caricare di eventuali interventi di soccorso il Servizio Sanitario Provinciale, ma, tuttavia, va anche tenuto in debito conto il fatto che le circa 130 aziende boschive trentine, con i loro circa 350 addetti, sono tutte impegnate nel recupero degli schianti causati dalla tempesta “Vaia”, attività questa dichiarata a suo tempo dalla Giunta provinciale “di somma urgenza”, anche per prevenire, nella prossima estate e laddove possibile, gravi patologie alle foreste ed a ciò va infine aggiunta una considerazione circa le modalità ed i luoghi di lavoro di tali imprese, modalità e luoghi di lavoro che non paiono presentare particolari problemi legati alla possibile diffusione del Coronavirus.
In conclusione è poi opportuno rammentare come il “Coordinamento nazionale delle Imprese boschive” (CO.NA.I.BO.) ha richiesto, a livello statale, di inserire fra le attività ammesse anche i cantieri forestali nei boschi colpiti dalla tempesta “Vaia”, in trentino come altrove, in quanto tali lavori sono stati dichiarati di pubblica utilità e di massima urgenza.
Tutto ciò premesso, si chiede di poter interrogare la Giunta provinciale per sapere:
-
se la stessa non ritenga, sentiti gli esperti tecnici forestali ed il competente Servizio Foreste della Provincia autonoma, di sollecitare a livello statale la possibilità di consentire le attività di recupero degli schianti, causati dalla tempesta “Vaia”, non procrastinabili ulteriormente, non solo per scongiurare il deprezzamento del legname, ma anche e soprattutto per evitare i rischi di prossime gravi fitopatologie nei nostri boschi.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti.
avv. Luca Zeni