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Interrogazione n.

Covid-19: quale la collaborazione con le strutture private?


L’epidemia dovuta al virus Covid-19 sta mettendo a dura prova tutta la nostra comunità. La scelta (nazionale e provinciale) di non utilizzare già in una prima fase del contagio l’utilizzo sistematico dei tamponi su sanitari e su tutti i sintomatici ed i familiari, in modo da contenere il contagio come è stato fatto ad esempio in Corea del Sud, accanto ad alcuni ritardi nell’adozione di provvedimenti restrittivi (pensiamo ad esempio agli impianti sciistici) ha portato ad un numero crescente di contagiati anche in Provincia di Trento.

Anche grazie ad un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo, il numero delle persone con sintomi gravi ha raggiunto livelli molto elevati, costringendo il sistema sanitario ad uno sforzo senza precedenti per riorganizzarsi ed aumentare il numero di posti letto in terapia intensiva ben oltre il normale fabbisogno.

Tutto il personale medico, delle professioni infermieristiche, degli operatori socio sanitari, fino a chi ha il compito di pulire o cucinare, è sottoposto ad un lavoro difficile e logorante. Reso ancora più faticoso da alcune condizioni ambientali contingenti: scarsità di tamponi al personale sanitario, e quindi incertezza rispetto allo stato di salute personale in quanto potenziale veicolo di contagio; scarsità di dispositivi di protezione individuale; scarsità di medici e infermieri.

In questo contesto di forte tensione emotiva, all’interno del personale sanitario esiste il rischio di malumore, dovuto all’incertezza rispetto al coinvolgimento delle strutture private convenzionate nella lotta al virus.

Nei giorni scorsi anche alcune organizzazioni sindacali hanno sollevato il tema, comunicando che alcune strutture private hanno rallentato molto l’attività, tanto da pensare a cassa integrazione per il personale, o comunque con medici e infermieri inattivi, ed hanno avanzato proposte di accordi per coinvolgere il personale privato a supporto del sistema pubblico; ma si potrebbe anche pensare alla possibilità di sfruttare almeno in parte strutture attrezzate con sale operatorie e tecnologie all’avanguardia: o per sgravare gli ospedali pubblici di una parte degli interventi urgenti o programmati che devono svolgere in condizioni spesso difficili, o per aumentare i posti letto di terapia intensiva.

Diventa fondamentale in questo contesto il ruolo di regia della Provincia e dell’assessorato alla salute, che ha rapporti costanti con strutture convenzionate che hanno nel finanziamento pubblico la maggiore fonte di entrata per i loro bilanci.

Tutto ciò premesso, si interroga la giunta provinciale per sapere:

1) se e quali confronti sono stati proposti ed intrapresi con le cliniche private presenti sul territorio, al fine di coordinare un’azione congiunta in questa fase di emergenza;

2) in caso di risposta negativa al punto 1), se si intenda procedere in tal senso, con quali tempistiche e con quali modalità;

3) in caso di risposta affermativa al punto 1) quali proposte sono state avanzate e con che modalità verranno attuate.


Con cortese richiesta di risposta scritta

Distinti saluti

Avv. Luca Zeni