tampone-coronavirus

Interrogazione 

Covid-19: Quale il programma di implementazione dei tamponi su sanitari e popolazione?


Di fronte ad un’epidemia di proporzioni globali, la comunità internazionale si è trovata impreparata, senza un piano con dei protocolli prestabiliti da seguire, e in molte fasi i governi sembrano procedere a vista, con provvedimenti che si susseguono di giorno in giorno, e con il rischio di alimentare confusione nella popolazione.

In questo contesto, la Provincia autonoma di Trento ha avuto il vantaggio di avere alcune settimane di ritardo, nella diffusione del virus, rispetto alle regioni limitrofe, Lombardia e Veneto, e avrebbe potuto sfruttarle per anticipare alcuni provvedimenti.

L’analisi delle strategie di alcuni Paesi, in particolare la Corea del Sud, mostra come uno dei nodi per contenere l’epidemia, sia la tempestività nell’isolare le persone contagiate, in modo che non siano veicolo di trasmissione. Per fare questo però occorre un monitoraggio puntuale e costante su tutti coloro che lavorano negli ospedali e nelle case di riposo, poiché possono essere una fonte di contagio molto pericolosa. Purtroppo il reiterato appello dell’ordine dei medici, quello delle professioni infermieristiche, quello dei sindacati sanitari, oltre che numerose segnalazioni – come già ricordato dallo scrivente consigliere anche in sede di Consiglio provinciale il 19 marzo – riportano un insufficiente monitoraggio, oltre che diversi giorni di attesa tra l’effettuazione dei pochi tamponi effettuati ed il risultato.

A molti giorni dalle richieste, dopo un’iniziale contestazione da parte della Provincia rispetto all’utilità dei tamponi, nelle dichiarazioni del Presidente Fugatti, durante le conferenze stampa di comunicazione del bollettino dei contagiati degli ultimi giorni, appare un cambio di rotta e la volontà, pur tardiva, di estendere i tamponi.

Accanto ai sanitari, l’altra chiave di volta è rappresentata da tutti coloro che presentano sintomi e che non sono controllati dal sistema sanitario. Sono ormai innumerevoli le segnalazioni di persone appartenenti a fasce di età “non a rischio” che, presentando sintomi come febbre o dolori di tipo influenzale, chiamano ai numeri indicati ma come risposta ricevono soltanto l’indicazione di richiamare in caso di peggioramento e di problemi respiratori.

L’impressione è che concentrandosi soltanto sulle categoria a rischio e su chi presenta sintomi gravi, si lasci un gran numero di persone in un limbo non regolamentato a sufficienza. Queste persone, quasi sicuramente contagiate ma non diagnosticate, non hanno un obbligo di quarantena, e passati sintomi lievi dopo pochi giorni possono tornare al lavoro o a fare la spesa, ancora potenzialmente contagiosi, così come i loro familiari, non monitorati e liberi di girare secondo le regole vigenti.

Certo, per aumentare il numero dei tamponi occorre un’organizzazione efficiente, capace di coordinare i numerosi istituti e laboratori presenti sul territorio in grado di eseguire i test, e se si fosse proceduto subito con tale indicazione saremmo oggi in grado di avere una “capacità di fuoco” rilevante.
Tutto ciò premesso si interroga la giunta provinciale per sapere:

- se si condivida quanto in premessa e se si intenda ritenere prioritario intervenire su sanitari e su cittadini sintomatici anche lievi, con diagnosi precoci e indicazioni di quarantena rigorose al fine di contenere il contagio;

- quando abbia deciso di ascoltare i numerosi appelli e di adottare la linea di aumentare il numero di tamponi a sanitari e cittadini sintomatici, ed in che modo stia coordinando gli istituti ed i laboratori in grado di effettuare i test perché il numero dei tamponi sia aumentato in maniera significativa con effetto immediato.


Distinti saluti

Avv. Luca Zeni