E come spesso succede in Italia, si passa da un estremo all’altro.
In tema di coronavirus, dopo una prima fase di prime pagine che hanno riprodotto gli scenari di qualche film apocalittico holliwoodiano, e misure restrittive in alcuni casi eccessive, ci si è accorti del contraccolpo economico del panico, e la corsa è diventata quella a chi tranquillizza di più, e il coronavirus è stato derubricato a raffreddore..
Come in tutte le cose, l’equilibrio e l’approfondimento aiuterebbero a gestire con maggiore responsabilità queste fasi.
Il coronavirus non è né l’ebola, né un raffreddore. E’ un virus che possiamo paragonare ad un’influenza particolarmente aggressiva, e che quindi non deve essere sottovalutato perché ci sono categorie di persone a rischio che possono avere conseguenze molto gravi in caso di contagio, in particolare anziani e persone immunodepresse (al link https://m.youtube.com/watch?v=YWoeG-0p_Eo le indicazioni dell’apss per il Trentino).
Cosa abbiamo capito da questa vicenda, non ancora conclusa:
1) la condotta personale, ed in particolare l’igiene, è la maggiore difesa dalle malattie. Lavarsi spesso le mani, evitare luoghi con eccessiva promiscuità sono le migliori difese di fronte alle centinaia di virus e batteri in cui possiamo imbatterci ogni giorno;
2) i vaccini portano innegabili vantaggi alla salute pubblica, con buona pace dei no vax. Così come l’influenza oggi provoca meno conseguenze grazie alla vaccinazione diffusa delle persone a rischio, quando sarà messo a punto il vaccino per il coronavirus, l’allarme cesserà del tutto;
3) le emergenze sanitarie devono essere gestite con la massima attenzione alla comunicazione, sia da parte delle istituzioni che dei media.
Dopo una prima fase di misure rigorose ma ragionevoli su tutti coloro che provenivano da zone con presenza di coronovirus, e che doveva darci il tempo di preparare la gestione dell’epidemia, c’è stato un’accelerazione delle iniziative e dei proclami, a livello nazionale e regionale. Toni allarmistici, chiusure generalizzate di scuole (una settimana? perché una settimana, se l’incubazione del coronavirus supera le due settimane? I bambini sono i soggetti meno a rischio, obbligarli a stare coi nonni anziani, che sono invece la categoria più a rischio, non sembra una soluzione così inattaccabile, anche perché o c’è un’emergenza grave e si chiude tutto per un periodo lungo, o non si dovrebbe chiudere per nulla), politici con la mascherina, hanno portato ad un’isteria collettiva che non era giustificata.
Il dubbio che viene in questi casi, è che chi ha la responsabilità delle scelte, di fronte a diverse opzioni possibili sia portato ad adottare sempre e comunque quella più rigida, in una sorta di politica difensiva che in caso di problemi successivi consenta di dire “abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare”.
Poi, di fronte alle conseguenze economiche gravi create dal panico generato dalla comunicazione, l’inversione a U, le rassicurazioni, la derubricazione del coronavirus a poco più di un raffreddore, con un eccesso in senso contrario, quando ormai i buoi hanno lasciato la stalla.
In questo momento in Trentino il comparto economico, ed in particolare il turismo, stanno pagando un prezzo molto alto, e non sarà facile intervenire per contenere il danno che gli operatori stanno subendo.
L’invito a tutti è di mantenere serietà ed equilibrio, perché occorre sempre ragionare sulle conseguenze delle scelte e di come si veicolano queste scelte sulla popolazione.