
Interrogazione n.
COME RISOLVERE IL PROBLEMA “BABY SITTING”?
Le recenti dichiarazioni dell’Assessore alla Sanità e Politiche sociali in merito all’erogazione di apposti “voucher” promossi dalla Provincia per sostenere i costi per i servizi di “baby sitting” per le famiglie trentine, in vista della ripresa delle attività lavorative prevista secondo scaglioni e comunque nel prossimo mese di maggio, palesano già una vasta gamma di problemi che, anziché aiutare le famiglie, ne complicano gli orizzonti.
Non potendo ovviamente affidare i bambini a certi tradizionali meccanismi di supporto familiare, come ad esempio nonni e parenti anziani, diventa indispensabile assicurare alle famiglie un’assistenza completa e competente nell’accudire i figli durante le ore di assenza da casa dei genitori per ragioni lavorative ed in questa direzione parrebbe doversi muovere anche l’ipotesi del “voucher” annunciato, con la consueta enfasi, nelle quotidiane conferenze stampa della Giunta provinciale.
Purtroppo però la realtà è ben diversa.
Infatti il suddetto “voucher” provinciale potrebbe essere utilizzato solo nel caso di pagamento delle prestazioni di “baby sitter” accreditate, ovvero iscritte ad un apposito albo del quale a tutt’oggi non si sa molto. Si tratterebbe comunque di numeri molti ristretti, posto che le professionalità accreditate secondo i parametri provinciali risultano essere rispondenti a qualche centinaio di educatrici di asili-nido ed a meno di circa duecento “Tagesmutter”, mentre le domande per queste figure sono decisamente molte di più. Insomma l’albo, nel quale parevano riporsi le più rosee aspettative, sembrerebbe insufficiente fin dal suo esordio e quindi fallimentare rispetto alle esigenze delle famiglie trentine, che non possono essere continuamente turlupinate da promesse politiche che, il più delle volte, si rivelano piuttosto evanescenti alla prova dei fatti.
A poche ore dall’avvio della cosidetta “fase 2” non è ancora chiaro quasi nulla: dai numeri disponibili per il servizio di “baby sitting” sull’intero territorio provinciale, alle modalità contrattuali applicabili per l’assunzione di tali figure da parte delle famiglie; dall’assenza di indicazioni minime sui tempi di eventuale riapertura degli asili-nido considerando l’esigenza per i piccoli anche di frequentazioni dei loro pari, alla consistenza e durata del “voucher” provinciale. Nessuna indicazione quindi; nessuna chiarezza e costante sottovalutazione della portata dei problemi reali, queste sembrano essere le caratteristiche più evidenti del nodo “baby sitting” in Trentino oggi.
Tutto ciò premesso si interroga la Giunta provinciale per sapere:
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quali sono le caratteristiche previste per l’accesso all’albo provinciale delle “baby sitter” e quali disponibilità attuali ci sono su quell’albo;
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quali modalità contrattuali vanno eventualmente applicate per l’assunzione delle “baby sitter” tratte dal suddetto albo;
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quali tempi e modalità si prevedono invece per il riavvio delle attività degli asili-nido, posto che proprio qui va garantita la massima sicurezza degli operatori;
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quali caratteristiche finanziarie avrà il “voucher” provinciale per le attività di “baby sitting” e quali tempi si prevedono per l’erogazione dello stesso alle famiglie interessate.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti.
avv. Luca Zeni