l’Adige 11/11/2016 di Luisa Patruno
“La riflessione che fa Dellai riporta in maniera corretta la discussione politica trentina nel momento storico che stiamo attraversando, perché è tutto collegato: la Brexit, Trump, la crisi nel Mediterraneo e il Trentino non è fuori. C’è un filo conduttore comune, che è l’inquietudine e l’instabilità che prevale sulla capacità delle istituzioni di orientare e indicare una strada”. Luca Zeni, assessore provinciale del Pd alla salute e al welfare, condivide l’analisi fatta ieri sull’Adige dall’ex governatore oggi deputato Lorenzo Dellai, e raccoglie le sollecitazioni alle forze politiche del centrosinistra autonomista ad aggiornare il senso del perché stanno insieme.
Assessore Zeni, il centrosinistra autonomista sta rischiando di dare per scontata la vittoria anche nel 2018?
E’ un rischio che va evitato. E io penso che il tema di fondo, la chiave di lettura, di quanto sta accadendo, sia soprattutto l’aspetto economico. Negli ultimi anni anche quando è aumentata la ricchezza complessiva, sono aumentate le disuguaglianze perché si è concentrata verso l’alto. L’Italia è dentro queste dinamiche e il Trentino non è esente, anche se la situazione non è quella di altre realtà. Un aumento delle difficoltà nel lavoro e per le famiglie c’è, così come il senso di inquietudine e paura. Quindi dobbiamo stare attenti a non fare una proposta progressista, che invece, come negli Stati Uniti, viene percepita come conservatrice, la tutela di un establishment che ha favorito le disuguaglianze.
Ai progressisti vengono preferiti i conservatori nel nome del cambiamento. Potrebbe accadere anche in Trentino?
E’ così ma se qui abbiamo garantito più benessere e stabilità rispetto ad altri territori questo lo si deve alle scelte politiche che avessero al centro le equità sociali di chi ha governato prima di noi: Kessler, Mengoni, Grigolli, fino a Dellai e adesso con il tentativo di Rossi di proseguire in questa direzione. E lo si deve anche ai corpi intermedi, che hanno garantito maggiore interazione e capacità di cogliere i problemi. Io penso che il collante per unire i partiti del centrosinistra autonomista dovrebbe essere quello di impegnarsi per uno “sviluppo armonico” del Trentino, che sia barriera ai populismi, modello Trump o Grillo. E questo si dovrà declinare in proposte concrete.
L’onorevole Dellai ha detto di vedere un Pd trentino che ha ancora tutti i suoi problemi di progetto e leadership nonostante il congresso fatto. Non pensa che nel 2018 rischierete di ritrovarvi ancora divisi facendo la fine delle primarie del 2013?
Nel 2013 ci siamo incartati. Adesso è presto per parlarne e dobbiamo fare l’altro lavoro che dicevo. Non dobbiamo anticipare questioni tattiche al ragionamento di fondo. Se non abbiamo il primo è inutile parlare della leadership e dei rapporti interni. Questo davvero ci farebbe perdere di credibilità. Non possiamo continuare a guardarci solo l’ombelico, dobbiamo cercare di ridare speranza.
Cosa le dà la fiducia che nel Pd riuscirete a farlo?
E’ chiaro che ci sono ancora problemi, ma quando sei partito di maggioranza grande con sensibilità diverse hai delle responsabilità maggiori. Ci stiamo provando, è un confronto che un po’ alla volta sta maturando tra i consiglieri, nella giunta e in assemblea, anche se a volte non è facile