maccani
AVEVAMO RAGIONE: MACCANI AVEVA SOLO FATTO IL SUO DOVERE VERSO LA COMUNITA’ E LE ISTITUZIONI
Fugatti ha sbagliato, e intanto pagano i trentini
Il Tribunale del Lavoro non ha avuto dubbi: il dirigente Maccani, rimosso dalla giunta Fugatti, va reintegrato e la Provincia deve riconoscergli il danno subito.
Maccani era stato rimosso da Fugatti perché aveva messo in evidenza la violazione delle procedure e, soprattutto, i pericoli per la sicurezza relativi all’organizzazione del concerto di Vasco Rossi.
Nonostante le evidenti pecche che anche io avevo evidenziato e la salda posizione di Maccani, che ha dimostrato di essere un funzionario che ha agito nell’interesse dei cittadini senza farsi condizionare dalla politica, la Provincia ha messo davanti a tutto (anche alla sicurezza) l’impegno con i privati che hanno organizzato l’evento: dovevano essere 120.000 posti, anche se non ci stavano, anche se era pericoloso.
Inoltre, fatto gravissimo, fatto voleva nascondere la verità al Consiglio provinciale, negandomi l’accesso agli atti e scaricando anche questo su Maccani.
Ora, i trentini sanno non solo quali rischi si sono corsi il giorno del concerto (quelli che Maccani aveva previsto: ed è solo fortuna che sia andato quasi tutto bene) ma anche che Fugatti è uno di quei politici che pensa di fare quello che vuole a dispetto delle leggi e dei ruoli, violando i diritti dei Consiglieri, delle opposizioni e degli stesso dirigenti della Provincia.
A noi non importa tanto aver avuto ragione. Siamo soddisfatti per il reintegro di Maccani e per il suo risarcimento, che pagano i trentini per colpa di Fugatti.
A noi importa che questo non accada più e che Fugatti renda conto anche politicamente della sua pericolosa e indegna condotta.

Gruppo Consiliare Partito Democratico del Trentino

(con richiesta di pubblicazione)

COMUNICATO STAMPA

Caso Maccani: la giunta provinciale acquisisca un minimo di cultura istituzionale e agisca di conseguenza

Era il 4 gennaio di quest’anno quando il gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino convocò una conferenza stampa per rendere pubblici i documenti, ottenuti attraverso una richiesta di accesso agli atti da parte del consigliere Luca Zeni, in merito al concerto di Vasco Rossi.

Da quei documenti emergeva una modalità scorretta di rapportarsi da parte dei vertici politici e amministrativi della Provincia nei confronti dei funzionari pubblici, con evidenti forzature, di dubbia legittimità.

Proprio quegli accessi agli atti e gli eventi venuti alla luce grazie agli stessi, sono alla fine stati oggetto della ritorsione da parte della Provincia nei confronti del dirigente Maccani, rimosso dal proprio incarico proprio per la sua condotta, sia nel merito rispetto al concerto, sia per aver adempiuto a quanto previsto dalla legge, fornendo al consigliere Zeni i documenti richiesti.

Da questa vicenda emerge prima di tutto una gravissima mancanza di cultura istituzionale da parte della giunta provinciale, di un senso delle istituzioni che viene prima delle scelte della politica. L’ordinanza del Giudice del Lavoro è cristallina nelle sue motivazioni.

Nel merito, il giudice constata che il peccato originale di tutta la vicenda, come più volte evidenziato da parte del gruppo del Partito democratico, è stato il primo contratto, con il quale la Provincia si è impegnata a fornire un’area per un concerto in grado di ospitare 120.000 persone prima di verificare l’effettiva compatibilità di quell’area.

In secondo luogo il giudice certifica la correttezza dell’operato del comitato che ha fornito quel primo parere contrario, parere che è stato uno degli elementi utilizzati dalla giunta per giustificare la rimozione di Maccani.

Il giudice constata poi che la giunta e l’amministrazione hanno effettivamente esercitato pressioni e minacce sui propri funzionari, e che la società privata coinvolta per studiare un piano per la sicurezza è parsa accondiscendente verso il committente, non coinvolgendo come avrebbe dovuto il comitato per la sicurezza.

Altro elemento posto alla base della rimozione di Maccani, è stato l’aver evaso le richieste di accesso agli atti del consigliere Zeni, senza aver rispettato le limitazioni che i vertici della Provincia hanno cercato di imporre.

Il giudice è categorico nel riconoscere il diritto di accesso dei consiglieri, ribadendo che la competenza a rispondere alle richieste è del responsabile della singola struttura, il quale soltanto in caso di segretezza o riservatezza, nei casi previsti dalla legge, può non fornire copia (ma al consigliere è comunque riconosciuto il diritto di prendere visione). Il giudice dichiara illegittimo il tentativo di un controllo generalizzato sulle richieste di accesso da parte dei vertici provinciali.

L’ordinanza fissa una serie di principi che hanno chiari risvolti istituzionali, ed è per questo che invitiamo la giunta provinciale:

- a evitare le continue forzature, che hanno portato ad un numero elevatissimo di sconfitte giudiziarie in questa legislatura;

- riconoscere finalmente e rispettare quanto previsto dal nostro ordinamento in materia di accesso agli atti da parte dei consiglieri provinciali. Recentemente il consigliere Zeni ha dovuto notificare ben tre ricorsi al TAR per ottenere la documentazione richiesta: due in materia di sanità, relativamente alle tempistiche sulle liste di attesa, di recente rese pubbliche dal gruppo del PD, ed uno proprio relativo alla delibera secretata, che prevedeva la rimozione del dottor Maccani ed oggetto del contenzioso sopra esaminato.

É inaccettabile che un consigliere debba rivolgersi alla magistratura per ottenere quanto in maniera inequivocabile la legge gli consente di poter conoscere, nella sua funzione pubblica di rappresentante dei cittadini. La mancanza di trasparenza di questa giunta e la sua volontà ostruzionistica sono fatti istituzionalmente gravi, e privi di alcuna giustificazione, come ancora una volta il giudice ha stabilito in maniera chiara;

- a dare esecuzione alle sentenze e accettarle, perché quando evidenziano in maniera chiara una condotta scorretta da parte dell’amministrazione, come nel caso di specie, è sbagliato perseverare nel contenzioso, forti del fatto che le spese di causa per l’ente pubblico sono a carico del cittadino e non della giunta, che decide di impugnare a prescindere. Ci aspettiamo pertanto che al dottor Maccani, oltre alle scuse e al reintegro nel posto di lavoro come deciso del giudice, sia risparmiata una coda giudiziaria che non si giustificherebbe, alla luce delle cristalline motivazioni dell’ordinanza del giudice del lavoro.

Il gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino